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29. 03. 2024 14:31

La quercia della foresta della Goccia non esiste più: avanza il cemento

La denuncia del Comitato la Goccia: «Abbiamo cercato un dialogo con istituzioni e Politecnico, richiesta caduta nel vuoto»

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La quercia della foresta della Goccia non esiste più. L’albero più maestoso dello spazio verde che popola (chissà ancora per quanto…) il quartiere della Bovisa, che da quasi un secolo cresceva all’ombra dei gasometri presenti, è stato abbattuto giovedì 13 aprile 2023. Il motivo è semplice: qui dovrà nascere il nuovo campus del Politecnico di Milano, per il quale servirà il sacrificio della quercia e di altre 67 alberi.

La quercia della foresta della Goccia non esiste più, il duro sfogo del Comitato la Goccia

Ma se la quercia della foresta della Goccia non esiste più, di certo non si ferma la querelle che serpeggia attorno a questo progetto: «Nelle settimane passate, il Comitato la Goccia aveva cercato un dialogo con le istituzioni e il Politecnico per capire se il progetto potesse in qualche modo salvaguardarla, ma la richiesta è caduta nel vuoto, così come l’espressione della volontà dei 1.700 cittadini che hanno firmato la petizione contro il suo abbattimento – si legge nella nota emessa dallo stesso Comitato la Goccia – l’immagine della Quercia abbattuta è il segno visibile di una logica di sviluppo incentrata sul cemento e sul consumo di suolo, che da troppo tempo cancella il verde dai luoghi che abitiamo e che continua a devastare quel poco che è sopravvissuto a Milano. L’unica speranza è che questa immagine serva a rilanciare con grande forza la voce e l’impegno di chi, come noi, mira ad immaginare un rapporto differente con la natura, anche in città, e si oppone al greenwashing». 

Quercia della foresta della Goccia
Quercia della foresta della Goccia

La quercia della foresta della Goccia non esiste più: siamo di fronte ad un caso di greenwashing?

Il Comitato la Goccia prosegue: «Quando sosteniamo che si tratti di greenwashing non lo facciamo a caso: se leggiamo nella sezione impatto sociale del sito del Politecnico si legge che “il Politecnico promuove la cultura dello sviluppo sostenibile in tutte le sue attività istituzionali, nella didattica e nella ricerca“. Anche la pagina del Politecnico che presenta il progetto sull’area della Goccia riporta a grandi caratteri la citazione di Renzo Piano: «L’essenza di questo progetto era già scritta in quel luogo. L’idea era già lì che non aspettava altro. Intanto il bosco con quegli alberi maestosi [enfasi aggiunta da noi]. Poi le tracce della fabbrica sul terreno, quegli antichi edifici a testimoniare la memoria dei luoghi e il loro DNA». Tali dichiarazioni si scontrano quotidianamente con una realtà diversa, in cui si identifica sempre un interesse “superiore” a cui sacrificare il verde e in cui le ragioni di chi vorrebbe preservarlo vengono liquidate come inutili o inopportune, ma soprattutto ignorate».

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Anche se la quercia della foresta della Goccia non esiste più, prosegue la lotta per salvaguardare il verde in Bovisa 

Il disappunto e la delusione per questa storia della Quercia e della sua fine sono cocenti: «Ma non ci scoraggeranno dal continuare a  richiamare l’attenzione su tutte le occasione di salvaguardia del verde – prosegue ancora la nota – e, in questo caso specifico, a esigere risposte concrete seguenti domande: Che misure compensative sono state proposte ed autorizzate a fronte del taglio dei 68 alberi? Come è garantita la tutela e compensazione della biodiversità dell’area (difficilmente riproducibile ex-novo ed in tempi brevi)? Come mai non è stato preso in considerazione il periodo di nidificazione degli uccelli, autorizzando il taglio oltre la data del 28 febbraio? Il vigente Regolamento di Uso e Tutela del Verde pubblico e privato, all’art. 34.6 recita che “in nessun caso (eccettuate condizioni di accertata pericolosità delle piante) deve venir effettuato l’abbattimento di alberi su cui siano presenti nidi di uccelli o tane di piccoli mammiferi “abitati”, o che siano utilizzati in modo accertato come dormitorio o posatoio di specie rare o di pregio”. Considerando che la fruizione dell’area è interdetta al pubblico è esclusa la pericolosità, peraltro di 68 alberi contemporaneamente, come motivo autorizzante il taglio. In che modo è stata verificata l’assenza di nidi sulle 68 piante? È stato accertato che non vi sono tane di mammiferi? In che modo è stato autorizzato, in deroga al suddetto regolamento, il taglio delle piante? Come si è espletata la funzione del garante del verde e che valutazioni ha condotto?».

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