Assessore Del Corno (Cultura): «Saremo vicini ai teatri»

del corno
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«Se non vogliamo disperdere il lavoro di questi anni, bisogna considerare tutti gli operatori culturali e turistici insieme in una grande strategia».

 

L’assessore comunale Filippo Del Corno si ritrova a gestire un’emergenza senza precedenti a Milano, con tutte le grandi istituzioni culturali chiuse per oltre una settimana e nel tentativo, ormai avviato da tre giorni, di riattivare quanto più possibile. Sempre nel rispetto delle disposizioni dettate dall’autorità sanitarie per sconfiggere il coronavirus.

Qual è un valido motivo oggi per essere ottimisti?
«Seguendo le prescrizioni mediche, e quindi tutte le precauzioni del caso, le istituzioni della cultura via via riaprono ed è un primo passo verso la normalità».

E quale un motivo per continuare ad essere preoccupati?
«E’ evidente come le strutture sanitarie stiano vivendo un momento di grande difficoltà. Dobbiamo fare di tutto e collaborare in maniera attenta e responsabile affinché l’emergenza non diventi ancora più difficile. Il mio sentimento di preoccupazione è in primis rivolto a medici, infermieri e ricercatori impegnati in questa battaglia».

Serviranno aiuti concreti alle istituzioni culturali in sofferenza…
«Il Governo dovrà entrare in gioco in maniera estremamente attenta».

In che modo?
«Penso al Fondo Unico per lo Spettacolo che per questo 2020 dovrà prevedere una dotazione speciale. Soprattutto per alcune città, come Milano, più colpite da quest’emergenza. Sempre sperando che la circoscrizione territoriale di questa situazione resti tale e non si estenda».

Che cosa potrà fare il Comune?
«Noi saremo vicini alle strutture in ogni modo. Lo siamo già e stiamo lavorando su vari tavoli affinché cinema e teatri non debbano soffrire ulteriormente. Non appena sarà possibile, il Comune metterà in campo tutta la sua struttura di comunicazione».

Ci sarà una grande campagna di informazione?
«Dobbiamo lavorare con compattezza e unitarietà. Se il nostro obiettivo è quello di non disperdere i risultati raggiunti in questi ultimi anni, bisogna considerare tutti gli operatori culturali e turistici insieme in una grande strategia».

Sarà arduo?
«Non penso che sarà così difficile, perché la reputazione di Milano in questi anni non si vanifica in un’emergenza. Ed è nell’interesse di tutti. Quindi bisognerà essere animati da spirito unitario per un patto di alleanza con l’obiettivo di riposizionare Milano nel punto in cui era arrivata».

Eppure sempre che la psicosi abbia contagiato tutti.
«Non lasciamoci prendere dalla frenesia, Il messaggio oggi è quello di una città responsabile, consapevole dell’emergenza, in grado di mettere in scaletta la priorità che è la salute dei cittadini. Confido nello spirito ambrosiano, pragmatico e consapevole».

Qual è il danno che pagheremo per le immagini del Duomo e della Galleria deserte?
«Non descriviamo Milano come una città in preda ad una irrazionale paura. Parliamo, piuttosto, di una città estremamente consapevole. E’ una Milano che se deve affrontare piazza Duomo vuota per due settimane per salvaguardare la salute. Ma è anche la Milano che sa andare oltre».

A proposito, domani a Palazzo Reale arriverà una grande mostra sull’antico Egitto…
«E sarà un dialogo tra l’esperienza virtuale e la presenza fisica di reperti inediti provenienti da Il Cairo. Non ci sarà alcuna cerimonia d’inaugurazione tradizionale, ma garantiremo l’apertura con tutte le prescrizioni del caso».

Le ormai famose “ordinanze”. Vi convincono?
«Le ordinanze si applicano e non si discutono. Ci adoperiamo per il contingentamento degli afflussi ed evitare assembramenti».

Che Design Week sarà a giugno?
«Faremo in modo che possa essere l’immagine di una Milano aperta e internazionale. Ci auguriamo che saremo in un momento di completa normalità completa. Sarà un percorso critico, ma ho grande fiducia».

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