Valentina Marchei: «Pattino nei miei sogni»

valentina marchei
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Sognare non costa nulla: lo sa bene Valentina Marchei, che alla tenera età di 7 anni ha iniziato a pattinare sul ghiaccio del Forum. «Uscita da scuola, mia mamma mi veniva a prendere e mi portava subito all’allenamento», ricorda a Mi-Tomorrow. Da lì di strada ne ha fatta la campionessa milanese fino ad arrivare al sogno olimpico con Sochi 2014 nell’individuale e Pyeongchang 2018 nella coppia d’artistico assieme a Ondrej Hotarek: qui è ancora negli occhi di tutti lo storico sesto posto nel pattinaggio di figura ottenuto in Corea del Sud, lo scorso 15 febbraio, con tanto di primato italiano (142.09). Ma ormai è già storia, anche perché le strade tra i due si sono separate.

E in attesa di cullare il prossimo sogno olimpico, la pattinatrice meneghina è pronta a vivere l’ennesimo sogno della sua vita. Dal 29 novembre, per ben 5 mesi, la Marchei sarà impegnata con la famosa compagnia Holiday on Ice. Uno show che ha fatto la storia in Europa, che quest’anno festeggia il 75º anno di vita e che dal 1943 è stato visto da ben 330 milioni di persone in oltre 70 Paesi vantando, finora, la partecipazione di 14 medagliati olimpici.

Marchei, è pronta per lo spettacolo che quest’anno prenderà forma sotto il nome di Showtime?
«Non vedo l’ora che inizi ed è un sogno che avevo fin da piccola: sono cresciuta con l’idea che, una volta fossi arrivata al culmine della mia carriera, sarei approdata qui. Non pensavo che negli ultimi quattro mesi la mia carriera sportiva avrebbe mai potuto questa piega improvvisa».

Tornerà a gareggiare?
«Io e Ondrej, com’è noto, abbiamo preso strade diverse: ho ancora voglia di gareggiare, sentire l’adrenalina che ti danno le competizioni e mettermi in gioco. Per questo seguirò ancora il sogno a cinque cerchi di qualificarmi per Pechino».

Crede che Milano-Cortina 2026 possa essere una grande occasione per la nostra città?
«Sarebbe un eccezionale volano, non solo per Milano e Cortina, ma per tutta l’Italia. L’Olimpiade è qualcosa di straordinario, che tutti devono vivere. Nel 2026 avrò quasi quarant’anni e credo che ormai avrò smesso di gareggiare, ma farò di tutto per continuare a promuovere l’evento».

Continuare?
«Certo. A luglio sono stata scelta come rappresentante degli atleti del Coni per far parte della commissione che si è occupata di studiare il progetto di fattibilità per candidare una città italiana alle Olimpiadi invernali del 2026. E sono contenta di aver dato il mio contributo».

I Giochi potrebbero portare in dote, ad esempio, un nuovo stadio del ghiaccio…
«Sarebbe un’occasione molto importante per lasciare in eredità una struttura per gli atleti più giovani, oltre a poter essere sfruttata da tutti. Lo sport è una scuola di vita ed è giusto che tutti possano viverlo. A Milano mi sono allenata prima al Forum, poi al PalaSesto e successivamente al Palaghiaccio di Bergamo. Il Palaghiaccio, in particolare, è stata costruito su misura per la mia disciplina e credo che un impianto del genere sarebbe molto importante anche a Milano».