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29. 03. 2024 10:02

Balbuzie, fra problemi a scuola e solitudine

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In Italia sono circa 500mila le persone colpite da balbuzie, l’incidenza è dell’8 per cento. Questo disturbo nell’articolazione del linguaggio si manifesta normalmente fra i tre e cinque anni, quando i bambini cominciano a consolidare le proprie competenze linguistiche. Normalmente i sintomi più diffusi sono ripetizione multipla di una parte della parola, prolungamenti dei suoni iniziali di una parola, tremori, tensioni, sforzo a livello dei muscoli delle labbra e della mandibola, modificazioni del tono e dell’intensità della voce.

RELAZIONI • Si tratta di un problema serio, che crea complicazioni non solo sociali e scolastiche, ma anche relazionali. Perché spesso porta con sé solitudine, difficoltà a esprimersi come si vorrebbe, auto esclusione. Molti piccoli rischiano di essere ridicolizzati e oggetto di bullismo. Inoltre a scuola gli sforzi sono molto maggiori e sul lavoro, o in contesti competitivi dove spesso vince la facilità nel farsi ascoltare, le frustrazioni sono costanti.

«Ad oggi, le teorie neuroscientifiche più recenti suggeriscono che alla base della balbuzie ci sia un malfunzionamento nel meccanismo di controllo motorio del linguaggio. Quando una persona parla esercita parallelamente un controllo costante di ciò che dice per valutarne la correttezza in termini di programmazione e produzione del suono; se percepisce un errore, si interrompe in modo da cercare di produrre nuovamente la parola o la frase in maniera corretta», spiega la neuropsicologa Valentina Letorio.

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GLI INTERVENTI • Naturalmente è opportuno preoccuparsi, e rivolgersi a un logopedista, solo se i segni tipici della balbuzie si manifestano frequentemente e in diverse situazioni. O cominciano a disturbare la possibilità di comunicare del bambino. Normalmente solo nell’1 per cento dei casi il disturbo diventa cronico, accompagnando il piccolo paziente fino all’età adulta. Nel caso un genitore o una maestra si accorgessero del problema, il primo passo da compiere è quello di informare il pediatra. In un secondo momento logopedista, pediatra, psicologo e neurologo dovranno seguire il bambino nel percorso di cura.

Una cura per rieducare il linguaggio
Come funziona il metodo di Giovanni Muscarà

E’ possibile intervenire per curare la balbuzie con un nuovo metodo: il Muscarà rehabilitation method for stuttering. A metterlo a punto è stato Giovanni Muscarà, fondatore del Vivavoce Institute ed ex balbuziente, insieme con un pool di neurologi, neuropsicologi e fisioterapisti. «Non ci limitiamo a intervenire da un punto di vista psicologico ed emotivo, ma prevediamo un lavoro di rieducazione della persona per riprendere il controllo del singolo movimento necessario a produrre un suono e gestire il linguaggio in un contesto di ansia e stress.

La rieducazione della balbuzie, perché sia efficace deve prevedere un approccio multidisciplinare che tiene conto di tutte le variabili che entrano in gioco», spiega. «La balbuzie è un problema dal fortissimo impatto sociale – prosegue -. In società complesse come quelle in cui viviamo è destinato a peggiorare e anche ad aumentare da un punto di vista numerico». E poi conclude: «Il nuovo metodo è stato sperimentato scientificamente. Insegniamo ai pazienti a riprendere il controllo motorio dell’atto che sta dietro la produzione dei suoni. Parlare è infatti un atto complesso, che implica il controllo e la coordinazione di 40 piani motori diversi».

COSA FARE PER GESTIRE L’EMERGENZA

· Ascoltare pazientemente cosa il bambino dice e non come lo dice

· Permettere al piccolo di completare l’espressione del proprio pensiero senza interruzioni

· Mantenere un naturale contatto oculare con il bimbo mentre parla

· Evitare di completare o anticipare il suo pensiero

· Trovare almeno cinque minuti al giorno da dedicare al proprio figlio per parlare senza fretta

· Garantire al proprio bambino uno stile di vita scarsamente frenetico

· Limitare l’accensione di televisori o radio

In breve

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