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28. 03. 2024 14:03

L’evoluzione artistica dei Coma Cose alla MMW: «Il nostro modo di salvarci»

Il cambiamento del duo passa dalla Milano Music Week: «C’era qualcosa da sistemare dentro di noi»

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«Il nostro modo di salvarci»

L’evoluzione artistica dei Coma Cose passa dalla Milano Music Week: «C’era qualcosa da sistemare dentro di noi»

Domenica 27 novembre alle 19.30 – allo YelloSquare Milan (Salone 14 – via Serviliano Lattuata, 14) – si terrà l’appuntamento conclusivo del ciclo di incontri con gli artisti della MMW 2022: qui i Coma Cose presenteranno l’evoluzione artistica e personale maturata in Un meraviglioso modo di salvarsi (Asian Fake/ Epic Records Italy/Sony Music Italy), l’album disponibile in fisico e digitale su tutte le piattaforme streaming.

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Alla Milano Music Week l’evoluzione dei Come Cose con l’album Un meraviglioso modo di salvarsi

Come definireste questo disco?

Fausto: «Libero. Abbiamo ritrovato la voglia di accettarci per la nostra personalità: lo abbiamo raccontato qui, in una sorta di diario, un insieme di appunti e suggestioni musicali che poi, spontaneamente, sono diventati canzoni».

California: «Anche ludico, perché è tornata anche la voglia di riappropriarci del fare musica senza i paletti e le trappole del passato, dando sfogo alla nostra creatività senza riserve».

Cos’è successo dopo il Festival di Sanremo?

F: «Ѐ arrivato un tour tutto esaurito anche grazie al successo di Fiamme negli occhi. Però, a fine 2021, siamo spariti perché sentivamo che c’era qualcosa da sistemare, non solo dentro di noi, ma anche tra di noi. Ci siamo allontanati anche dai social».

C: «Ci siamo sentiti fragili dopo tanto correre. Era necessario prenderci del tempo per interrogarci sul senso di fare musica e da questo periodo abbiamo ritrovato quell’autoironia giusta nell’accettare le cose».

E avete trovato il modo di salvarvi, anche con la musica.
F: «Il disco pone come punto di partenza quello di ritrovare il proprio baricentro prima di iniziare un nuovo viaggio. Così come non esiste un solo punto di arrivo, non esiste un unico modo di salvarsi, ognuno deve cercare il suo provando a capire cosa ci può far stare davvero meglio».

In primavera tornerete ad esibirvi dal vivo.

C: «Lo faremo soprattutto perché il disco nasce con brani pensati per l’esperienza live. Saremo in otto sul palco, ci sarà anche un percussionista e una violoncellista che daranno ancora più corpo al sound».

F: «Anche il palcoscenico sarà pensato per favorire l’interplaying e lo scambio musicale. Abbiamo voglia di raccontarci in un ampio caleidoscopio musicale tra vecchio e nuovo, più come una band, che come un duo. Lo faremo anche in due speciali tappe all’estero, Parigi e Londra».

Con tappa finale milanese il prossimo 19 aprile al Fabrique.
C: «Concludere a Milano sarà una grande festa. Chiuderemo in bellezza in quella che è la città che ci ha adottato».

E dove tutto è partito. In cosa vi sentite maggiormente cresciuti dalle prime esperienze?

C: «Sembra passata una vita da quella liquidazione ottenuta dopo aver lasciato il negozio in Ticinese in cui lavoravamo entrambi. Effettivamente da quel momento sono successe tante cose, ma non ci siamo mai dimenticati da dove siamo partiti. Non eravamo felici del lavoro che facevamo, vivevamo una vita diversa ed oggi mi fa quasi tenerezza pensarlo».

F: «Abbiamo conosciuto tante persone in questi cinque anni e grazie a loro e a questo lavoro ci siamo evoluti. Non ci sentiamo arrivati, però, stiamo facendo solo qualcosa di bello insieme».

Maldinoia – undicesima traccia del disco – parla di Milano?
C: «Ѐ la nostra croce e delizia. In questo dualismo esistenziale raccontiamo questa città con il concetto di fuga, per cercare nuovi stimoli di vita. Forse è il brano più simile ai precedenti perché arriva da quel periodo».

Tra dimora e fuga, Corvetto è ancora la vostra zona?
F: «Viviamo qui da anni, l’abbiamo scelta come nostra “culla” bucolica dove sentirci ad un passo dalla città, ma anche ad un passo dalla periferia. La nostra maturità è avvenuta anche qui, scegliendo spazi più contemplativi rispetto alla movida. Con i suoi campi questa Milano Sud diventa subito campagna e le sue passeggiate si sono rivelate propedeutiche».

Nell’album non mancano i riferimenti alla resistenza umana.
F: «Nella quinta traccia, La resistenza, si nasconde un manifesto di libertà. Il ritornello recita “Dopo quelli del disagio e quelli dell’incoscienza arrivano per tutti gli anni della resistenza”: non si parla di politica, è da intendere come resistere alla vita stessa nostra».

E ai conflitti che ci circondano.
F: «Chiamami è stata scritta prima della guerra in Ucraina, ma sembra parlare proprio di questo. In realtà il brano si ispira alla poetica anni Ottanta new wave. Si è rivelata, poi, come una lettera dal fronte».

 

CHI SONO FAUSTO E CALIFORNIA

Un duo nato nel 2016, una coppia prima nella vita e poi nella musica, che mischia vissuto e gusto sonoro urbano a una poetica cantautorale. Nel 2017 pubblicano i primi quattro brani e nell’autunno dello stesso anno lanciano con Asian Fake Inverno Ticinese, il loro primo EP. Nel 2019 danno vita al loro primo disco HYPE AURA cui segue un anno fitto di soddisfazioni, anche all’estero, suonando a Parigi in apertura ai Phoenix e allo Sziget Festival di Budapest.

Arriva anche il tutto esaurito all’Alcatraz che segna il sodalizio affettivo tra gli artisti e la città d’azione, confermato poi con il Capodanno in piazza Duomo. Nel 2021 partecipano alla settantunesima edizione del Festival di Sanremo con il brano Fiamme negli occhi, che diventa disco d’oro in sole tre settimane, oggi doppio platino.

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