Dino Meneghin Night, l’Olimpia ritira il numero 11

dino meneghin night
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Sarà sicuramente una serata speciale quella di martedì al Forum. Non solo per la partita di Eurolega che l’AX Armani Exchange giocherà contro il Maccabi Fox Tel Aviv, ma anche (se non soprattutto) per la Dino Meneghin Night.

 

Prima del match verrà ritirata la maglia n° 11 indossata dall’oggi 69enne di Alano di Piave in tutti i suoi anni milanesi (1981-90). «C’è stata un po’ di sorpresa quando me l’hanno comunicato perché inevitabilmente pensavo a tutti i grandi prima di me che hanno costruito la storia dell’Olimpia. E credevo toccasse prima a loro. Per me è un grande onore avere questo riconoscimento», spiega Dino a Mi-Tomorrow.

«Quando ho iniziato a Varese era l’unico numero disponibile, lasciato libero da Toby Kimball. “Questo è il tuo numero” mi hanno detto. Poi basta: da lì mi è piaciuto». Numero 11 che è stato anche sulle spalle di suo figlio Andrea, oggi commentatore tv ma campione con Varese e con la Nazionale: «Il mio 11 è legato ad altre circostanze: da Varese era andato via Vescovi (giocatore col maggior numero di presenze in biancorosso, ndr) che lo indossava. È stato un onore ereditarlo, ma non è stato perché ce l’avesse papà. Mi piaceva molto il numero e l’ho tenuto fino a che non ho smesso di giocare. Oggi a proseguire la tradizione c’è mio nipote Tommaso, che spero non l’abbia preso per me o mio padre».

Il presidente Olimpia, Pantaleo Dell’Orco, ha definito il ritiro della maglia di Meneghin «un atto dovuto». «Mi fa molto piacere, è il punto definitivo di tutta la mia carriera», conferma Dino che, con la maglia biancorossa, ha vinto 5 scudetti, 2 Coppe Campioni, una Coppa Korac e una Coppa Intercontinentale, centrando il Grande Slam nel 1987. «Ci sono stati tanti riconoscimenti – Dino è stato anche il primo italiano a entrare nella Hall of Fame di Springfield, maggior riconoscimento per un giocatore di basket – e li ho sempre condivisi con i compagni di squadra, gli allenatori, le società e i tifosi. Anche questo momento sono contento di condividerlo con la gente del Forum: so che sarà molto emozionante».

«Ritirare la maglia è il minimo che si potesse fare per l’impegno che ha messo in campo, per ciò che ha dato al movimento – sottolinea orgoglioso Andrea parlando di papà –: è il numero 1 assoluto del basket italiano e non solo, credo si possa scomodare anche l’Olimpo dell’Europa e del mondo. È stato unico e probabilmente nessuno sarà così ricordato dalla gente. Ogni generazione sa chi è Dino Meneghin, icona perfetta per questo sport anche per aver ricoperto tutte le cariche possibili». Tranne quella dell’allenatore, aggiungiamo noi.

«I miei sono sempre stati bravi a farmi scegliere cosa fare – prosegue Andrea –. Ho fatto pallacanestro perché mi piaceva. Il giorno in cui abbiamo giocato contro la prima volta a Varese (Dino giocava a Trieste, ndr) ha fatto commuovere tutti e ha avuto un particolare significato. Poi penso alle esperienze in Nazionale vissute a stretto contatto: l’Europeo a Parigi vinto insieme, il Mondiale del ‘98. Ricordi indelebili».


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