Brera Football Village, non c’è solo la competizione

brera football village
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Da poco più di un mese un lungo red carpet si srotola sotto i piedi dei milanesi: non di quelli che percorrono la passerella di una sfilata nel quadrilatero della moda, ma di quanti entrano nei nuovi campi da calcio a Linate, quelli del neonato Brera Football Village, che domenica ha visto la propria squadra giocare la 6ª giornata del campionato di Prima Categoria con lo spettacolo dell’Air Show e delle Frecce Tricolore proprio sopra la testa.

 

Il Brera Football Village è il nuovo centro sportivo inaugurato il 7 settembre nella frazione di Linate, nel comune di Peschiera Borromeo. Varcata la soglia, un grande vialone con un tappeto rosso di 40 metri porta all’ingresso delle tribune, che si affacciano direttamente al campo a 11 in erba naturale, in una logica senza barriere, poi c’è un campo a 7 in sintetico di ultima generazione e un ampio punto ristoro.

La filosofia. «Vogliamo essere la terza squadra di Milano non attraverso la categoria, ma grazie ai progetti culturali, sociali e sportivi che danno vita al Brera Football Club». Così Alessandro Aleotti, presidente del Brera Calcio, club nato nel 2000 e noto per le numerosissime iniziative social, di casa all’Arena Civica di Milano sino al termine della stagione scorsa.

Da qualche settimana l’Arena è interessata da lavori di ristrutturazione e per il Brera era necessario trovare un’altra sede: «Prima o poi da qualche parte bisognava atterrare. Il nostro impianto iconico è l’Arena, ma abbiamo pensato valesse la pena avere una casa nostra, coerente con le nostre esigenze – spiega Aleotti –. Non abbiamo bisogno di spazi importanti perché non abbiamo un settore giovanile oltre la scuola calcio, ma abbiamo sempre fatto iniziative conviviali e particolari: ad esempio ora ci sono due mostre, una sulla storia del Brera e una dal titolo Il miracolo del calcio, sul rapporto tra calcio e religione».

Obiettivo divertimento. «La scuola calcio è ispirata ai principi di passione per il pallone e rispetto per il divertimento dei bambini. A differenza di tutte le altre scuole vi possiamo assicurare che da qui non uscirà nessun campione, ma tutti i bambini si divertiranno moltissimo».

Alessandro Aleotti
Alessandro Aleotti all’inaugurazione del nuovo impianto

Questo il claim di una scuola calcio per bambini e bambine dai 4 ai 12 anni che vogliono solo giocare e divertirsi, facendo dimenticare ai genitori l’ansia del risultato. È attiva dalla stagione 2006/07 con circa 200 bambini all’anno e con l’open day di martedì scorso è aperta anche al Brera Football Village, oltre che al Vigorelli.

«Niente partite nel weekend – precisa ancora il presidente –, ma ad ogni lezione oltre agli esercizi d’allenamento c’è la partitella con gli allenatori ed è una soddisfazione sentirsi raccontare dai bimbi una felicità che sprizza da tutti i pori. Mentre i genitori, stufi di sentir gridare addosso ai bambini, qui possono essere tutti sereni».

Un super melting pot

Dal Gambia al Marocco, dal Venezuela al Perù, dal Mali al Senegal, dalla Bolivia all’Ecuador, dal Congo al Togo, dalla Nigeria al Ghana, dall’Albania all’Etiopia, dal Camerun alla Sierra Leone, dall’Egitto all’Italia. Si contano 18 nazionalità diverse fra i 23 giocatori della Prima Squadra e i 25 della Juniores, allenati dall’ex promessa dell’Inter Marco Nichetti.

Una multietnicità che coincide con la politica di avere rose che rappresentino la dimensione globale della città di Milano. Gli obiettivi del presidente Aleotti per il futuro? «Che assomigli al nostro passato, con l’utilizzo del calcio come linguaggio più che per la ricerca della vittoria».


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