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19. 04. 2024 13:14

Filippo Tortu si racconta ad un mese dall’oro olimpico: «No Milano, non è stato un sogno»

Un mese dallo storico oro olimpico nella staffetta e Filippo Tortu ancora non ci crede. Dalla Riccardi alle Fiamme Gialle, dal padre Salvino al “rivale” Jacobs: chiacchierata esclusiva col presente e il futuro della nostra atletica

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È passato poco più di un mese dal primo e storico oro olimpico nella staffetta 4×100, ma Filippo Tortu fa ancora fatica a crederci. «Piano piano sto realizzando – esordisce a Mi-Tomorrow il campione ventitreenne, milanese di nascita e de facto –. Di mattina mi sveglio e ho paura di averlo solo sognato. È una sensazione strana, ma bellissima».

Filippo Tortu e quel filo sottile con Milano

Tra Milano e Tortu c’è un filo sottile, quasi invisibile, che li collega da sempre. All’ombra della Madonnina, Filippo ha mosso i primi passi nel mondo dell’atletica leggera. È il periodo all’Atletica Riccardi, storica società milanese che vanta cinque titoli d’Italia per società – tra il 2011 e il 2015 – e che lo vede affermarsi a livello nazionale e internazionale.

Dal 2015 Filippo è tesserato per le Fiamme Gialle, ma il suo legame con Milano non si è mai interrotto. L’oro olimpico in staffetta è nato proprio qui, sulla rinnovata pista dell’Arena di Milano, dove il Comune ha investito 2,7 milioni di euro per rilanciarla a grandi livelli. Dall’autunno 2020 l’impianto di viale Byron è in gestione della Sprint Academy, società fondata dal padre Salvino e gestita dal fratello Giacomo.

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Tortu, hai e avete cambiato la storia dell’atletica del nostro Paese: ora la nostra città ha il frazionista più veloce di tutti. Da cosa credi sia partito tutto?
«Non c’è stato un momento cruciale, a dire il vero. Questo risultato è frutto dello sforzo quotidiano, di quel gesto che ripeti giorno dopo giorno, rimanendo convinto che ogni cosa che fai farà la differenza alla fine dei giochi».

Sono stati anni di grande attesa per tutti, di grande pressione per te.
«Un po’ di pressione c’è sempre, ma uno sportivo deve imparare a fare il suo percorso senza pensarci troppo. Poi è chiaro che corro ogni gara per me e per non deludere le aspettative dei nostri tifosi».

Tuo padre ha rivelato che anche durante il lockdown ti sei allenato in un bosco.
«Mi ha aiutato a capire bene cosa sono le cose importanti della vita. Non bisogna sottovalutare il valore della normalità e, soprattutto, della salute. Un nostro vicino di casa ci ha messo a disposizione il suo bosco-giardino e così siamo riusciti a proseguire con gli allenamenti. Un gesto che non potrò mai dimenticare».

filippo tortuIl mancato ingresso nella finale dei 100 metri, poi il trionfo nella staffetta. Cosa ti è passato per la testa in quei giorni a Tokyo?
«Ero deluso per la finale mancata, ma bisognava guardare avanti e in fretta, senza distrarsi. Consideravo la staffetta un obiettivo importante tanto quanto la gara individuale: volevo dare il meglio. Passavo il tempo a concentrarmi per visualizzare l’obiettivo finale. E meglio di così non sarebbe potuta andare».

Patta, Desalu, Jacobs: una parola per ognuno di loro.
«Granitico, cuore e gambe d’oro, determinato».

Più amici o più “nemici” col determinato Jacobs?
«La rivalità sportiva tra me e Marcell, come con tanti altri atleti, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Ma è una cosa normalissima, è una rivalità positiva che ci aiuta a migliorarci a vicenda. Da parte mia non ci sono problemi: la forza e la sintonia della staffetta sono la dimostrazione che siamo uniti».

L’oro olimpico è nato sulla rinnovata pista dell’Arena di Milano, in cui lavorerà la nuova società Atletica Sprint Academy, gestita da tuo fratello Giacomo. Di che attività si occuperà?
«La Atletica Sprint Academy è nata per portare la nostra filosofia di allenamento agli atleti di tutte le età e riuscire così a creare una squadra dove tutti potranno divertirsi e imparare il nostro sport con i migliori allenatori. Dai bambini di 4 anni e fino ai ragazzi di 25, ci saranno corsi di atletica per cui le iscrizioni sono già aperte. Non vedo l’ora di vedere gli appassionati popolare la pista dell’Arena, sarà fantastico».

Arena a parte, come sta l’impiantistica milanese?
«Credo che il Comune abbia lavorato molto bene in questi anni. La città dello sport ha cambiato volto e noi atleti dobbiamo esserne solo che felici. Ultimamente sono stato all’inaugurazione del centro sportivo Giuriati, che con l’investimento del Politecnico è diventato un centro di eccellenza sportiva. Spero si continui su questa strada perché il lavoro fatto finora dev’essere alimentato con costanza».

E chissà che Milano-Cortina possa essere un volano per dei futuri Giochi estivi in Italia…
«Ma magari! Sono felicissimo che sia stata colta l’occasione dei Giochi del 2026. Ancora non mi do pace per aver perso quelli di Roma nel 2024. Nessun Paese dovrebbe concedersi l’errore di rinunciare alla candidatura per ospitarle e spero davvero che non venga rifatto lo stesso sbaglio due volte».

Milano. Qual è il tuo primo pensiero?
«Efficienza».

Cosa vorresti cambiasse della tua città?
«Credo molto nella rivoluzione green dell’urbanistica. Milano sta andando nella giusta direzione e spero venga fatto ancora di più in questo senso».

Le Olimpiadi hanno “messo a bada” un po’ il calcio, anche se è durato poco. Cambierà mai qualcosa?
«È già cambiato qualcosa! Queste Olimpiadi sono state premiate incredibilmente dai media nonostante la Nazionale di calcio avesse vinto gli Europei poco prima. Tutti gli sport sono meravigliosi e aiutarli a crescere dal punto di vista mediatico credo sia una responsabilità che voi avete nei confronti degli appassionati. In ogni caso l’attenzione è stata elevata e di questo dobbiamo essere molto felici».

Cosa credi cambierà l’oro olimpico nella tua vita?
«Tutto e niente. Tutto perché una gioia del genere ti cambia per sempre, la porterai ogni giorno nel tuo cuore. Niente perché penso che l’obiettivo più importante di un atleta sia sempre il prossimo, quindi ora si torna al lavoro come prima».

Studio, atletica, vita: come si conciliano?
«Si conciliano con grande difficoltà da parte mia. Quest’anno, per allenarmi al 110%, ho fatto fatica a studiare e a ritagliarmi dei momenti per la mia vita sociale. Eppure sono convinto di poter riequilibrare questi tre aspetti. Ci vuole tempo».

Ti responsabilizza pensare che molti ragazzi si avvicineranno all’atletica grazie a te?
«Sì, da morire. Essere d’esempio per avvicinare i giovani allo sport è il regalo più bello che la vita potesse farmi. Certo, ho il dovere di essere ciò che vorrei vedere io in un campione, ci tengo moltissimo».

Prossimi obiettivi?
«Adesso inizio una nuova fase della stagione con gli allenamenti e nei prossimi giorni deciderò che fare. Sicuramente devo dare un paio di esami questo mese…».

E poi c’è già stato il podio di Chozow, in Polonia, sui 200 metri.
«Esatto, molto emozionante. Per tutto il resto, ci rivedremo nel 2022».

Cosa consiglia Tortu a Filippo?
«Di lavorare per migliorarsi, sempre».

 

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