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29. 03. 2024 06:55

Bruno Cerella, nuovo progetto a Legnano: «È ora di fare rete»

Da idolo del pubblico al Forum a creatore di progetti solidali per le comunità di quartiere: il “nuovo” Bruno Cerella ha fatto ancora canestro

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Una domenica al campetto di viale Stelvio. Un torneo di basket organizzato insieme ad Underdogs (team pro di basket 3×3) e un Bruno Cerella felice della strada che ha dato alla sua vita, fatta ancora molto di pallacanestro giocata – impegnato quest’anno con Treviglio in A2 -, ma anche di progetti extra campo, come quello legato proprio al playground inaugurato un anno fa da Slums Dunk, Onlus fondata insieme a Tommaso Marino, giocatore dei Legnano Knights. Un evento di beneficenza che ha coinvolto 25 squadre, unite nel nome della solidarietà, quella che Bruno e Tommy fanno dal 2014, anno di costruzione del primo campo di basket nella baraccopoli di Mathare, Nairobi (Kenya).

Nuovo progetto per Bruno Cerella: «Ci interessano i progetti sociali»

Da lì a Milano il passo è stato lungo, ma deciso e tra non molto anche Legnano avrà un nuovo bellissimo campetto a disposizione della comunità: «Il nostro obiettivo non è creare campetti, ma progetti sociali attorno ad essi – racconta a Mi-Tomorrow –. A breve partiremo a Legnano, supportati dai Knights. Ci vuole tempo, perché oltre a passare dal Comune per permessi e lavori (tutti a carico dell’associazione, ndr), il difficile è creare la rete di contatti e organizzare eventi».

Obiettivo raggiunto domenica scorsa in viale Stelvio: «Questa volta c’è stato il torneo, ma settimana prossima siamo qui con i ragazzi di un co-building sociale, quella dopo con una scuola, poi un oratorio, finché il tempo tiene. Poi andremo nelle scuole raccontando Slums Dunk nel mondo». A Legnano, intanto, verrà riqualificato il campo: «Daremo vita a una serie di iniziative con lo stesso obiettivo in collaborazione con una società che è già un punto di riferimento sociale. La nostra idea è che non lo sia solo per chi già la segue o si può permettere di pagare una quota per giocare: vogliamo aprirci alla comunità».

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Impossibile paragonare realtà così lontane come l’Africa e Milano, ma i concetti solidali restano i medesimi: «Ogni territorio va studiato accuratamente, in giro per il mondo i bisogni sono altri: non sono gli stessi in Argentina, Kenya, Zambia o Cambogia, figuriamoci a Milano o Legnano. In questo campetto i bambini non si avvicinavano perché considerato dalle famiglie non sicuro: ora c’è vita, si gioca a basket. La risposta del quartiere è stata strepitosa e, quando organizzi un evento così, il ritorno che ne abbiamo noi, tutti volontari, è straordinario».

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