Il Milano Baseball prende il Centro Kennedy: «Una grande opportunità»

milano baseball
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Il Centro Kennedy al Milano Baseball ‘46. La Fibs, la Federazione Italiana Baseball e Softball, ha proposto al club di gestire la struttura di via Olivieri per i prossimi 15 anni. Cosa che permetterebbe alla città di avere una società finalmente “proprietaria” dell’impianto nella quale gioca.

 

Ora la palla passa in mano proprio al club, che si riunirà in assemblea straordinaria domenica 27 ottobre per discutere della proposta ricevuta dalla Fibs: «Questa strada va percorsa insieme, con una squadra che abbia voglia di giocare la partita fino alla fine – ammette a Mi-Tomorrow il presidente del club, Alessandro Selmi –: solo sognare in tanti rende l’obiettivo raggiungibile».

Selmi, come considerate la proposta?
«Siamo molto contenti, per noi è una grande opportunità. E poi c’è grande apertura anche da parte del Comune. Un viaggio che inizia nel migliore dei modi».

Alessandro Selmi
Alessandro Selmi

A livello pratico non cambia nulla, visto che già giocate al Kennedy.
«Per noi è un’opportunità ma anche un impegno economico, visto che avremo da gestire la manutenzione ordinaria dei campi. Ma sarà finalmente casa nostra. E a quel punto potremo pensare di investire sul centro in modo diverso, per farci quello che vogliamo e farlo vivere anche non solo di baseball».

Per avere Milano in IBL, dovrete lavorare sull’impianto di illuminazione…
«È prematuro, prima vanno sistemate le cose importanti. I bagni sono in condizioni pietose. Ma anche gli spogliatoi, le tribune. Ci sono stati diversi sopralluoghi nelle settimane scorse, l’avvio dei lavori ci permetterebbe di poter guardare al futuro con più serenità».

Il problema ora è vostro, però.
«Dovremo cominciare ad organizzare l’attività di gestione di un centro così grande che ha bisogno di tante persone. Ecco perché speriamo che dall’assemblea del 27 la gente capisca che abbiamo bisogno di aiuto».

Qual è il sogno? E coincide con un obiettivo raggiungibile?
“Io vorrei entrare in un’altra dimensione, da quella dove dovevamo recuperare la nostra identità a quella di diventare una società che sviluppi il proprio futuro. Provare ad ambire a categorie superiori, ma anche ad una diversa presenza sul territorio e sui media. Sono sicuro che possiamo ambire a qualcosa di meglio».


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