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19. 04. 2024 07:30

La storia di Nami Fujimoto: «Nel rugby respiro la parità di genere»

Cus Milano e Nazionale a neanche diciott’anni: «Come donna sento di dover contribuire ad abbattere i pregiudizi, ma nel mio sport sta avvenendo un cambiamento. Milano offre tante opportunità: si può scegliere dove giocare»

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Classe 2005, mamma italiana e papà giapponese, Erinni del Cus Milano, Nami Fujimoto gioca a rugby da quando ne aveva otto. Uno sport di combattimento ancora da molti non ritenuto “per ragazze”. Un altro luogo comune che vorremmo contribuire a cancellare in occasione dell’8 marzo.

La storia di Nami Fujimoto

Nami Fujimoto, com’è entrato il rugby nella tua vita?
«Sono entrata in contatto con il rugby attraverso le “domeniche nei parchi”, giornate in cui in viene presentato questo sport. Da piccola avrei voluto praticare calcio perché mi piaceva l’idea di giocare in una squadra, ma ero proprio negata, per cui mia mamma si è informata un po’ su altri sport e ha trovato il rugby».

Una scelta fortunata: non solo la maglia delle Erinni, ora anche quella della Nazionale.
«Giocare con le Erinni è sempre stato il mio obiettivo: finalmente quest’anno ce l’ho fatta. È da quando ho 14 anni che vengo selezionata per i raduni regionali. In più finalmente l’anno scorso hanno introdotto la categoria under 18 femminile in nazionale. Così, grazie all’intenso lavoro degli allenatori di area, ho avuto tante occasioni che mi hanno dato la possibilità di farmi conoscere fino ad essere convocata ad un raduno nazionale. Sono molto onorata di aver indossato la maglia azzurra e naturalmente spero di partecipare al Sei Nazioni in aprile, ma so che la presenza in nazionale non è mai scontata».

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Cosa significa per te l’8 marzo?
«L’8 marzo è la giornata dedicata a noi donne che ogni anno “ricorda” che anche noi siamo libere, abbiamo il diritto di vivere e di scegliere come vogliamo. Negli ultimi anni le donne hanno avuto più spazio per parlare e dare voce a tutti i problemi più diffusi (ancora da affrontare) che però venivano trascurati o ignorati».

Senti ancora nel 2023 una questione femminile?
«Esiste il “problema” di esser donna. Dico problema perché ogni tanto bisogna dare spiegazioni in più sulle nostre scelte, che magari agli uomini non vengono richieste. Penso all’aborto: c’è sempre qualcuno pronto a giudicare o vietare, una scelta mai presa a cuor leggero. Quindi sì, c’è nei fatti ancora una disparità nei diritti».

Stai per diventare maggiorenne: cosa ti aspetti?
«Come donna sento il dovere contribuire ad abbattere i pregiudizi che continuano a esistere, soprattutto perché sono una delle fortunate cresciute in un ambiente dove non c’è discriminazione di genere. Più in generale credo di poter dire che noi giovani stiamo crescendo in una società in cui ognuno è libero di essere ciò che vuole».

Nami Fujimoto

Nello sport esistono differenze tra maschi e femmine?
«Lo sport maschile è più seguito rispetto a quello femminile, ma negli ultimi anni le cose stanno cambiando e stiamo raggiungendo dei traguardi: per esempio hanno iniziato a pagare le giocatrici di rugby. Sicuramente da vedere il gioco è “diverso”, ma non la mentalità e l’attitudine che sono le stesse e quindi anche la voglia di giocare».

In fondo hai scelto uno sport che è nel sentire comune è ritenuto prettamente maschile.
«Nel rugby il problema maggiore sono le poche squadre femminili. Io sono stata fortunata ad averne trovata una vicino a casa, ma sono sicura che se ci fossero più opportunità ci sarebbero anche tante più ragazze disponibili a provare questo sport».

Il tuo rapporto con Milano?
«Vivere qui è una gran fortuna, hai un sacco di opportunità di crescita individuale in campo lavorativo, ma anche sportivo perché essendoci più società puoi scegliere in quale giocare».

Tornando al rugby come sport di contatto, cosa può insegnare o come lo collegheresti al tema della violenza sulle donne?
«Sicuramente il rugby ti insegna una regola importante per la vita: il rispetto. Ti prepari a un combattimento anche fisico rispettando delle regole chiare e condivise. La violenza fisica nasce quando uno dei due non è d’accordo».

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