Il sorriso di Arjola Trimi: «Lo sport è libertà»

arjola trimi
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Ride sempre, Arjola Trimi. E lo fa con convinzione, contagiando tutti. Perché spesso chi è fortunato non lo comprende. Lei, invece, dalla vita ha avuto e continua ad avere tutto: successi sportivi, ma soprattutto il sorriso, quello di chi ama tutti i giorni. Ma chi è Arjola Trimi? Una delle paratlete italiane più vincenti, ma anche una donna con uno sguardo magnetico.

Arjola, il debutto nello sport è arrivato tardi, nel 2012. Come mai?
«E’ quando la malattia, la tetraparesi spastica degenerativa, ho deciso di abbatterla con un cambio di forma mentis. A me l’acqua è sempre piaciuta, ma la malattia è stata molto invalidante».

Quindi, cos’è successo?
«Tutto è cambiato quando sono rientrata in acqua, non con il fisioterapista, ma con un’istruttrice di nuoto. Con lei è come se avessi premuto un pulsante e mi si è aperto un mondo. Fino a quel momento la mia testa non riusciva a far fare al mio corpo quello che volevo».

Detta così, sembra tutto molto semplice…
«No, affatto. Io penso di essere nata pesce in un’altra vita. Anche nei giorni peggiori ho bisogno di stare in acqua, mi fa stare bene. Ma quando per motivi riabilitativi dovevo fare tanta idroterapia, in quei momenti l’acqua non mi ha aiutato. Perché cercavo di fare quello che facevo prima, per me era naturale usare le gambe».

E’ lì che è arrivata la svolta?
«Il senso di libertà che questo sport riesce a darti è unico. Da lì è cominciato tutto, speriamo non smetta mai».

Il debutto sportivo in una competizione internazionale ai Mondiali di Montreal, in Canada. Era il 2013 due medaglie d’argento e due di bronzo…
«Ma non mi sento un punto di riferimento per nessuno; spero che la mia storia e la mia voglia di emergere possa aiutare chi si sente spesso in difficoltà».

Nel 2015, ai Mondiali di Glasgow, arriva una medaglia d’argento ed una di bronzo: come le ricordi?
«Sono quelle a cui sono più legata, perché arrivate in un momento di difficoltà personale».

E poi l’argento nei 50 stile libero alle Paralimpiadi di Rio 2016.
«Esperienza incredibile. L’emozione dei cinque cerchi non si può spiegare, solo se la vivi te ne rendi conto».

Oggi fai parte della Polisportiva Bresciana No Frontiere, ma come vivi Milano?
«Vivo qui e lavoro in banca. Sono una di quelle che, come si dice da noi, si fa le vasche ogni mattina per andare al lavoro».

Qual è il segreto di Arjola Trimi?
«La famiglia, che mi sta sempre accanto. E il mio sogno è averla sempre con me, non chiedo altro».


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