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16. 04. 2024 05:56

Viaggiare con il gusto: MicaTuca porta i sapori esotici direttamente a casa dei milanesi

MicaTuca è l’idea dei milanesi Chiara e Stefano per ricevere a casa i gusti di Paesi lontani

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Assaporare cibi esotici di paesi lontani scoprendo nuove culture senza lasciare la cucina di casa. Con questo scopo nasce MicaTuca, la subscription box, ideata dalla coppia milanese Chiara Levi e Stefano Bottura, che permette di ricevere ogni mese una box con alimenti di un paese del mondo, a sorpresa, realizzata con l’aiuto di persone residenti proprio in quel luogo.

Una startup avviata nell’autunno del 2019 quando il Covid non esisteva ma che, gioco forza, si è sviluppata durante la pandemia, dando anche la possibilità di fare almeno un viaggio di sapori in giorni in cui anche andare al supermercato sotto casa era un problema.

Alla base c’è il concetto di condivisione e di scambio culturale, un concetto espresso anche nel nome stesso: «MicaTuca sta per mi casa es tu casa – spiega Chiara Levi – e vuole dare modo di conoscere e comprendere le culture culinarie di tutto il modo».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

C’è voglia di scoprire novità culinarie in un paese come l’Italia?
«Sicuramente, anzi con questo progetto cerchiamo di andare oltre il giusto orgoglio italiano e mostrare come anche in altre parti del mondo possano esserci incredibili culture culinarie. Andarle a scoprire è davvero divertente».

Come funziona l’abbonamento?
«Ci si può abbonare per uno, due o tre mesi e ogni mese il nostro abbonato riceve una box dedicata a un paese a sorpresa. È un modo per farsi trasportare in un posto, magari sconosciuto, e scoprire la sua tradizione culinaria».

Cosa contiene la box?
«All’interno ci sono otto ingredienti del paese prescelto, ma l’obiettivo è quello di offrire all’abbonato una sorta di storytelling per immergersi davvero in quella cultura. Per fare questo sfruttiamo la collaborazione con i local che vivono sul posto e ci mandano due ricette, una dolce e una salata, da realizzare con gli ingredienti della scatola. All’interno inseriamo anche una tovaglietta serigrafata e un’intervista alla persona che ci ha aiutato a comporre la box».

Come sta andando il progetto?
«Molto bene soprattutto perché si è creata una community di persone che ci segue sempre. Inoltre la nostra box si è rivelata un graditissimo regalo in questo periodo di pandemia in cui la gente fa fatica a incontrarsi».

I local come vengono scelti?
«Con un giro privato di conoscenze, sia io che il mio compagno ci occupiamo di comunicazione, abbiamo tante amicizie che viaggiano tanto o hanno viaggiato tanto. Per la box dell’India abbiamo contattato una mia amica nata a New Delhi, per le Filippine una signora di 70 anni nonna di una mia cara amica metà filippina e metà italiana. È bellissimo perché è come aprire la dispensa di un’altra persona».

MicaTuca nasce da una passione personale per il cibo e i viaggi?
«Sì, una grande passione per i viaggi e per il cibo, nel senso che per noi il viaggio è anche andare a provare qualsiasi tipo di ristorazione. Non ci siamo mai tirati indietro a nessun tipo di assaggio compresi gli insetti, abbiamo sempre provato ad assaggiare tutto facendolo con molto rispetto e smettendo di pensare che la nostra tradizione culinaria sia intoccabile, anche altre culture sono ricche e gustose».

Quali sono state le box più apprezzate finora?
«Sicuramente una delle più amate è stata quella del Giappone ma anche India, Sri Lanka, Libano e Thailandia. Personalmente, invece, mi è piaciuto preparare le box della Bulgaria e del Perù».

Gli ingredienti sono sempre vegetariani?
«Quasi sempre. Abbiamo inserito le acciughe nella box russa e la salsa di ostriche in quella thailandese. Non possiamo garantire al 100% che sia tutto vegetariano, in questo caso consigliamo di acquistare una box dei mesi precedenti in modo da sapere in anticipo quali sono i prodotti».

Quali sono le difficoltà?
«A volte recuperare i prodotti non è semplice perché ci sono delle regole ferree da rispettare sulle importazioni di cibo dall’estero. Io acquisto principalmente da importatori italiani, ma alcune cose non si trovano perché la comunità multietnica italiana non è sviluppata come in altri paesi dell’Unione Europea».

Per il futuro avete delle novità in programma?
«Se il Covid ce lo permette ci piacerebbe organizzare tutto un ramo dedicato alle cene in giro per l’Italia a base di cucine tipiche e cercare di migliorare le collaborazioni con gli enti del turismo e le ambasciate potendo fare anche eventi dal vivo».

 

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