Coronarie, l’allarme del Policlinico

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Sono fra le cause più frequenti di morte improvvisa nei giovani atleti, insieme con aritmie maligne e cardiomiopatie ipertrofiche, eppure le cosiddette anomalie congenite delle coronarie rappresentano una patologia per molti aspetti ancora sconosciuta e dalla diagnosi difficile, nel 60 per cento dei casi asintomatica.

Da tempo questi disturbi sono oggetto di studio e, in particolare negli ultimi dieci anni, l’attenzione del mondo clinico e scientifico si è concentrata sull’approfondimento e la diagnosi precoce di queste irregolarità, visto l’impatto di numerosi episodi di morte improvvisa, in persone giovani, sportive e sane. Atleti che, in molti casi, alla visita medico-sportiva non mostravano segni evidenti di anomalie cardiache.

Il Policlinico San Donato ha studiato una delle casistiche più ampie in Italia. «Dall’avvio degli studi di ricerca, intensificati a partire dal 2015, sono circa 60 i pazienti operati o seguiti da noi, sia pediatrici sia adulti.

Abbiamo sviluppato un percorso diagnostico dedicato che comprende l’ecocardiogramma, fatto da esperti che hanno la capacità di vedere l’anomalia da una determinata proiezione, la Tac coronarica, che definisce le caratteristiche anatomiche della patologia e un primo profilo di rischio, il test da sforzo, la risonanza magnetica a riposo e da stress, per capire se ci sono danni ischemici, e la coronarografia» spiega Mauro Lo Rito, cardiochirurgo e ricercatore del Policlinico San Donato.

«Il paziente che arriva da noi si affida a un gruppo iper-specializzato e accede a un protocollo clinico e di ricerca che consente di fare una diagnosi completa e un monitoraggio continuativo nel tempo».

Ancora non è possibile determinare scientificamente quando la patologia darà origine a un’ischemia o, addirittura, a morte cardiaca improvvisa. Né tantomeno quando rimarrà silente. Ma in questa struttura è iniziato lo sviluppo di un metodo per stratificare il rischio, ovvero un nuovo modello matematico che permette di simulare lo sforzo del paziente, inserendo tutte le condizioni di stress, e studiare il comportamento della coronaria e del flusso sanguigno.

Il lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione degli ingegneri dell’università degli Studi di Pavia con il laboratorio di simulazione computazionale e 3D del Policlinico. Questo primo modello teorico pone le basi per un possibile nuovo metodo diagnostico, per dare in futuro indicazioni precise ai pazienti e alle loro famiglie e migliorare la qualità di vita in termini di tranquillità e libertà.


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