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17. 04. 2024 01:28

Verde non solo speranza: il green nel futuro di Milano. Siamo sulla strada giusta?

Dalla pandemia alla sostenibilità: due parole chiave in una sorta di staffetta, con Milano protagonista nel bene e nel male. Ma perché il domani è così improntato al green? Primo viaggio fra sviluppo, buone azioni e (più di qualche) interesse

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La società dell’era post Covid (auspicando di essere davvero già all’alba di questa fase) sembra essersi imposta come “keyword” per il futuro una certa parola: sostenibilità. Spesso si ricorre a questo termine in maniera riduttiva, pensando che sia riconducibile in maniera un po’ facilona ad altre “parole chiave” come green, verde, natura, ambiente.

La vera scommessa che abbiamo davanti, invece, è dilatare il concetto per vederlo realmente traslato nella vita quotidiana, senza così ridurlo ad uno dei tanti pensieri da scrivere nei libri dei sogni.

Il green entra anche nell’economia

Oggi, come ha recentemente spiegato Markus Zamp, docente della Scuola universitaria e direttore dell’MBA di Lucerna, ogni azienda che vuole agire in modo completamente sostenibile deve fare i conti con tre dimensioni: la sostenibilità sociale, quella ecologica e quella economica.

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La terza di queste, ovviamente, rappresenta il requisito principale per assicurarsi la capacità di sopravvivere. Eppure la crescita di un’impresa oggi non è esclusivamente correlata alla possibilità di rimanere in piedi e creare profitto. Un’azienda del 2021 può crescere in modo sostenibile solo se persegue anche obiettivi ecologici e sociali.

Smart working alleato dell’ecosostenibilità?

Per esempio: da un anno e mezzo abbiamo conosciuto lo “smart working”, osteggiato sacrosantamente da chi lo ritiene uno strumento che dilania le relazioni umane. Nonostante l’ineludibile necessità a superare le riunioni dagli schermi dei computer, il lavoro agile in talune professioni e ruoli può avere un futuro.

Se una tipologia di collaboratori e collaboratrici può lavorare da casa, non solo si riducono i flussi di pendolari, ma si libera del tempo da impegnare di più magari proprio a livello sociale. Analogamente l’azienda può contare su lavoratori più motivati, vero capitale in grado di contribuire al suo sviluppo economico.

Ponderare le diverse dimensioni della sostenibilità secondo un proprio sistema di valori è la sfida che ha davanti Milano, se vogliamo intendere la città come una grande azienda, la più grande possibile.

Occorre allora raccontare i cambiamenti dei prossimi anni sempre nell’ottica di comunicare i vantaggi che ne trarrà la società oggi e, soprattutto, nel futuro. Rendere Milano e i suoi insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili rappresenta uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ma Milano avrà vinto la sua “campagna di sostenibilità” solo se riuscirà ad offrire opportunità a tutti.

E IKEA spopola con i Circular Hub

L’ambizione di IKEA è trasformare il suo business da lineare a circolare entro il 2030 con un impatto positivo sulle Persone e sul Pianeta: la sfida è produrre e utilizzare i prodotti in modo più sostenibile, dando una seconda vita a quelli già usati e sviluppando soluzioni per un futuro più pulito.

Dopo il primo Circular Hub d’Italia inaugurato a San Giuliano nelle scorse settimane, anche nello store IKEA di Carugate prende vita il nuovo spazio dedicato all’economia circolare: l’attuale “Angolo delle occasioni” si trasforma così in un vero e proprio “laboratorio della circolarità” per ispirare e guidare la maggioranza delle persone a compiere scelte più sostenibili nella vita di tutti i giorni.

L’obiettivo è prolungare la vita dei prodotti – mobili di seconda mano, prodotti che si danneggiano durante la movimentazione, resi dei clienti, prodotti dell’esposizione – permettendo ai clienti di acquistarli a prezzi ancora più accessibili.

Quando un prodotto è irreparabilmente danneggiato, è comunque possibile recuperarne alcune componenti da utilizzare per riparare altri mobili e prolungare così la vita dei prodotti. Info: ikea.com.

Strane biciclette a Milano per la campagna Tena

In questi giorni in giro per Milano si possono vedere strane biciclette con un’immensa impronta verde. Su una di queste anche Filippa Lagerbäck, ambassador della nuova iniziativa sostenibile di Tena: #lasciaunimprontamigliore.

Tra le tante impronte che lasciamo sulla Terra, infatti, c’è anche la Carbon Footprint, l’impronta ambientale, misurata in emissioni di CO2 ed equivalente alla somma delle emissioni di gas serra prodotte, in modo diretto e indiretto, da una persona o da una organizzazione.

Fino al 30 giugno Tena promuove la campagna Lascia un’Impronta Migliore, condividendo sul sito lasciaunimprontamigliore.it contenuti e suggerimenti per promuovere azioni più sostenibili e migliorare la nostra carbon footprint.

E in edicola arriva MilanoVibra con Futura

Sarà dedicato alla Milano del futuro, quella che abbraccia i temi del green, della sostenibilità a 360 gradi, del rispetto per l’ambiente, il prossimo numero di MilanoVibra in edicola da giovedì 24 giugno. Anche questa volta alcuni “testimonial” della città, pescati tra i mondi della cultura, della cucina, dei social e dell’intrattenimento, racconteranno la propria visione dei prossimi anni.

Nel mezzo ci saranno le lettere a Milano scritte da altrettanti interpreti della sostenibilità, quindi i racconti tra annose questioni che attendono di risolversi, come le esondazioni del Seveso, l’ambizioso progetto ForestaMi che mira a piantare tre milioni di alberi in città nei prossimi anni.

D’altronde sono le tematiche che stanno accompagnando anche queste prime settimane di post-pandemia, segnate, ad esempio, dalla presentazione dei nuovi progetti dei quartieri del futuro: da Loreto alla Bovisa, passando per Lambrate, tutti nel segno della sostenibilità e del verde.

MilanoVibra racconterà come la crisi innescata dal Covid possa trasformarsi in una sfida irripetibile per la ripartenza green. E non è un caso che la cosiddetta “generazione Z” si appassioni a questi temi dopo l’impegno dei Fridays for Future.

La sfida del clima si gioca nelle case e nelle strade con queste ultime a giocare un ruolo fondamentale nel disegnare la mobilità del 2030, quando il diesel scomparirà dalla flotta Atm per lasciare spazio a 1.200 bus elettrici che rilasceranno nell’atmosfera quasi 75mila tonnellate di CO2 in meno ogni anno. A riprova di come la rivoluzione sostenibile sia già cominciata.

 

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