Ettore Messina, l’uomo della rivoluzione

ettore messina
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Prima l’addio di Proli, poi la risoluzione consensuale con Pianigiani e infine l’annuncio di Ettore Messina nuovo “coach and President of basketball operations”, definizione che ha creato non pochi dubbi sul ruolo che avrà l’ex coach della Nazionale – principalmente per via di una maldestra traduzione – che di fatto avrà il volante e il cambio dell’AX Armani Exchange nelle mani.

In una settimana, in pratica, la società meneghina ha rivoluzionato tutto, soprattutto ai piani alti, con il nuovo presidente, Pantaleo Dell’Orco, che ha iniziato il suo mandato (sarà ufficiale dal 1º luglio) con una prima mossa che ha fatto rumore, ingaggiando uno dei tecnici più titolati d’Europa.

Non basterebbe un libro per raccontare la carriera di Ettore Messina, che in quasi 40 anni da coach ha vinto tutto, comprese 4 Eurolega e fallendo “solo”, quando messo alla guida della Nazionale, la qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016.

Tecnico esperto, che ha passato gli ultimi 5 anni della sua vita a San Antonio da assistente di Gregg Popovich per diventarne, ipoteticamente, l’erede designato, cambia completamente il suo scenario perché investito di un doppio ruolo all’americana: carta bianca su tutto con comando della gestione sportiva tra campo e fuori. Contratto di tre anni, ma l’idea è di aprire finalmente un ciclo.

La scelta di Messina è dirottata prettamente al grande passo nella massima competizione europea. Dopo aver sfiorato il playoff nella recente stagione, l’Olimpia ha il dovere di ambire a qualcosa di più e (forse) nessuno meglio di Ettore Messina può aiutarla in questo.

Oltre ai 4 successi già citati in EuroLeague, l’ex coach di CSKA e Real Madrid ha condotto una sua squadra ben 11 volte alle Final Four, vantando un record di 220 vittorie e 77 sconfitte. Una sicurezza insomma, alla quale si sono già aggrappati i delusi tifosi biancorossi, sfiancati dai due precedenti anni di gestione Pianigiani, con cui l’amore non è e non sarebbe mai sbocciato per via del suo passato senese.

La “motion offense” è il suo cavallo di battaglia: un sistema di gioco basato su spazi e tempi perfetti in campo, che permettano ai singoli giocatori di tirare, passare o tagliare senza che nessuno intralci il lavoro dei compagni, con assoluta accortezza e precisione nel “timing” in cui i questi movimenti vengono fatti. Una proposta di gioco che alza il numero degli errori ma che, se appresa dai giocatori, assicura continuità e controllo.

Ecco perché a Messina servono interpreti intelligenti, capaci di essere duttili e poco inclini ad eccessivi solismi, pur lasciando libero sfogo a creatività e talento. Inoltre Messina è una sorta di sergente di ferro, che detta regole ben precise dentro e fuori dal campo, per giocatori e staff, lasciando poco spazio all’improvvisazione. In questo, il ruolo di “President of basketball operations” dovrebbe essere nevralgico nella gestione di tutto ciò che girerà attorno alla squadra: dall’ufficio stampa agli sponsor, dalla preparazione fisica a quella tecnica.

Stando a quanto detto, difficile ipotizzare una relazione duratura tra il nuovo tecnico e l’attuale leader della squadra, Mike James, sotto contratto per un altro anno con opzione per il successivo. Eppure l’ultimo top scorer di Eurolega è giocatore di livello assoluto su cui l’Olimpia ha investito tanto.

E un “santone” come Messina può (deve) essere in grado di inserirlo nel suo sistema, facendo rendere al meglio lui e la squadra che gli girerà intorno. Tanti i nomi accostati in questi giorni: da Wanamaker a Melli e Datome, passando per il ritorno di Abass. Al momento Messina sta valutando su chi puntare, considerando che anche lo staff tecnico subirà modifiche: resta solo Fioretti, mentre anche Massimo Cancellieri ha già salutato casa Olimpia.


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