17.1 C
Milano
19. 04. 2024 16:22

Adesso è il momento giusto: una sfida per tutti noi, alla “prima” in edicola

Più letti

Non sto nella pelle. E me ne scuso, perché il dolore con cui abbiamo imparato a convivere in questi mesi ha poco a che vedere con l’atteggiamento di questa foto. Ma a trentatré anni mi trovo a dirigere, per la prima volta, una rivista che ognuno di voi potrà trovare (anzi, avrà già trovato) nelle edicole della mia città. È un’emozione, sì, diversa da quando (quasi sei anni fa) mandammo in stampa il primo numero di Mi-Tomorrow. Anche perché, allora, il rutilante avvicinamento ad Expo 2015 funse da traino costante ed irresistibile, regalando anche a noi cronisti un’attesa unica per la Milano che stavamo raccontando.

Oggi Milano è stata costretta, in parte, ad accartocciarsi su se stessa. Per questo, forse,
Pradivio Editrice – nella persona dell’amministratore delegato (e, soprattutto, mio migliore amico) Piermaurizio Di Rienzo – ha pensato che potesse valere la pena restituire
un po’ di quel bene, del luccichio che la Madonnina condivide sistematicamente con noi
da quel 22 settembre 2014, permettendoci di regalare ai milanesi un prodotto gratuito e di
qualità, apartitico ed il più possibile etico. Ma non per questo insapore. Ci siamo chiesti per
settimane come avremmo potuto trasferire la passione quotidiana di Mi-Tomorrow in un
prodotto che fosse diverso, che mantenesse un carattere free, ma che ci permettesse di
raccontare il periodo più ostile dal dopoguerra in maniera inedita. Abbiamo pensato
che tanti milanesi – come tanti italiani – hanno ritrovato conforto nelle edicole, nella cara
“vecchia” carta. E abbiamo capito che solo lavorando a qualcosa di unico avremmo potuto fare centro. Per ora possiamo solo ringraziare chi ci ha sostenuti investendo su un
prodotto praticamente a scatola chiusa. La speranza, da direttore e giornalista perennemente in cerca di nuove strade e nuove sfide, è che questa scatola possa intrigare anche una volta svanito l’effetto sorpresa.

Il primo numero di MilanoVibra si snoda attorno ad un fil rouge fotografico che racconta tre mesi destinati a rimanere impressi nella memoria di chi li ha vissuti, per sempre.
Il buio, la speranza, la ripartenza: tre tessere di un domino che non ha ancora raggiunto il
suo epilogo, ma che ci ha fatto capire – una volta tanto – come l’adesso sia importante
alla stregua del domani. È una diretta conseguenza la domanda che chiosa tutti i dialoghi che potrete leggere già nelle prossime pagine: «Adesso è il momento giusto per?».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Facile, a pensarci. Più difficile capire dove il pensiero possa andare prima di tutto.
Ma non potevamo fermarci qui. Per questo motivo le nostre storie saranno “annodate”
fra loro con l’ausilio di lettere indirizzate proprio a Milano: parliamo di attività costrette
a chiudere i battenti, ma anche di “miracoli” prossimi all’apertura; parliamo di blasone al
centro, come in periferia; parliamo di Silvia Romano e di George Floyd. Abbiamo parlato
troppo, forse. Ma permettetecelo, per questo primo numero confezionato alla perfezione
da un grafico “artigiano” come Lorenzo Penna. Una nuova sfida anche per lui. Insomma,
non vi resta che girare pagina e affrontare un viaggio di sola andata. Io non sto nella pelle.

In breve

FantaMunicipio #26: come tanti Ciceroni fai da te, alla scoperta di alcuni angoli di quartiere

Quante volte camminiamo per la città, magari distratti o di fretta, e non ci accorgiamo di quello che ci...