Non solo l’1 dicembre l’Aids continua a fare paura, l’arma è sempre la prevenzione

Aids
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Sono quasi due milioni le persone che ogni anno, in tutto il mondo, rimangono vittime del contagio dal virus Hiv. L’Aids è quindi una malattia che continua a fare paura, anche nel nostro Paese, dove però la situazione sta progressivamente migliorando, grazie alle nuove terapie ma anche alla prevenzione e diffusione di comportamenti meno rischiosi. Secondo gli ultimi dati raccolti, nel corso del 2018 nel nostro Paese ci sono state poco più di 2800 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 4,7 nuovi casi ogni 100mila residenti.

 

Si tratta di un numero più basso rispetto agli anni scorsi (che superava i 3mila casi), ma con una crescita di incidenza nella popolazione giovanile tra i 15 e i 24 anni. I nuovi infetti si vanno ad aggiungere a una popolazione di circa 130mila pazienti in terapia anti retrovirale, che oggi riesce con successo a contenere la replicazione del virus in più del 90 per cento dei casi e a impedire quindi l’insorgenza dell’Aids. Se fino a un paio di decenni fa contrarre l’Hiv era considerata una condanna, oggi il virus fa comunque meno paura. Grazie all’efficacia dei farmaci è infatti possibile bloccare la replicazione del virus ed evitare l’insorgenza della malattia in oltre nove casi su dieci. Essere a viremia negativa significa non trasmettere il virus ad altri: questo è il messaggio della campagna universale U=U (undetectable = untransmittable) che vede uniti nella sfida ricercatori e associazioni dei pazienti in tutto il mondo.

Ma non finisce qui, perché “No one left behind” è un’altra delle sfide terapeutiche attuali. Esiste infatti una piccola porzione di pazienti, detti multiresistenti, in cui le quattro classi di farmaci anti retro virali in uso non sono più sufficienti nel controllare la replicazione del virus. Per queste persone è possibile l’impiego di un anticorpo monoclonale, “ibalizumab”, in grado di ostacolare l’ingresso del virus nelle cellule bersaglio anche in presenza di varianti virali resistenti. Nella sua formulazione attuale, un’iniezione endovenosa ogni due settimane è già somministrata nell’unità operativa di Malattie infettive dell’ospedale San Raffaele Turro, con risultati preliminari incoraggianti. Gli esperti mettono però l’accento su un particolare: al di là delle tante innovazioni terapeutiche, la prevenzione rimane a oggi la principale arma per evitare la diffusione del virus dell’Hiv.

 

Castagna (San Raffaele)
Castagna (San Raffaele)

«Mai abbassare la guardia»

Castagna (San Raffaele): «Esiste la profilassi pre-esposizione»

«Lo scenario relativo all’Aids nel nostro Paese è incoraggiante, ma è purtroppo ancora lontano dalla significativa riduzione del numero di nuovi casi che tutti attendiamo». A spiegarlo è Antonella Castagna, infettivologa dell’ospedale San Raffaele e docente all’università Vita-Salute San Raffaele. «Non bisogna abbassare la guardia: vi sono segnali allarmanti sull’aumento delle infezioni in Paesi vicini, soprattutto nell’area dell’Europa dell’Est, dobbiamo far emergere anche in Italia il sommerso – prosegue -.

E’ necessario affrontare la sfida dei ceppi di Hiv resistenti ai farmaci, dobbiamo far fronte alle tante comorbidità che complicano la vita del paziente con infezione da Hiv». Nel frattempo la ricerca mette a disposizione nuove strategie terapeutiche. L’utilizzo di farmaci anti retrovirali, oltre a bloccare la replicazione del virus nei pazienti sieropositivi, è risultato efficace anche nel prevenire l’infezione in coloro che non hanno contratto il virus ma che si trovano in contesti di particolare rischio.

Si chiama profilassi pre-esposizione e nei Paesi in cui viene utilizzata su larga scala il numero di nuove infezioni è in netta diminuzione. «Le persone da alto rischio di contrarre Hiv possono prendere una compressa al giorno oppure due compresse prima e dopo il rapporto sessuale, riducendo così di molto il rischio del contagio», va avanti la docente. Si tratta di un’opzione farmacologica ancora poco conosciuta e poco utilizzata in Italia, un’arma importante nel contrastare l’epidemia, in attesa un vaccino efficace e sicuro, sul quale si continua a lavorare. DU

L’importanza dei test

Il San Raffale è impegnato da oltre dieci anni in Easy Test, il programma di offerta gratuita del test rapido per l’individuazione di anticorpi contro il virus Hiv che opera in diverse sedi sul territorio milanese grazie all’impegno congiunto della clinica di Malattie infettive e della Medicina di laboratorio del San Raffaele, dell’Ats Milano – Città Metropolitana – e di Anlaids-Sezione Lombarda, a cui si sono uniti la Dental Clinic del San Raffaele e il Cdi, Centro diagnostico italiano.


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