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19. 04. 2024 18:28

Boomdabash, un best of per rivivere tutti i loro successi: «Essere genuini paga sempre»

Ritroviamo i Boomdabash, nel giorno in cui esce il loro primo best of: quindici anni di carriera sublimati nel video di Don’t worry, una “nuova era” che parte da Milano

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Pensi ai Boomdabash, pensi all’estate. Pensi al video di Don’t worry, vedi Milano. È un filo conduttore che ci porta dritti dritti verso un Natale dal sapore nuovo, strutturato, amarognolo.

Ecco perché la musica della band di Mesagne, ma con la Madonnina nel cuore, suona anche adesso come quel porto sicuro che da tante estati ci fa ballare senza sosta. «Sono quindici anni, anzi qualcosa in più», sottolinea proprio Biggie, nel giorno in cui esce Don’t worry (Best of 2005-2020), una raccolta di 22 brani fra cui i grandi tormentoni dei mesi caldi, l’esperienza sanremese di Per un milione e, appunto, la novità Don’t worry.

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«È molto più di una raccolta di successi e brani inediti – spiega ancora Bash –, è la fotografia del nostro modo di vivere e concepire la musica, è l’essenza dei nostri primi 15 anni insieme. Oltre ai brani nuovi, il pubblico ha la possibilità di poter conoscere anche i Boomdabash delle origini. La nostra grinta è sempre stata quella sin dal principio, la gavetta è stata lunga. Noi siamo rimasti gli stessi di sempre, i piedi sempre ben ancorati a terra e una forte determinazione nel voler fare la nostra musica».

Com’è arrivare a questo punto?

«Devo girarmi indietro e guardare tutto quello che abbiamo fatto. Gli anni sono davvero tanti, noi in realtà esistiamo dal 2000. Parliamo di ragazzi nati e cresciuti al sud che hanno realizzato un piccolo sogno che avevano, contro ogni previsione».

Che sentimenti provate, oggi?

«Siamo soddisfatti, abbiamo creato qualcosa di incredibile. Abbiamo anche tanta voglia di continuare».

Tre momenti segnanti di questi anni.

«Il primo disco nel 2008, si chiamava Uno e forse è stato il momento più importante. Lì abbiamo fatto un passo fondamentale, siamo diventati un gruppo musicale. È stato il nostro biglietto da visita. Un altro momento è stato quello che ci ha regalato la gioia di poter collaborare con un’artista che amiamo: Loredana Bertè».

Siete stati importanti anche per lei, per il suo rilancio.

«Abbiamo segnato uno step fondamentale, siamo arrivati ad un punto inaspettato. Diciamo che ci siamo fatti bene entrambi».

Un terzo momento?

«La partecipazione a Sanremo, era un piccolo sogno. Siamo arrivati sul palco più importante della musica italiana, è stata una grandissima soddisfazione per noi».

Non avete in mente di tornarci l’anno prossimo?

«In realtà ci abbiamo pensato, ma abbiamo tante cose da fare. Stiamo costruendo diversi progetti, non avremmo potuto fisicamente reggere una partecipazione. Richiede un grande impegno, ci dedichiamo ad altro ma sicuramente torneremo più avanti. Se la commissione ci prenderà in considerazione, ovviamente».

Il video di Don’t worry è girato in parte a Milano, come nasce l’idea?

«Noi lavoriamo da tanto tempo con un regista (Fabrizio Conte, ndr) che ci ha indirizzato verso questa opzione. Abbiamo utilizzato le strade di Milano per una parte del video, per renderlo più urban. Volevamo sancire il legame tra il pezzo e questa città che per noi non è come tutte le altre».

Che rapporto avete con Milano?

«Lavoriamo a stretto contatto con questa città, abbiamo diversi collaboratori qui. È una città che amiamo senza ipocrisie».

I protagonisti del video sono dei bambini.

«Nel brano c’è anche un coro milanese, peraltro non era la prima volta che collaboravamo con loro visto che erano saliti con noi sul palco di Sanremo nella serata dei duetti. È stato molto bello realizzare il video in questo modo, con scene girate in una parte d’Italia che sta soffrendo particolarmente a seguito di quest’emergenza sanitaria. Volevamo portare un messaggio di speranza per tutti».

Cosa manca di più in questo periodo?

«Tutto. Il nostro lavoro, i live, fare le prove in studio. Ci manca il contatto con le persone, i nostri viaggi, il giro nelle radio. Andare a 105 da Max Brigante. È una parte del nostro lavoro che non stiamo più vivendo».

Con Don’t worry sembra emergere un’idea diversa, nuova, nella vostra produzione.

«Una canzone è un po’ come un vestito: deve andare bene a tante persone. Dietro questa scelta non ci sono stati schemi o preconcetti. Pensiamo sia il pezzo giusto per comunicare emozioni, questo non significa che non ci saranno più brani estivi».

Bando alle etichette, insomma.

«Siamo un gruppo difficilmente etichettabile. Facciamo quello che ci viene in testa di fare, se ci piace lo facciamo. Siamo sempre liberi da schemi o strategie, l’essere genuini paga sempre».

Come credi se la passino i giovani di oggi?

«Da sempre nutro molte preoccupazioni nei confronti delle nuove generazioni. Hanno meno consapevolezza, che è un aspetto fondamentale. La consapevolezza viene a mancare a causa di genitori che non riescono a garantire questo tipo insegnamento».

Come mai?

«Perché pensano che i figli siano qualcosa da esibire, ogni richiesta viene accontentata. La cosa più importante da dare è la consapevolezza, davvero. Ci sono già troppi problemi».

Ad esempio?

«Penso al razzismo e al bullismo, affrontati in maniera diversa dai miei tempi: ora i ragazzi sono molto più incattiviti. Ciò non toglie che ci siano anche tanti ragazzi giovani con la testa sulle spalle, che sanno distinguere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Sono loro il nostro futuro, la garanzia della trasmissione di valori».

Un augurio che vuoi fare ai Boomdabash per il prossimo anno?

«Mi auguro di ritrovare un po’ di serenità, di riprenderci quello che ci è stato tolto. Abbiamo bisogno di scrollarci questa negatività».

C’è stato qualche momento difficile anche tra voi?

«Quest’anno è stato tutto difficile: abbiamo trenta persone che lavorano per noi. E hanno lavorato poco. Noi possiamo dire di avere le spalle larghe, ma abbiamo delle responsabilità nei loro confronti. Per questo, soprattutto, non vediamo l’ora di ripartire».

Il video

Il videoclip del brano diretto da Fabrizio Conte e prodotto da Borotalco Tv esprime perfettamente il concept del brano, un inno di speranza con il quale la band intende lanciare un messaggio positivo, invitandoci a cercare dentro di noi la forza per superare le mille difficoltà della vita quotidiana.

Don’t worry diventa uno slogan forte e chiaro che in questo pezzo emozionante di grande impatto è in grado di toccare le corde più profonde dell’anima. Insieme ai Boomdabash, protagonista nella clip è una ragazza adolescente che, in un contesto di crisi familiare e di continui litigi tra genitori, trova rifugio nella musica.

Coinvolta dal brano e lontana dai problemi proprio grazie alle note di Don’t worry, la ragazza inizia il suo viaggio in un’altra dimensione, ritrovandosi immediatamente catapultata in un mondo ideale, quello innocente e spensierato dei bambini: un mondo che non conosce il male e che è, per natura, portatore di sana positività e innocenza.

Ecco così che la protagonista gioca, scherza e ride con i suoi amici per strada, ritrovando presto la serenità interiore. Nel videoclip si riconosce chiaramente la rete di strade fra Porta Venezia e viale Tunisia, fino al sottopasso in zona Centrale.

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