È l’alba di un nuovo tour per Le Vibrazioni, a un anno e mezzo dal quarto posto al Festival di Sanremo con Dov’è e nell’attesa di tornare a suonare live nella loro Milano. Intanto Francesco Sarcina e compagni esordiranno domani a San Benedetto del Tronto: il calendario non è ancora completo, ma ciò che si respira dai post sui social dei quattro ragazzi è un entusiasmo tangibile. E comprensibile, dopo una forzata astinenza dal palco.
Le Vibrazioni in tour
Dopo un anno si torna a suonare dal vivo. Con quale spirito?
«Abbiamo una estrema voglia di suonare. Le Vibrazioni sono una band che si è sempre basata su una massiccia quantità di live. Saremo in tour, anche se non sarà facile con questo terrorismo mediatico poco chiaro. E con regole che cambiano troppo velocemente».
Siete più carichi di rabbia per il tempo perso o felici di ritrovare il pubblico?
«La nostra non è rabbia, ma preoccupazione. Non si può essere arrabbiati perché la situazione è la conseguenza di una pandemia mondiale. Non siamo tutelati e soprattutto non sono tutelati i ragazzi che lavorano per noi. Questo è il problema più grave. Ad oggi, il fatto di tornare è una figata pazzesca perché ritroviamo i nostri tecnici e il pubblico, anche se una parte è tagliata fuori a causa delle disponibilità limitate».
Per voi il 2020 era iniziato benissimo grazie a Dov’è. Riuscite ancora a sfruttare quell’onda di positiva?
«Nel 2020 eravamo pronti per esplodere con un tour magnifico. La canzone stava spopolando e abbiamo fatto tremare il palco di Sanremo sfiorando addirittura il podio. Ma è comunque inutile pensare a quello che sarebbe potuto accadere dopo il festival, non serve vivere di rancori. In un momento così non possiamo far altro che navigare a vista».
La vostra prima estate da top player della musica è diventata maggiorenne: sono passati esattamente diciott’anni. Cosa è cambiato e cosa si è mantenuto inalterato nel tempo?
«Le nostre teste di legno sono rimaste uguali (ridono, ndr)! Siamo identici a come eravamo, abbiamo ancora il fuoco che brucia dentro. Discutiamo, scherziamo, suoniamo, ci prendiamo in giro. Siamo ancora così, anche se abbiamo superato i quarant’anni. Per contro, è profondamente cambiata la vita privata di tutti noi: oggi abbiamo consapevolezza e responsabilità decisamente diverse».
Nella vostra carriera avete spesso proposto hit estive, anche recentemente. Ma non quest’anno. C’è un motivo?
«Abbiamo lasciato fare ad altri, per esempio a chi ha partecipato a Sanremo e deve portare avanti un progetto. Era giusto fermarsi, ma siamo pronti a pubblicare qualcosa subito dopo l’estate, tra l’autunno e l’inverno».
Francesco, quale credi sia stato il segreto dell’ottimo riscontro del tuo libro, Nel mezzo?
«Per tanto tempo non ho detto niente sulle mie vicende personali e questo ha creato la giusta curiosità. Mettere in piazza la mia vita privata non è mai stata una prerogativa. Che poi già lo faccio, con le canzoni… La mia risposta a certe nefandezze è stata un’opera d’arte: un libro, appunto»