Viale Papiniano, al mercato come se nulla fosse: «Moriamo di fame, mica di influenza»

Lombardia zona rossa da domenica: tutti devono restare a casa, eppure non sembra essere passato il messaggio in viale Papiniano e al Portello

Lombardia zona rossa da domenica: tutti devono restare a casa, se non per motivi (più che legittimi motivi. Lo dice il decreto, lo dice il governo, lo dicono anche Jovanotti e Ciccio Caputo, con un cartello dopo il gol segnato dal Sassuolo contro il Brescia. Eppure in viale Papiniano, a Milano, si è svolto il consueto mercato del martedì come se nulla stesse succedendo. E senza che nessuno fosse preposto a verificare che le più basilari e comuni regole di prevenzione sul contagio da coronavirus venissero rispettate.

 

 

Superficialità. Robe dell’altro mondo? No, successe appunto in viale Papiniano. Uno scenario surreale, se consideriamo i divieti e le relative sanzioni previste. Le bancarelle e i tendoni allestiti regolarmente, la calca a ridosso dei banconi del pesce e del pollo arrosto, la tipica caccia al maglione in sconto tra i capi di abbigliamento arruffati: tutto al suo posto. Tutti rigorosamente senza mascherina, guanti e distanze di sicurezza. Tutto fatto con impressionanti superficialità e noncuranza del pericolo di contagio che non solo a Milano si sta cercando di scongiurare.

Ognuno tira acqua al proprio mulino. A partire dai commercianti: «Come facciamo a pagare l’affitto se non lavoriamo?». Il tormento sono la scarsa affluenza e la merce da buttare, se non venduta. «Qui non c’è più nessuno – ancora –, c’è un quinto della gente rispetto al solito. Se andiamo avanti così moriamo di fame, mica per l’influenza».

Viale Papiniano - mercato
Viale Papiniano – mercato

«All’aria aperta». Se da un lato, dunque, la posizione e la condotta dei commercianti viene prontamente giustificata dai medesimi, dall’altro lato viene difficile comprendere quella dei cittadini, che scelgono liberamente di scendere in strada, ammassarsi e “tocchicciare” prodotti – frutta, verdura, capi d’abbigliamento, oggettistica di vario genere – senza un benché minimo strumento di protezione. L’unica giustificazione possibile, pur mortificante, risiede in un’ancora dilagante ignoranza: «Dobbiamo reagire a questa psicosi, non possiamo stare chiusi in casa. E dobbiamo pur comprare da mangiare».

E quando una voce fa notare come i supermercati, al momento, possano risultare più sicuri perché sottoposti a direttive igienico-sanitarie maggiormente riscontrabili, la risposta è pronta: «Ma qui siamo in viale Papiniano, all’aria aperta, non c’è pericolo. E poi il cibo del mercato è più genuino e salutare, fa bene e ci permette di combattere meglio il virus».

E dopo viale Papiniano… un salto al Portello

La fila è ordinata. Un metro di distanza l’uno dall’altro. Si entra a gruppi di cinque persone alla volta. Con una guardia che da’ il via libera o lo stop. Gli interrogativi non emergono tanto dalla gente che si mette in fila per entrare in uno dei più grandi supermercati di Milano, l’Iper Portello. D’altronde, sono le sei di sera. Qualcuno è uscito dall’ufficio (già, non tutte le aziende hanno ancora deciso responsabilmente di chiudere o utilizzare il lavoro in remoto) e prima di tornare a casa è consuetudine fare un salto al super. Hanno detto che rimarranno comunque sempre aperti, però c’è chi non può farne a meno. Amen.

Poi volgi lo sguardo intorno, nella grande Piazza Portello, dove ci sono bar, negozi di moda, libreria, bistrot. Vedi un’altra fila, davanti alla parafarmacia, dove campeggia una scritta per comunicare: “Gel e mascherine terminate”. Ma davvero?!

Che impellenza? Tutti anche qui sono molto ordinati: un metro abbondante di distacco, meglio se si aspetta fuori che al chiuso. All’interno una dottoressa dispensa consigli con la mascherina davanti alla bocca, ma porge gli scontrini senza indossare guanti. Vabbè, non importa: ci si può sempre lavare le mani appena si arriva a casa. Un altro giro tra le vetrine, tutte aperte. Ed ecco una signora entrare in un noto negozio di abbigliamento femminile: evidentemente le si è strappato il pantalone mentre posteggiava la macchina. Già, perché altrimenti quale può essere l’impellenza di andare a provare un capo nel mezzo di un’emergenza, quando tutti ti stanno ripetendo che devi startene rintanato in casa?

C’è il vigile, ma… Sono le 18.00 passate da qualche minuto e ancora vedi persone comodamente sedute ai tavoli del bar, all’interno e all’esterno, a sorseggiare l’aperitivo o il caffè, raccontandosi magari che sì questo coronavirus fa paura, ma nemmeno poi tanto. Penso che tanto ci sarà qualcuno che controllerà e intimerà il proprietario del locale e i suoi clienti, dato che è scattata l’ora del coprifuoco. Sì, c’è il vigile. Bene, è proprio lì a pochi metri dal bar. Sta multando le auto in divieto di sosta. Non può essere dai. No no, ha proprio il blocchettino in mano e la faccia a scrutare il numero di targa. La morale? Chiudete tutto, fatelo subito. Poi, però, qualcuno pagherà per morti, contagiati e tutti i medici che si stanno facendo il culo dietro ai respiratori.

viale Papiniano
viale Papiniano