Roberto Burioni esclusivo: «Non è il tempo delle rassicurazioni»

Il virologo Roberto Burioni, tra i primi a sostenere la pericolosità del coronavirus, avverte. «E’ il momento decisivo per contenere il contagio, non sottovalutiamo ora i rischi»

roberto burioni
roberto burioni

E’ stato tra i primi a chiedere la quarantena per tutti coloro i quali rientravano da viaggi in Cina. Ed è storicamente noto come il primo avversario dei “No-Vax”. Ad ogni modo Roberto Burioni è tra gli scienziati italiani più apprezzati nel mondo.

 

Roberto Burioni, l’emergenza coronavirus

Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia al San Raffaele, particolarmente attivo anche sui social, è tra i sostenitori delle misure più restrittive per contenere l’emergenza coronavirus.

«Che occasione persa l’Europa – ha scritto proprio su Twitter -. Una quarantena italiana sarebbe stata poco efficace, vista la libertà di movimento tra gli Stati. Bisognava muoversi tutti insieme, con provvedimenti coerenti». Motivo per cui a Mi-Tomorrow plaude alla chiusura delle scuole, decisa dal Governo per tutto il Paese almeno fino al 15 marzo: «Decisione saggia».

Professore, partiamo proprio dal tema delle scuole: era giusto decidere per la chiusura prolungata?
«Era indispensabile. Se vogliamo davvero contenere il contagio, in questa fase decisiva, era una misura da prendere senza indugi. Quindi ritengo che il Governo abbia scelto per il verso giusto. Mi sono stupito di fronte a chi ha sollevato dubbi in proposito».

La “nottata” è ancora lunga?
«E’ impossibile dirlo o fare previsioni. Di certo, gli ultimi dati non consentono ottimismo, perché ancora non si intravedono segni chiari di un rallentamento. Ritengo che questo sia il momento più delicato, dove tutti dobbiamo fare la nostra parte per limitare il più possibile la diffusione del virus».

Eppure ci sono attività che “scalpitano” per riprendere la vita normale…
«Io sono consapevole del fatto che ci siano stati tanti pareri illustri discordi o comunque troppo tranquillizzanti. Temo che queste rassicurazioni inducano oggi a sottovalutare i rischi di un’infezione che – tengo a sottolineare ancora una volta – non è una banale influenza».

Quindi sarebbe il caso per tutti di stare a casa il più possibile?
«Il virus si trasmette attraverso contatti personali a meno di un metro di distanza tra le persone. Ognuno è libero di comportarsi come meglio crede, ma non posso non consigliare di essere prudenti sui nostri gesti quotidiani, anche evitando luoghi troppo affollati».

Il cosiddetto virus “democratico”…
«Il coronavirus infetta tutti ed è pericoloso per tutti. Certo, gli anziani o le persone con patologie sono più a rischio, ma ricordo che il “paziente uno” di Codogno è trentottenne che godeva di ottima saluta e corporatura robusta. Ora è ancora in rianimazione».

Teme che il sistema ospedaliero possa collassare?
«E’ proprio questo il motivo per cui mi batto per sostenere tutte le misure necessarie a contenere il contagio. Dobbiamo trovare ogni strada possibile per diluire nel tempo il numero degli infetti e non mettere in crisi i nostri ospedali».

Negli ultimi anni abbiamo spesso parlato di carenza di medici e scarsi fondi per la ricerca: i nodi sono venuti al pettine?
«Non c’è dubbio che l’emergenza stia mostrato quanto sia importante un’efficiente organizzazione sanitaria. E dimostra in maniera altrettanto evidente quanto la ricerca sia fondamentale per isolare, conoscere e approfondire questa patologia per arrivare presto ad un vaccino».

Come si spiega i tanti casi in Italia rispetto al resto d’Europa?
«Non voglio addentrarmi in questo argomento perché non conosco a fondo i numeri degli altri Paesi. Le spiegazioni – se ci sono – restano molto teoriche. Magari il virus da noi è entrato prima che da altre parti, ma è solo un’ipotesi senza una base supportata da evidenze tecnico-scientifiche».

Roberto Burioni, la scheda

Dal 2004 in servizio al San Raffaele
In uscita con il libro Virus. La grande sfida

Pesarese, classe 1962, Roberto Burioni dal 2004 è in servizio presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, prima come Professore Associato, poi come Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia.

È responsabile di un laboratorio di ricerca immunologica volto allo studio della risposta immune contro patogeni umani, alla messa a punto di farmaci basati su anticorpi monoclonali umani ricombinanti e nell’utilizzo di strumenti molecolari per la diagnostica precoce di malattie infettive.

È autore di numerosi lavori scientifici su riviste internazionali ed è stato relatore a numerosi congressi internazionali, titolare di brevetti internazionali relativi a procedure di immunologia molecolare, anticorpi monoclonali umani e a farmaci immunologici.

Dal 2010 è direttore della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia. Rizzoli, martedì prossimo, pubblicherà un suo nuovo libro proprio sull’emergenza che stiamo vivendo in Italia, dal titolo Virus. La grande sfida.

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