Gianluca Mazzini: «Cosa c’è dietro i Mondiali invernali di Qatar 2022»

qatar 2022
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A Milano piove, tanto. E si sa che quand’è così le sale non si riempiono totalmente. Ma questa volta non accade: Gianluca Mazzini, vicedirettore di NewsMediaset, presenta il suo libro Qatar 2022 – un mistero mondiale (24,90 euro, edito da Lupetti).

 

«Ho scritto questo libro per 3 ragioni – racconta a Mi-Tomorrow –: perché mi occupo di televisione e in Qatar c’è Al Jazeera; perché mi occupo di geopolitica e il Qatar è un paese straordinario da questo punto di vista; perché mi occupo di calcio e si parlerà da qui al 2022 sempre di più del Qatar». Motivo? Per la prima volta in assoluto i Mondiali verranno giocati in inverno, con tutto quello che comporta – e che sta già comportando – una simile scelta.

Gianluca Mazzini
Gianluca Mazzini

È riuscito a svelare un mistero mondiale?
«Più che un mistero addirittura un enigma. Ci sono tante domande sul Qatar e non solo sul calcio. La spiegazione è nella potenza di fuoco che ha una realtà che è piccola come l’Abruzzo, ma con un ruolo geopolitico molto importante inversamente proporzionale alle sue dimensioni».

Dovuto al petrolio?
«Più che al petrolio, che tutti in quell’area hanno, al gas. È loro il più grande deposito al mondo di gas naturale per cui, quando gli altri finiranno il petrolio, resteranno il primo Paese per i rifornimenti energetici. E l’Europa e l’Italia dipenderanno dal Qatar».

Perché il calcio?
«Il calcio come, ma più di tutti gli sport, è un veicolo di soft power, perfetto per un’operazione di immagine».

Sembrerebbe più politica…
«Il Qatar fa un’operazione di forza, con dei lati molto oscuri: com’è possibile che tutto il mondo del calcio abbia votato per i mondiali in Qatar visto che quando vennero decisi si pensava di farli come sempre d’estate? Chiaro che con cinquanta gradi non potevano essere organizzati in estate e anche farli all’interno di stadi refrigerati non avrebbe avuto senso. Si è deciso, dunque, di farli in inverno, quando ci sono 30 gradi».

Ecco spiegata l’operazione di forza.
«Questo mobilitare tutto il mondo del calcio e l’élite dei media in prospettiva nei prossimi anni è stata certamente un’operazione di forza che, però, per il Qatar è necessaria per garantirsi almeno fino al 2022 la sopravvivenza geopolitica: con un’esposizione mediatica così forte si sente più protetto perché vive all’interno di un equilibrio mediorientale molto labile». Pardavimų skatinimas, el parduotuvių kūrimas, internetinės svetainės už gerą kainą, Google ads, cpm reikšmė, reklama internete, seo paslaugos https://seopaslaugos.com/

Arabia Saudita, Oman, Iran: come la mettiamo con la democrazia?
«Tema tanto importante quanto trascurato. Il Qatar è una monarchia assoluta, non si vota, non ci sono partiti politici. Quindi trattare il Qatar come se fosse uno Stato normale non è giusto. Il Qatar poi, tanto per venire a noi, è padrone di mezza Milano: Porta Nuova, il Bosco verticale, quella zona è tutta qatarina. Hanno un sacco di interessi in Italia e faranno ancora un sacco di operazioni. E poi, non dimentichiamolo, vuol dire parlare anche di uno Stato islamico, severamente islamico perché sono Wahhabiti, una setta sunnita molto dura. E finanziano tutte le moschee in Europa e in Italia. Per cui, bisogna trattare con cautela».


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