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20. 04. 2024 14:10

Scuola, a Milano «mancano soldi e docenti», parola di mamme e papà: il punto a un mese dalla ripresa

A un mese dalla ripartenza, nel mondo della scuola a Milano è vero allarme tra mancanza di docenti e problemi infrastrutturali

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Alla scuola servono soldi e insegnanti. Basta ascoltare le voci dei genitori, a un mese dall’inizio delle lezioni, per capirlo.

A novembre cominceranno ad arrivare 5 dei 17,59 miliardi di euro stanziati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Di questi, 3 miliardi andranno ai nidi e alle scuole dell’infanzia, 400 milioni per le mense, 300 milioni per le palestre, 800 milioni per nuove scuole e 500 per l’edilizia. Intanto non va tutto bene. Anzi.

Tempo pieno? A scuola mancano i docenti

Fino alla scorsa settimana erano ancora diverse le primarie che non avevano attivato il tempo pieno per la mancanza di docenti.

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La svolta è arrivata l’8 ottobre, quando si sono sbloccate molte nomine. Così anche i bambini delle elementari Borsi, Candia, Console Marcello, Cantù, Merini, Viscontini e Pini da questa settimana hanno potuto riprendere l’orario che avevano lasciato a giugno. Ma ce ne sono altre, come la primaria Ilaria Alpi di via San Colombano, dove si esce ancora alle 14.30 anziché alle 16.30.

La Alpi è una scuola statale a sperimentazione Montessori, in cui non si trovano abbastanza maestri specializzati in questo metodo: «Ogni anno abbiamo questo problema e ci sentiamo presi in giro – racconta una mamma –, mio figlio frequenta la terza: il primo anno ha avuto due insegnanti “non Montessori”, il secondo sì, quest’anno non si sa. Nel frattempo da un mese a questa parte i nostri figli non hanno mai fatto italiano per mancanza di organico». In altri istituti faticano a partire il pre e il post scuola.

 

Attenzione sulle nomine

Al comprensivo Pini i genitori vogliono tenere alta l’attenzione sul meccanismo delle nomine, che non permette di partire con tutti gli insegnanti fin dal primo giorno.

«Abbiamo scritto una lettera da far vedere anche a genitori di altre scuole milanesi e da inviare a Mattarella, Draghi e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – spiega un genitore della primaria Piccoli Martiri di via Cesalpino –. La mancanza dei docenti a inizio anno sta diventando talmente sistematica che ormai ci si rassegna».

Sull’argomento interviene anche un papà della primaria Pisa: «L’anno scorso da mia figlia si sono avvicendate diverse maestre. Quest’anno ci siamo mossi per evitare la stessa situazione. Ora le cose si stanno sistemando, ma le difficoltà non riguardano solo la nostra scuola: da un lato non si vogliono assumere i precari e dall’altro non si capisce perché le nomine debbano essere fatte fra fine agosto e settembre, anziché a giugno».

C’è sempre carenza di insegnanti di sostegno

Come ogni anno la carenza degli insegnanti di sostegno si fa sentire: «A fine settembre nel nostro comprensivo ne mancavano ancora 70 – spiega la mamma del comprensivo Pini –, inaccettabile per un istituto come il nostro che include anche una scuola speciale per bambini con gravi disabilità. Il problema è molto sentito dalla nostra comunità, così abbiamo lanciato una petizione su change.org, che in poco tempo ha raggiunto 20mila firme».

Medie e superiori

Alle medie e alle superiori la scorsa settimana su 2.500 posti vacanti ne sono stati assegnati 1.800, ma stanno fioccando le rinunce. E chi accetta non è detto che prenda servizio subito: c’è chi deve trasferirsi dal Sud. All’istituto professionale Galilei-Luxemburg l’orario è ancora ridotto. La Dad “sistematica” non è scomparsa del tutto: per mancanza di spazi, al liceo Tito Livio le classi del triennio seguono a turno le lezioni da remoto un giorno alla settimana.

Merende

Vittoria per i genitori del gruppo Facebook “Ripristino post-scuola Milano”, che avevano chiesto al Comune e ad ATS di fornire la merenda pomeridiana anche ai piccoli dei nidi non iscritti al dopo scuola. ATS ha raccomandato di mantenere un intervallo fra i pasti compreso tra le 3 e le 4 ore. «Adesso sta al Comune e a Milano Ristorazione mettere in atto la nuova regola – evidenzia una mamma del comitato –. Non sarà facile perché bisognerà tenere conto delle esigenze di tutti, anche dei bambini che arrivano a scuola alle 7.30».

Il gruppo ha sollevato anche un’altra questione: «Nelle scuole dell’infanzia del Comune non è prevista la merenda di metà mattina. Anche in questo caso, per un bambino che arriva alle 7.30-8.00 è difficile resistere senza mangiare fino alle 12.30».

Edilizia

Dad e quarantene hanno messo in secondo piano i guai riguardanti l’edilizia scolastica, che non sono spariti. Dieci giorni fa si è allagata la scuola di via Litta Modignani ad Affori, mentre a fine settembre è toccato alla materna di via Pezzi, in zona Parco Ravizza. A Corvetto, dopo solo una settimana di lezioni, la primaria Vallarsa è stata chiusa per un problema strutturale: i 300 bambini sono stati sposati nella media Oglio, dove rimarranno per alcuni mesi.

Mense, a che punto siamo? Tre domande a Lucia Cariati

Milano Ristorazione, che gestisce le mense scolastiche per conto del Comune, ci ha comunicato che da questa settimana la refezione è partita in tutte le scuole, tranne che in quattro medie della città. Nella maggior parte degli istituti si mangia, a turni, solo in mensa, in altre sia in classe che in refettorio e in una piccola percentuale solo in aula.

«La mancata partenza del servizio in alcune scuole non era dovuto a Milano Ristorazione, ma riguardava la carenza di insegnanti», spiega a Mi-Tomorrow Lucia Cariati, coordinatrice della rappresentanza cittadina delle commissioni mensa.

I genitori hanno potuto candidarsi come commissari mensa fino al 6 ottobre. Gli iscritti sono sufficienti?
«Gli elenchi definitivi del Comune li avremo a novembre. In questo anno e mezzo è mancato il passaggio di consegne fra i vecchi e i nuovi commissari, dato che a causa della pandemia è stato difficile fare quel lavoro di passaparola che prima svolgevamo davanti alle scuole».

scuola

Secondo alcuni genitori le porzioni dei pasti sono scarse…
«Le “grammature” delle porzioni sono definite da ATS. Dalle nostre ispezioni ci risulta che siano rispettate, ma invitiamo i genitori a unirsi a noi per avere un campione più rappresentativo della situazione».

Come fate a fare le ispezioni nelle classi?
«A causa delle norme anti-Covid non possiamo entrare in classe, ma gli istituti dove si mangia solo in aula sono pochissimi. Inoltre la scuola stessa può mandare delle segnalazioni, così come gli insegnanti, di cui ci fidiamo e ai quali abbiamo chiesto maggiore coinvolgimento in questo periodo. Nei refettori, invece, con il miglioramento della situazione pandemica, già dalla seconda parte dell’anno scorso il Comune ci ha concesso di far entrare due commissari, anziché uno, quattro giorni alla settimana anziché tre».

«Col solo contagio, basta un tampone»: in elaborazione le nuove regole anti-Covid

I contagi nelle scuole di Milano, hinterland e Lodi sono stabili. Intanto l’Istituto Superiore di Sanità, insieme ai ministeri dell’Istruzione e della Salute, sta elaborando nuove norme per evitare di mettere intere classi in quarantena.

La bozza “per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi Covid-19 in ambito scolastico” prevede: se in una classe c’è solo contagio, i compagni devono solo sottoporsi al tampone. Se risultano negativi possono proseguire le lezioni in classe ed eseguire un altro test dopo 4 o 5 giorni. La quarantena “automatica” scatterà, invece, da due casi di positività in su, solo per chi non è vaccinato.

Diverso il discorso per i bambini fino a 6 anni. Per loro valgono le stesse regole di prima: quarantena per 10 giorni per tutti i bambini della “bolla”, anche per un solo caso di positività, perché i piccoli di quell’età non devono portare la mascherina. A proposito di mascherine, di recente l’Istituto Freud di Milano ha fatto un sondaggio chiedendo ai suoi 750 studenti di giudicare i dispositivi, già molto criticati, forniti dal Ministero dell’Istruzione.

L’80% dei ragazzi li ha definiti di “pessima o scarsa qualità”; il 75% degli studenti li ritiene “non efficaci” perché non combaciano bene con il viso; per il 65% hanno un cattivo odore. Visto che molti si rifiutano di ritirare queste mascherine scomode, i presidi si ritrovano a non saper più dove immagazzinarle: un vero e proprio spreco denunciato più volte da studenti e dirigenti.

 

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