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29. 03. 2024 10:48

Covid-19, il gruppo sanguigno A più a rischio

E’ il risultato di uno studio coordinato dal Policlinico di Milano su 1.600 pazienti di Italia e Spagna

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Le persone con il gruppo sanguigno A hanno maggiori probabilità di sviluppare sintomi più gravi di Covid-19. A confermarlo è una ricerca scientifica internazionale che ha coinvolto centri di ricerca italiani, norvegesi, tedeschi e spagnoli.

Nel nostro Paese lo studio è stato coordinato dal Policlinico di Milano con la collaborazione dell’istituto clinico Humanitas e dell’ospedale San Gerardo di Monza.

 

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Covid-19, lo studio del Policlinico

Gli scienziati hanno preso in esame 1.600 pazienti di Italia e Spagna, le due nazioni più colpite dall’emergenza coronavirus, scoprendo tra le altre cose che il gruppo sanguigno 0 sarebbe associato a sintomi più lievi.

Sintomi più gravi. «Con la nostra ricerca abbiamo stabilito che il gruppo sanguigno è uno dei principali fattori ereditari che predispongono a sviluppare una malattia più grave per la Covid-19 – spiega Luca Valenti, coordinatore italiano dello studio e medico del centro trasfusionale del Policlinico -. In particolare, i risultati ci dicono che il gruppo sanguigno A ha un rischio aumentato di compromissione polmonare severa, mentre chi appartiene al gruppo 0 è più protetto. E dato che il gruppo sanguigno è ereditario, è possibile concludere che è ereditaria anche la predisposizione ai sintomi più gravi per questa malattia».

Il sospetto che i gruppi sanguigni influenzassero in qualche modo la gravità dei sintomi da Covid-19 era già emerso in un precedente studio cinese. «La novità della nostra ricerca è che nei pazienti presi in esame abbiamo analizzato tutti i marcatori dell’intero genoma, confermando per la prima volta in maniera sistematica che il gruppo sanguigno è uno dei fattori principali che portano a predire la gravità dei sintomi», prosegue Daniele Prati, direttore del centro trasfusionale.

Covid-19, questione di Dna

I ricercatori hanno individuato anche un’ulteriore porzione del Dna che sarebbe legata a una maggiore gravità del coinvolgimento respiratorio di Covid-19: si tratta di una regione del cromosoma 3, anche se il meccanismo con cui questa porzione di codice genetico agirebbe sulla malattia non è stato ancora del tutto chiarito.

«Per ora abbiamo due marcatori genetici che indicano un aumento del rischio alla gravità della patologia: uno è il gruppo sanguigno, che conosciamo meglio – prosegue Valenti – e l’altro è una regione del cromosoma 3 che comprende alcuni co-recettori del virus e fattori infiammatori, ma è ancora in corso di definizione. Al momento, comunque, conoscendo questi due fattori sarà possibile prevedere, nel caso l’infezione persista nella popolazione o si verifichi una seconda ondata, quali persone saranno più suscettibili a eventuali complicazioni. In questo modo i medici potranno preparare in anticipo le migliori strategie di prevenzione e trattamenti più mirati».

L’esatto meccanismo con cui uno specifico gruppo sanguigno porterebbe a sintomi più gravi (o, al contrario, un altro gruppo porterebbe ad attenuarli) non è ancora stato del tutto chiarito, ma è proprio da qui che partiranno ricerche più approfondite.

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