Trent’anni fa, la delusione che fa nascere Liberi Liberi

liberi liberi
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Albachiara non è l’unico successo di Vasco ad aver raggiunto la cifra tonda in questo 2019: Liberi Liberi ha appena spento trenta candeline. Il nono album del cantautore di Zocca fu partorito in una fase molto delicata e di passaggio della sua vita. Era in un momento della carriera in cui si sentiva in bilico e aveva perso alcuni importanti punti di riferimento.

Veniva da un periodo di massimo successo, dove era sempre stato considerato intoccabile e annoverato nell’Olimpo dei rocker italiani. Tuttavia nel 1989, quando uscì il disco, iniziava una fase difficile per lui.

Pubblicato dalla Emi Italiana, questo è l’unico album a non beneficiare del supporto di Guido Elmi – suo storico produttore – e senza la Steve Rogers Band al completo (erano presenti soltanto Solieri e Golinelli in un brano). La band si era separata dal cantante in cerca di un’affermazione come gruppo indipendente.

Vasco ed Elmi, si racconta, hanno anche provato a collaborare a Liberi Liberi in una prima fase. Ma dopo diversi scontri hanno deciso di separarsi, per poi ritrovarsi in progetti successivi. Proprio per il fatto di non avere una band alle spalle, è un album che viene definito molto “cantautorale”, un po’ come i suoi primi prodotti.

Nonostante tutto, Vasco non si abbatte e rende Liberi Liberi un’opera di successo, proprio perché poco ragionata e tanto istintiva, creata per voler suscitare un forte impatto emotivo, come dichiarerà più volte lo stesso Kom.

È un album in cui si può leggere la delusione per gli screzi nati con i suoi collaboratori: il disco parla di struggimenti, nostalgie, amori finiti e tradimenti. Trova, però, amici fidati che lo accompagnano in questo progetto. Tra loro Tullio Ferro, Rudy Trevisi, Davide Romani, Paolo Gianolio.

Il disco, inizialmente, era pensato per essere composto da 18 tracce, che nella fase conclusiva sono diventate otto: tra le più celebri (oltre a quella che dà il nome all’album) ci sono Domenica lunatica, Tango… (della gelosia) e Dillo alla luna.

Nei brani si coglie una certa maturità artistica, ma soprattutto un’evoluzione a livello umano. Un disco che, nonostante le delusioni, fu quello dei record e gli fruttò 900mila copie vendute soltanto nel primo anno. È proprio per questo che quell’opera verrà poi sempre considerata uno spartiacque e un momento di non ritorno. Perché un Liberi Liberi è per sempre.


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