Sanga Basket, arriva l’Ambrogino: «Vent’anni di famiglia»

sanga basket
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Da San Gabriele Arcangelo a Sant’Ambrogio il passo non è breve, ci sono voluti vent’anni. Ma adesso che li ha compiuti il Sanga Basket è candidato all’Ambrogino d’Oro 2019.

 

In attesa del 7 dicembre, il 20° compleanno del Sanga Basket è stato festeggiato a Palazzo Marino insieme a tutta la “Sanga famiglia”: gli atleti, gli allenatori, le istituzioni e gli amici, come Dino Meneghin e Pierluigi Marzorati.

In mezzo a loro Franz Pinotti, il coach della squadra di Serie A2 femminile e colui che ha fondato la società, in quel lontano 19 ottobre 1999, dopo aver iniziato a raccogliere un manipolo di bambini nel campetto dell’oratorio San Gabriele Arcangelo in Mater Dei, in via Termopili, tra viale Monza e via Padova

Pinotti, cosa significava nel 1999 e cosa significa oggi organizzare un’attività sociale e sportiva in un quartiere spesso sotto la lente?
«Sdoganiamo via Padova, una volta per tutte! Vivo qui da 40 anni e c’è fermento, ci sono tante associazioni culturali, perché è solo presidiando il territorio che lo si risana. Io so fare sport e lo faccio, altri fanno molte altre cose, perché se offri qualcosa i giovani arrivano. Ero partito tappezzando di manifestini tutta la zona e nonostante l’inizio con quattro bambine, oggi abbiamo 1.095 iscritti. Anche quelli erano anni in cui c’era tanta immigrazione, ma oggi siamo alla seconda generazione, fortemente interessata allo ius soli: sono tutti milanesi. È chiaro che ci sono dei problemi, dettati dalla povertà, non certo dalla razza. I nostri problemi sono quelli del mondo occidentale e noi, con la nostra palla a spicchi, parliamo il linguaggio universale, quello del corpo: da lì ci si capiva allora e ci si capisce oggi».

Oltre al femminile c’è anche la Serie D maschile, i ragazzi del baskin due volte campioni d’Italia, la formazione gratuita nelle scuole e l’impegno contro ogni discriminazione.
«Sabato ai giardini di via Giacometti abbiamo inaugurato un’altra panchina rossa contro la violenza sulle donne: ogni volta ci portiamo bambini e bambine a giocare insieme, sperando che crescano abbandonando quella cultura maschilista così radicata. Noi lavoriamo in un ambiente inclusivo e vogliamo una parità reale, non fittizia».

Com’è il rapporto con le istituzioni e la gestione delle infrastrutture?
«È sempre stato ottimo con qualsiasi colore politico. Da loro voglio un aiuto a sostenere le palestre con i bandi sportivi per aiutare lo sport di base e supportare un lavoro di volontariato sociale. Mi aspetto invece di più dalle aziende milanesi, per cui esistono solo Milan e Inter: la milanesità dov’è? Anche la grande Olimpia esiste solo grazie al signor Armani, ma per lo sport di base, dove si fa un lavoro sociale e dove sono più le sconfitte che le vittorie, non c’è nulla».

 

IL PERSONAGGIO

stefania guarneri
Stefania Guarneri

La pivot Guarnieri:
«Qui si cresce bene»

«È il quarto anno di fila che gioco al Sanga. Avevo iniziato sei anni fa con un doppio tesseramento con Novara, la società dove sono cresciuta, però è con il Sanga che ho esordito in A2». Stefania Guarneri, pivot classe 1995 di 184 centimetri di altezza, è una delle giocatrici più rappresentative e fiore all’occhiello del Sanga Basket, la squadra che da 11 anni milita in Serie A2 femminile.

Com’è il Sanga visto dal campo?
«Io non so se tutti vedono cosa sia veramente il Sanga: noi siamo sempre l’ultima squadra che si allena, vediamo prima le ragazze under, il baskin… Recentemente una mamma mi ha fatto vedere una foto di sua figlia di sei anni fa: era una delle bimbe che accompagnavano in campo le grandi ed oggi è ancora qui. Per me è un esempio, come vedere che sempre più ragazze approdano in una società che vuole crescere e lo dimostra».

Che obiettivi avete per l’immediato futuro?
«Portare a casa i risultati e arrivare ai playoff, anche se è un campionato molto competitivo: in allenamento stiamo lavorando meglio e ci concentriamo su quelle piccole cose che ci fanno perdere punti. Io oltre al basket lavoro: disegno e progetto macchine per l’industria. Quindi vedo anno per anno cosa fare, ma la prima scelta rimane sempre il Sanga. Perché qui, soprattutto, mi diverto».


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