«Facciamo vedere queste Cicatrici

Cicatrici
Cicatrici

Tutti abbiamo delle cicatrici. Alcune evidenti, altre meno. Ma tutte sono l’espressione della nostra crescita e della nostra forza. Per questo, meritano di non essere nascoste, ma di essere mostrate con orgoglio e coraggio. È nato così il progetto Cicatrici realizzato dai ragazzi di B.Live affetti da gravi patologie croniche e dagli studenti del +Lab, il laboratorio di stampa 3d del Politecnico di Milano. Il progetto verrà raccontato in una mostra, che si inaugura domani alla Triennale. A spiegare l’idea a Mi-Tomorrow è Carolina Consonni, 24enne milanese, B.Liver e studentessa di Ingegneria delle Nanotecnologie al Politecnico.

Come avete deciso di creare la mostra?

«All’inizio non sapevamo che Cicatrici sarebbe andato a finire in un’esposizione. Ma quando abbiamo visto il risultato dei nostri lavori, abbiamo pensato che più persone possibile dovessero vedere. Il progetto è nato perché in una riunione di redazione del Bullone, il giornale dei B.Livers, si era parlato di cicatrici, sia interiori che esteriori. Noi B.Livers ne abbiamo tante: dall’ago per la chemio che lascia il segno, alle smagliature per i repentini cambi di peso. Ma anche quelle dello spirito non fanno meno male».

Come siete andati avanti?

«Abbiamo iniziato a discutere del +Lab del Politecnico. Io conoscevo la responsabile del laboratorio, la professoressa Marinella Levi. Le ho chiesto se potesse dare a noi B.Livers la possibilità di visitare il laboratorio, per capire cosa ci fosse dietro la stampa 3d. Ma lei è andata oltre: ha addirittura voluto realizzare con noi un progetto vero. Finché abbiamo organizzato una riunione tutti insieme, nella biblioteca storica del dipartimento».

E com’è andata?

«La professoressa si è presentata con delle bobine e ci ha messo davanti un chilo di plastica. La sua domanda è stata: “Se voi poteste sognare in grande, cosa vorreste farci?”. Lì il gruppo si è diviso in due. Una metà ha pensato di realizzare soluzioni personalizzate in supporto alla malattia. Sono nati una serie di progetti e anche alcune tesi di laurea. Come quella di una mia compagna che ha progettato un porta-picc».

Mentre l’altra metà?

«L’altro gruppo, il mio, è partito dal simbolo di +Lab: la statua della Venere di Milo. Tutti sappiamo che rappresenta la bellezza. Ma proviamo a pensarci: le mancano tre arti. Così una delle ragazze ha lanciato una provocazione: “Io non ho una gamba e vengo considerata brutta. Perché lei no?”. In effetti, la Venere di cicatrici ne ha tante. Per non parlare della sua controparte maschile, il David di Michelangelo, che è decisamente sproporzionato. Però rispecchiano i canoni della bellezza proprio nella loro imperfezione. Così abbiamo pensato di vedere se le nostre imperfezioni fossero altrettanto belle, se applicate su di loro».

Come avete fatto?

«Siamo partiti dalle stampe su carta della Venere e del David. Poi i ragazzi del +Lab hanno modellato le statue con le nostre cicatrici e le hanno stampate in 3d. E ogni opera è anonima».

Quale messaggio vorreste trasmettere?

«In tanti incoraggiano l’emergere, l’essere speciali, diventare famosi. Ma poi si fa la guerra per entrare nella “scatola” dei normali. Non ha senso nascondersi o vergognarsi delle nostre debolezze. Facciamole vedere queste cicatrici! Tutti ne abbiamo almeno una. Non solo chi ha conosciuto la malattia. Perché tutti siamo cresciuti e una batosta ce la siamo presa. È il momento di buttar giù qualche barriera. È difficile vedere la bellezza negli altri, quando ci si ha a che fare direttamente. Ad esempio, nel mio caso, tanti si concentrano sul fatto che non ho le sopracciglia. Però le stesse persone dicono che la mia statua è bella. L’idea è che le persone riconoscano la bellezza nella statuta e siano capaci di portarla nel mondo esterno. Convincendosi che nelle cicatrici stia la chiave».

 

Inaugurazione riservata

domani alle 18.00

Esposizione aperta da giovedì fino al 28 ottobre, dalle 10.30 alle 20.30, con chiusura il lunedì

Triennale

Viale Alemagna 6, Milano

Ingresso gratuito

 

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Conversazioni a latere

In un percorso durato un anno i B.Livers, ragazzi affetti da gravi patologie croniche (tumori, HIV, disturbi alimentari, malattie rare) e quelli del +Lab, il laboratorio di stampa 3d del Politecnico di Milano, hanno raccontato e poi scolpito con le stampanti 3D le proprie cicatrici su due icone della bellezza, la Venere di Milo e il David di Michelangelo. Domani alla Triennale di Milano l’inaugurazione del progetto. Per l’intera durata della mostra i visitatori saranno accolti dai B.Livers che li guideranno in un percorso dove ciascuno si può riconoscere. È anche prevista una serie di incontri nei giorni della mostra. In calendario conversazioni con Momcilo Jankovic, Stefano Boeri, Davide Oldani, Franco Bolelli e non solo. Il programma sarà costantemente aggiornato sul sito bliveworld.org/cicatrici e anche le scuole sono invitate a contattare B.Live per visitare la mostra.