Disporre un rallentamento su quel tratto «era l’unica cosa che, esclusa la sostituzione del giunto, avrebbe potuto prevenire con certezza l’incidente». Lo ha detto il pm di Milano Maura Ripamonti nella sua requisitoria del processo sul disastro ferroviario di Pioltello, nel quale il 25 gennaio del 2018 morirono tre persone e oltre duecento rimasero ferite.
Strage di Pioltello, la requisitoria del pubblico ministero
«Se un treno deraglia non a 140 chilometri all’ora, ma a 50 – ha aggiunto il pm -, allora quasi sicuramente non muore nessuno». In un altro passaggio della lunga requisitoria, iniziata alla scorsa udienza, è poi stato sottolineato che «non potendo sostituire tutti i giunti, si finisce per accettare il rischio che qualche giunto si rompa. O si interviene tempestivamente in continuazione oppure ogni tanto qualcosa si rompe. Intervenire ogni tanto costa meno».
Il deragliamento, stando alle indagini, avvenne infatti a causa della rottura di uno spezzone di rotaia di 23 centimetri nel cosiddetto “punto zero” sopra un giunto in pessime condizioni. Per la Procura quello di Pioltello fu un incidente causato da una lunga serie di «omissioni nella manutenzione e nella sicurezza», messe in atto solo per risparmiare.
I pm di Milano hanno chiesto una condanna a 8 anni e 4 mesi di reclusione per l’ex ad di Rete ferroviaria italiana Maurizio Gentile, tra gli imputati nel processo sul disastro ferroviario di Pioltello. Al centro del procedimento le accuse di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo, lesioni colpose e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
I pm hanno inoltre chiesto altre 4 condanne per ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana a pene fino a 8 anni e 4 mesi di reclusione. Chiesta anche la condanna di Rfi a 900mila euro di sanzione pecuniaria. Per altri tre imputati è stata chiesta l’assoluzione.
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Strage di Pioltello, il racconto di quel giorno a distanza di sei anni (25 gennaio 2024)
Il 25 gennaio è una data che richiama un tragico anniversario, quello della strage di Pioltello. Una mattina di sei anni fa sulla ferrovia Milano-Venezia si consumò un terribile incidente che coinvolse il treno regionale 10452 di Trenord, carico di pendolari, proveniente da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi. Il treno deragliò poco dopo essere transitato dalla stazione di Pioltello-Limito, poco prima delle 7.00 del mattino, ad una velocità di 140 chilometri orari, causando tre morti e 46 feriti.
Strage di Pioltello, la dinamica
Il treno 10452 di Trenord era un collegamento regionale attivo nei soli giorni lavorativi, con partenza da Cremona alle ore 5.32 e arrivo a Milano Porta Garibaldi alle ore 7.24, che percorreva le linee Treviglio-Cremona e Milano-Venezia, entrambe gestite da Rete Ferroviaria Italiana. Giovedì 25 gennaio 2018, alle ore 6.56, poco prima di transitare per la stazione di Pioltello-Limito, tre vagoni uscirono dai binari a causa della rottura di un giunto ferroviario. Un minuto dopo, quando il treno aveva percorso altri 2,5 km ed era transitato presso la stazione, il terzo vagone si intraversò, presumibilmente dopo l’impatto tra i carrelli sviati e i deviatoi che portano allo scalo merci di Milano smistamento, colpì in sequenza due pali della linea elettrica e si è accartocciò.
Strage di Pioltello, le vittime
Sul luogo dell’incidente intervennero numerosi soccorritori, insieme a 28 ambulanze e 2 elicotteri, e furono organizzati convogli di autobus per il trasporto dei feriti e dei loro parenti. Il bilancio fu di tre vittime, tutte donne, e di 46 feriti. Il treno aveva effettuato fermate per servizio viaggiatori in 10 stazioni lungo il percorso da Cremona a Milano e trasportava circa 350 passeggeri, principalmente pendolari diretti a Milano.
Strage di Pioltello, l’inchiesta
Già nella mattinata dell’incidente, la procura di Milano aprì un fascicolo di indagine contro ignoti per disastro ferroviario colposo. Il 29 gennaio 2018, quattro giorni dopo l’incidente, furono iscritti nel registro degli indagati come “atto dovuto” i vertici di Trenord e RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e venne ordinata l’autopsia sui corpi delle tre donne morte nell’incidente. Le accuse nei confronti di Trenord vennero presto a cadere, con l’archiviazione di tutti i procedimenti in corso nei confronti dei manager dell’azienda, mentre la prima sentenza di condanna per un dipendente RFI è arrivata nel febbraio 2022.