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20. 04. 2024 13:08

I Navigli degli atelier che non ci sono più: la partita persa con la movida

Uno sguardo su una Milano che non c'è più: gli atelier dei Navigli anno dopo anno vengono inghiottiti dai locali della movida

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Un mondo che non c’è più: quello degli atelier che “tappezzavano” i Navigli tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Poi è arrivata la movida e pian piano i gestori dei locali notturni hanno scalzato i pittori e gli scultori della zona. All’epoca si contava più di un centinaio di piccoli studi costellati da cavalletti ed acquerelli, mentre ora ne sono rimasti all’incirca una ventina.

Addio Milano bohemienne. Matteo Laganà è uno degli ultimi artisti della zona. Classe 1946 aveva stabilito il suo piccolo laboratorio lungo il Naviglio Grande più di 40 anni fa: una vita ad imprimere sulla tela scorci di Milano rivisitando le tecniche degli impressionisti e dei macchiaioli lombardi. «La proprietà, imprenditori milanesi, ha deciso di non rinnovarmi più l’affitto – racconta Laganà -. Ognuno è libero di gestire gli immobili come meglio crede, ma non c’è stato alcun scrupolo per mandare via un pittore di 74 anni».

L’immagine della Milano più bohemienne si trasforma giorno dopo giorno in quella del divertimento godereccio. «Non occorre essere veggenti per comprendere che questi spazi lasciati vuoti si trasformeranno in pizzerie e birrerie – aggiunge Laganà che è anche presidente del Gruppo Pittori del Naviglio Grande -. Il processo di trasformazione va avanti da anni e la qualità della vita è nettamente calata. Il Comitato di zona si batte da anni con volontà ed entusiasmo, ma è un’impresa titanica. In tante altre città europee sta succedendo il contrario: l’arte ridisegna tanti quartieri dismessi».

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