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25. 04. 2024 11:11

Operatori sanitari a rischio depressione: lo studio dell’Università dell’Aquila

Medici e infermieri in prima linea per tre mesi ora affrontano problemi psicologici. L’esperienza registrata di Wuhan si sta materializzando anche nel nostro Paese

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Turni massacranti, isolamento, necessità di compiere scelte talvolta difficilissime. Fra le vittime della pandemia da Covid-19 ci sono sicuramente anche gli operatori sanitari da oltre tre mesi in prima linea. Non solo quelli che, purtroppo, hanno perso la vita a causa del virus. Ma anche quelli – numerosissimi – che adesso sono alle prese con diversi problemi di natura psicologica. A rilevarlo è stata, per prima, un’indagine condotta in Cina sui medici e infermieri di Wuhan.

 

Operatori sanitari a rischio depressione

Studio italiano. La tesi è stata confermata da una nuova ricerca italiana. Lo studio dimostra che il personale sanitario in prima linea contro il Covid-19 è stato esposto a livelli elevati di eventi stressanti e presenta «in circa il 50 per cento dei casi sintomi post-traumatici legati a stress, depressione, ansia e insonnia».

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Il lavoro, condotto dall’università dell’Aquila in collaborazione con l’università di Roma Tor Vergata, ha coinvolto un totale di 1.379 fra medici e infermieri che hanno compilato un questionario ad hoc.

Dopo aver valutato le risposte, è emerso che 681 operatori (49.38 per cento) mostravano sintomi spia di stress post-traumatico; 341 (24.73 per cento) di depressione, 273 (19.80 per cento) di ansia, 114 (8.27 per cento) insonnia e 302 (21.90 per cento) stress. Il questionario, rivolto specificatamente agli operatori sanitari, è stato diffuso online su tutti i social network.

Operatori sanitari, monitoraggio continuo

Il periodo di indagine corrispondeva ai giorni immediatamente precedenti al picco in Italia. Giorni durante i quali i servizi sanitari del Paese erano particolarmente sotto pressione.

«Abbiamo esaminato anche le caratteristiche del lavoro degli operatori, cioè se erano in prima o seconda linea. Scoprendo chiare associazioni tra i sintomi e il fatto di lavorare in prima linea, aver avuto un collega contagiato o morto ed essere giovani e donne», spiega lo psichiatra Rodolfo Rossi.

Inoltre l’esposizione al contagio è stata associata a un maggior rischio di depressione. «Appare chiaro che il contraccolpo c’è stato – conclude lo specialista -. Inoltre lo stress post traumatico si manifesta subito, ma ha anche un’onda lunga a sei mesi. Monitoreremo la situazione con un follow up già nei prossimi mesi, per valutare l’evoluzione delle condizioni degli operatori sanitari».

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