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25. 04. 2024 18:27

È il giorno di Milan-Inter, Fontana in esclusiva: «Così il derby riporta in alto il calcio lombardo»

La semifinale di Champions di stasera vista dal presidente della Regione, Attilio Fontana: «Io, molto più tifoso del Milan di quanto Beppe Sala non lo sia dell’Inter»

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Non c’è bisogno di stuzzicare Attilio Fontana sul derby Milan-Inter di Champions League. Grande appassionato di calcio, instancabile tifoso rossonero, il presidente della Regione snocciola con sicurezza partite e formazioni del passato e poi spiega qual è il significato di questa sfida ai vertici del calcio europeo.

Presidente, ha mai giocato a pallone?
«Sì, in una piccola squadra di Varese».

Come se la cavava? 
«Non ero un gran che come tecnica, ma sopperivo con la grinta, partivo sempre come riserva ma poi giocavo da titolare».

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A che livelli è arrivato? 
«Non oltre la terza categoria».

Inter-Milan 1-0, Bastoni e Messias, foto Fotogramma

Ruolo? 
«Terzino destro, a volte facevo anche il centrale: allora i giocatori non erano alti come adesso».

Quando ha iniziato a seguire il calcio? 
«Da bambino, avevo 5-6 anni, andavo già allo stadio. Mi portava mio zio Carlo, è stato lui a trasmettermi l’amore per questo sport mentre i miei genitori sono sempre stati piuttosto tiepidi».

La sua squadra del cuore era il Varese. 
«Ricordo i campionati di serie B negli anni ‘50 poi la promozione in A e l’arrivo dei calciatori stranieri come lo svedese Andersson e il tedesco Szymaniak».

Com’è diventato milanista? 
«Non lo so, queste sono cose che non si spiegano».

La prima volta a San Siro?
«Stagione 1972-73».

Che impatto ebbe su di lei? 
«Mi fece una grande impressione, ricordo in particolare la prima partita in notturno: le luci, il tifo, la gente, fu un’emozione unica».

Qual è il significato di un derby che arriva nella semifinale del torneo più importante del mondo?  
«È un risultato molto importante per la Lombardia, io sosterrò comunque il vincitore nelle finale: se sarà il Milan lo farò da tifoso, se sarà l’Inter da presidente della Regione».

Se l’aspettava? 
«Francamente no».

Può essere il definitivo ritorno di Milano nell’olimpo del calcio? 
«Non lo so se possiamo parlare di inversione di tendenza. Milan e Inter si devono confrontare con squadre che vantano budget dieci volte superiori, questo crea grandi difficoltà».

Cosa serve per il rilancio del calcio milanese? 
«Sapere gestire la società, dare continuità alla squadra evitando di smantellarla: ci sono 5-6 giocatori imprescindibili, vanno tenuti altrimenti è impossibile alzare il livello».

Sul piano societario le proprietà oramai sono straniere, a volte non è neanche certa la loro provenienza.  
«Purtroppo l’economia sta dando risposte che allontano dal cuore, fosse per me il presidente del Milan dovrebbe essere Berlusconi e dell’Inter Moratti. Non è così, bisogna pensare a soluzioni che possano rendere competitive le due squadre, a cominciare dallo stadio».

Qual è la sua opinione? 
«È necessario uno di ultima generazione che consenta di aumentare budget e ricavi».

La soluzione al problema stadio sembra lontana. 
«Si deve trovare, stiamo fornendo il nostro contributo senza sposare i progetti perché non vogliamo condizionare le scelte».

Molti milanesi sono affezionati a San Siro. 
«Non dico che dev’essere abbattuto, il problema è che non può essere ristrutturato perché sarebbe poco compatibile con lo svolgimento della stagione».

stadio san siro nuovo stadio la maura, Cresimandi a San Siro
San Siro

Ha incontrato più volte il presidente del Milan Jerry Cardinale: che impressione le ha fatto? 
«È un uomo con le idee chiare, vuole il bene del Milan e naturalmente cura i propri interessi».

Ha mai incontrato il presidente dell’Inter Zhang?  
«No».

Con chi ha rapporti? 
«Marotta e Antonello».

Con Marotta dovrebbe intendersi più facilmente. 
«Lo conosco da quando ero piccolo, abitava non lontano da me, ricordo che era un buon giocatore di calcio».

È importante che nella dirigenza ci siano italiani, meglio ancora lombardi come Marotta o Maldini?  
«Certo, i tifosi devono avere dei riferimenti precisi, persone che sappiano rappresentare la squadra, come ha fatto Maldini nel Milan».

Parlando dei giocatori, c’è qualcuno che si può considerare l’anima della squadra?
«Nel Milan Tonali, non è il più bravo ma è un riferimento. Inoltre ha fatto un gesto apprezzato da tutti i tifosi».

A cosa si riferisce? 
«Pur di restare al Milan ha accettato di ridursi lo stipendio».

Nell’Inter c’è un giocatore paragonabile? 
«Forse Bastoni, se intendiamo un giocatore anima della squadra».

In passato chi le scaldato di più il cuore? 
«Direi Rivera e Van Basten».

Dove vedrà le partite? 
«La prima allo stadio, la seconda non lo so».

Forse incontrerà Sala…
«È possibile».

Sala è interista. 
«Sì ma non mi sembra molto appassionato alla squadra, sicuramente molto meno di quanto lo sia io con il Milan».

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