15.6 C
Milano
24. 04. 2024 16:22

La lettera di Lella Curiel: «Cara Milano, sapessi di quanta cultura c’è bisogno»

Più letti

Sei proprio bella, lo sei stata anche nel lungo periodo di lockdown. Uscendo, sono riuscita a riapprezzare gli interni dei tuoi magnifici palazzi signorili, i vecchi cortili. E il silenzio, purtroppo per me che abito vicino al Policlinico, interrotto dalle sirene delle ambulanze. Una profonda tristezza. Milano, mi hai regalato tanto, gli anni dell’adolescenza, della giovinezza che sono stati gli anni della mia affermazione. Da allora, però, sei molto cambiata. E non vedo nei giovani la possibilità delle stesse esperienze che ho vissuto io. I sovrintendenti alla Scala erano tutti italiani, con loro potevi avere un dialogo, c’era un rapporto più facile. Da Ghiringhelli a Grassi e a Fontana, avevano le braccia aperte. La musica è stata ed è una parte fondamentale della mia vita: ricordo, la Callas, la Tebaldi, la Simionato, persone accessibili. Nei salotti di allora, come quello di Wally Toscanini, potevi trovare il pittore novello e Indro Montanelli: noi, giovani affascinati da gente di grande cultura e dal grande carisma. Ricordo il salotto di Maria Brunelli, sorella della mamma di Letizia Moratti. E, nella prima sala al Bagutta, c’era un tavolo a forma di C dove c’erano tutti: da Buzzati a Vergani, la Cederna e Sironi. I sarti erano considerati artisti. Un consiglio, Milano mia: prima di tutto, crea un comitato di opinione nel quale si possa discutere di quella cultura che è ormai sparita. Non esiste più il salotto dove parlare di musica, di cinema, di arte, di politica, di libri. E poi cambia il sistema scolastico: avvicina i giovani alla letteratura, alle arti visive. Devono sapere cosa rappresenti un’opera, cosa siano Brera o il Poldi Pezzoli. Per la moda, due saranno le filosofie: si potrà avere la reazione di tornare al bello, di investire sul rinnovamento, ma dall’altra parte c’è l’incognita del futuro. Ho aperto un piccolo show-room alla fine di febbraio, un’attività nata morta. Come ha detto Giorgio Armani, la moda subirà profondi cambiamenti. Anche perché rappresenta quello che è il mondo: negli ultimi anni incarnava la sua confusione. Per questo Giorgio ha caldeggiato di tornare al classico. Io non ho mai mollato: non si può vivere di show, di feste e trallallà. La moda deve dare prodotto ed essere di pari prezzo alla qualità.

Lella Curiel, Stilista
(Foto: Giovanni Gastel)

In breve

FantaMunicipio #27: quanto ci fa bene l’associazionismo cittadino

Pranzi, musica, poesia, arte, intrattenimento, questionari, flash mob e murales: tutto all'insegna dell'associazionismo cittadino e delle comunità che popolano...