L’ultima partita allo stadio Meazza risale all’8 marzo. Porte chiuse, come sarà domenica alle 21.45 per Inter-Sampdoria, solo che allora l’incrocio sulla Milano-Genova mise di fronte le altre due squadre delle città.
San Siro riapre, oltre tre mesi dopo
Da Milan-Genoa al prossimo match, tre mesi e tredici giorni senza calcio. Come allora, nessuno assisterà dalle tribune se non i pochi eletti che fanno parte di una cerchia a cui non si può rinunciare per lo svolgimento della partita: addetti alla sicurezza, forze dell’ordine, personale sanitario.
Considerati anche i protagonisti in campo non si potrà andare molto oltre le trecento unità previste dal protocollo stilato dalla Federcalcio. Gli spogliatoi verranno raddoppiati per consentire ai giocatori di mantenere il dovuto distanziamento almeno nel pre-gara e l’arrivo delle squadre (oltre che del corpo arbitrale) verrà scaglionato.
Dopo la coppa. L’Inter conosce bene la sensazione di giocare nello stadio vuoto perché ha sperimentato la circostanza non solo sabato scorso in Coppa Italia nel ritorno delle semifinali contro il Napoli, ma anche nei sedicesimi di Europa League contro il Ludogorets, prima che il lockdown fermasse tutte le competizioni.
San Siro, la speranza di Gravina
La speranza del presidente federale Gravina è quella di riuscire a riempire almeno parzialmente gli stadi a luglio, visto che teatri e cinema si stanno già attrezzando in tal senso.
La capienza del Meazza è di buon auspicio perché permette di avere un distanziamento maggiore rispetto ad altri impianti italiani, ma i criteri su cui basarsi per decidere chi potrà entrare e chi no tra abbonati e spettatori occasionali è tutto da concordare. Sempre che davvero si riesca a tornare così presto a una parvenza di normalità.