Un 2023 tormentato sul tema giovani e uso del preservativo. Il dato è chiaro: solo 4 giovani su 10 hanno usato sempre il contraccettivo, una statistica che fa riflettere profondamente sulle dinamiche educative e comunicative della nostra società. È colpa di una mancata comunicazione da parte dei genitori o è la società stessa a decidere per loro? Questo è il quesito che sorge spontaneo di fronte ai dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che segnala un preoccupante declino nell’uso del preservativo tra gli adolescenti europei.
Giovani e uso del preservativo, un trend in calo: cosa dicono i numeri
Il rapporto dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS rivela un costante e preoccupante calo nell’utilizzo del preservativo da parte dei giovani europei. I dati mostrano che soltanto 6 adolescenti su 10 utilizzano costantemente il preservativo, con un trend in costante peggioramento: dal 70% del 2014 al 61% nel 2022. La situazione appare ancora più critica in Italia, dove nel 2023 meno della metà dei giovani, il 43,4%, ha dichiarato di utilizzare sempre il preservativo, un calo del 3% rispetto all’anno precedente.
Questi dati sono perfettamente in linea con quelli dell’Osservatorio “Giovani e Sessualità” di Durex, condotto su un campione di 15.000 giovani tra gli 11 e i 24 anni. «I dati presentati oggi nel rapporto dell’OMS sono preziosi e confermano una situazione allarmante che ogni anno cerchiamo di evidenziare con il nostro Osservatorio Giovani e Sessualità» ha dichiarato Laura Savarese, Direttrice Affari Regolatori e Relazioni Esterne di Reckitt Benckiser Healthcare, che in Italia commercializza il brand Durex.
Giovani e uso del preservativo, il ruolo dell’educazione: chi ha la responsabilità?
Davanti a un quadro tanto critico, ci si chiede dove risieda la responsabilità principale: è una questione di mancata comunicazione da parte dei genitori, oppure è la società stessa a creare un vuoto informativo su temi così delicati? Laura Savarese non ha dubbi: «È sempre più evidente la necessità di un impegno congiunto tra forze pubbliche, private, mondo politico e scientifico, e aziende attive nel settore per proteggere la salute sessuale dei giovani attraverso programmi di educazione strutturati e diffusi».
Se, da un lato, l’educazione sessuale sembra essere lasciata alla sensibilità individuale delle famiglie, dall’altro si evidenzia un vuoto istituzionale. In Italia, infatti, l’educazione affettiva e sessuale non è ancora una materia obbligatoria nelle scuole, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Durex, il 94% dei giovani italiani vorrebbe che l’educazione sessuale fosse insegnata a scuola, una richiesta che non può essere più ignorata.
Giovani e uso del preservativo: Milano, un passo avanti con il programma “A Luci Accese”
In risposta a questa esigenza, Durex ha firmato un accordo con il Comune di Milano per avviare un programma di educazione sessuale nelle scuole superiori della città, rendendo Milano una delle prime città italiane a implementare un’iniziativa di questo tipo. L’accordo, che rientra nel progetto “A Luci Accese”, partirà dall’anno scolastico 2024/2025, con l’obiettivo di garantire un accesso sempre più esteso ad interventi educativi in ambito affettivo e sessuale per i giovani studenti.
Martina Riva, Assessora alle Politiche Giovanili del Comune di Milano, ha commentato: «I dati dell’OMS confermano, ancora una volta, che la promozione di una corretta cultura dell’affettività e della sessualità tra i più giovani rappresenta oggi un tema che un’amministrazione pragmatica e concreta non può più permettersi di tralasciare».
Giovani e uso del preservativo: educazione sessuale, una necessità trascurata
Milano si pone come esempio positivo in un contesto nazionale dove solo sei Paesi in Europa non prevedono ancora l’educazione affettiva e sessuale come materia obbligatoria nelle scuole. La mancanza di un quadro istituzionale chiaro e di programmi strutturati è evidente e contribuisce a una carenza di conoscenza tra i giovani, esponendoli a rischi evitabili. L’iniziativa del Comune di Milano rappresenta un primo passo importante, ma è solo l’inizio di un percorso che deve coinvolgere tutte le istituzioni nazionali.
La proposta milanese mira a rispondere a una domanda reale e urgente, quella di una nuova generazione che vuole essere informata e consapevole. L’auspicio è che altre città seguano l’esempio di Milano, introducendo l’educazione sessuale nei curricoli scolastici, per colmare un vuoto educativo che la società civile non può più ignorare.
Il quadro europeo e il confronto con l’Italia
Nel confronto con altri Paesi europei, emerge un quadro desolante per l’Italia. In Francia, Germania e Svezia, l’educazione sessuale è parte integrante dei programmi scolastici sin dalla scuola primaria, mentre in Italia manca una direttiva univoca. Questo vuoto non solo crea disparità educative, ma aumenta il rischio di comportamenti sessuali irresponsabili tra i giovani. «È necessario un approccio olistico e coordinato», spiega Savarese, «dove ogni attore coinvolto contribuisca alla creazione di una cultura del rispetto e della consapevolezza».
Ripensare il dialogo: genitori e società in campo
Se è vero che i genitori giocano un ruolo fondamentale nell’educazione dei figli, è altrettanto vero che la società moderna ha il dovere di fornire strumenti adeguati per facilitare questo dialogo. La comunicazione familiare è essenziale, ma senza un supporto istituzionale adeguato, rischia di essere inefficace. Ecco perché è cruciale che la società, intesa come scuola, enti locali e aziende, intervenga per colmare il gap formativo e culturale.