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24. 04. 2024 22:04

Tra futuro e passato il nuovo album dei Coma_Cose: «Nostralgia, senza compromessi»

Fuori oggi il nuovo album di Coma_Cose, un mondo di significati che diventa ponte tra passato e futuro: «Sono anni bellissimi per la discografia, un po’ meno per la musica»

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Un libriccino dal linguaggio futuristico che racchiude un mondo di significati, sempre pronti ad affiorare da un passato che brucia ancora. È così che i Coma_Cose descrivono Nostralgia, il nuovo album fuori oggi su tutte le piattaforme digitali. Sette tracce, sette storie da raccontare, sette fotografie da “ascoltare” per capire l’essenza del duo tutto milanese, coppia anche nella vita, formato da Francesca Mesiano e Fausto Zanardelli, in arte California e Fausto Lima.

Il disco immortala il cambiamento di una vita sempre in viaggio. Un viaggio che nell’ultimo anno si è dovuto momentaneamente fermare.
Fausto Lima: «È stato un anno particolare per chiunque fa il nostro lavoro perché cercare l’ispirazione nel nulla è difficile, soprattutto se fai il cantautore e ti cibi di quello che ti circonda, di ciò che succede. La narrativa portata a pescare nel passato ha fatto sì che emergessero personalità distinte, con un grande lavoro di sartoria per cercare di uniformare il punto di vista fra tutti i brani di Nostralgia».

Un punto di vista unico, un po’ come voi.
California: «Da quando ci siamo conosciuti, abbiamo sempre lavorato insieme o comunque condiviso un progetto comune. Questo aspetto ci ha portati davvero a conoscerci come le nostre tasche».

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Quindi Nostralgia siete voi al 100%.
F: «Come ha sottolineato Francesca, la nostra coesione ci porta a dover cercare sempre una zona di comfort perché altrimenti rischi di non padroneggiare più la musica. E la stessa esibizione di Sanremo è stata un po’ un mix di caldo-freddo, di noi con un upgrade radiofonico».

È una scelta precisa quella di fare un disco cosi essenziale?
F: «Abbiamo scelto di lavorare sull’intensità, dove diciamo che parla più la penna, più la ricerca rispetto a un linguaggio prettamente discografico. Oggi i dischi vivono ovviamente di logiche di mercato, io penso sempre che siano anni bellissimi per la discografia e un po’ meno belli, anzi, molto critici per la musica».

Motivo?
F: «Perché la mole di musica caricata su mille piattaforme va a discapito della qualità. Ecco, noi ce ne siamo fregati di tutto questo, di quello che succede all’esterno del mondo. Abbiamo cercato di fare delle canzoni che avessero un senso».
C: «Diciamo che non era necessario allungare per forza il brodo».

Ph. Mattia Guolo

In Discoteche abbandonate, alcune atmosfere ricordano un misto tra gli Einstürzende Neubauten e i Daft Punk. Sembra di essere catapultati nella Germania degli anni ‘80.
C: «È l’ultima canzone arrivata. Dietro casa nostra, c’è una sorta di discoteca in mezzo ad un campo che non è mai stata finita. Passeggiando spesso nelle vicinanze, abbiamo trovato un pilastro di cemento in mezzo al nulla e ci siamo convinti che dovesse essere il punto di partenza per una discoteca mai nata. Ci hanno buttato il cemento e niente più. Però ci ha portati a rievocare le domeniche pomeriggio in discoteca… È stato tutto molto immediato».

Quali discoteche frequentavate?
C: «Arrivando dalle zone di Brescia e Bergamo, facevamo ping-pong tra Number One, Genux, Florida. Ma abbiamo nel cuore anche il Cocoricò di Riccione. Ci è bastato poco per iniziare a fare un po’ di viaggi con la mente ed è venuta fuori così questa canzone. Probabilmente ha avuto la gestazione più breve di tutte».

Un tema molto attuale, peraltro.
Fausto: «In effetti sembra parli del momento che stiamo vivendo. Indipendentemente dal Covid, se ci si pensa, determinate tipologie di locali hanno una vita ciclica che può durare cinque, dieci anni se va bene. È un vero è proprio fenomeno culturale: a noi interessava allargare lo zoom, al di là di quello che è successo quest’anno, provando ad analizzare il percorso di questi luoghi di divertimento che cambiano come cambia la società. E come cambia tutto».

Che cos’è per voi Milano?
C : «E un punto di svolta della nostra vita: siamo venuti qui per cambiare qualcosa di quello che facevamo in provincia, per allontanare la noia che ti pervade già da ragazzini. Milano è un’opportunità nelle tue mani, dopo non hai più scuse. Qualsiasi cosa io intenda fare, so che in questa città ho buone chance per realizzarla».
F: «È una sorta di terra promessa, un posto dove comunque c’è tanta libertà. Diciamo che qui la libertà è ammessa, mentre a volte in provincia, se sei una minoranza di qualsiasi tipo, di gusti, di interessi, di qualsiasi cosa, certamente fai più fatica. Milano ti accoglie con tolleranza e apertura, poi sta a te prendere la tua fetta di vita».

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