Il 26 marzo è uscito MaxTape, un concentrato di rap che si snoda in 18 tracce in cui Nerone, “Max” per gli amici, ha coinvolto 15 superstar del genere, tra cui J-Ax, Jake La Furia, Emis Killa, Fabri Fibra, Nitro, Gemitaiz, Tormento e Danti. Un disco molto apprezzato anche nella sua versione in vinile, sold-out in pre-order.
MaxTape sembra voler rappresentare la rivendicazione di un genere. Tu come lo definisci?
«Non rivendichiamo un genere perché non ci ergiamo a paladini di nulla. Il rap non l’abbiamo inventato noi, ma sicuramente ci è sempre piaciuto farlo e sempre ci piacerà. Abbiamo realizzato MaxTape in un momento difficile e solo per divertirci. Poi sarebbe bello sapere che c’è chi si riaffaccia al rap grazie a noi».
Sui social hai scritto: «Abbiamo fatto il rap. Quello vero. Senza sembrare dei dinosauri». Ovvero?
«Quando si sentono ragazzi che rappano sui 90 BPM e su una base con basso, rullante e pianoforte, questo viene definito old school.
Quindi o si fa trap o si fa old school!».
Il rap in sé non è considerato, insomma.
«Esatto! Per MaxTape ho chiamato anche veterani con molti più anni di me di carriera alle spalle, da tempo lontani dal rap in senso stretto. Ebbene, i vecchi king hanno dimostrato che se tornano in bicicletta sanno pedalare…».
Questa idea di “sovranità” si avverte anche dalla copertina del progetto.
«Se ti ergi a paladino del rap, devi stare molto attento. Non bisogna esagerare con le parole perché, se dici una cosa del genere, poi non hai più il diritto di passare a fare qualcos’altro: hai paura che la gente possa percepirti come un incoerente o un venduto. La verità è che bisogna semplicemente fare quello che ci si sente senza profetizzare nulla. Siamo persone che fanno musica: non giuriamo fedeltà a nulla, ma chi ci conosce sa che siamo i baluardi del rap. Mi metto una coroncina e mi considero anch’io un king. Uno dei vari».
MaxTape è anche la celebrazione di una territorialità. Lo si avverte nel brano Madunina e nella corona a forma di Duomo in cover. Per te cosa rappresenta Milano?
«Il rap è molto territoriale e a noi Milano ha dato i natali. La corona a forma di Duomo vuole indicare che abbiamo saltato il primo step, quello dei quartieri. Quindi abbiamo “preso” Milano e ora punteremo ad espanderci un po’. Non solo in Italia, ma anche all’estero».