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20. 04. 2024 07:46

Quattro domande a Clara: «Milano, ti desideravo da sempre»

La giovane cantante si racconta

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Bilico, Ammirerò e Freak. Tre singoli che raccontano la giovane Clara, classe ‘99, testa sulle spalle e idee molto chiare. È nel 2017, giunta a Milano, che il suo percorso musicale conosce la prima svolta, culminando nella firma con Sony. Di qui, ecco la pubblicazione di tre brani che mettono ben in risalto diverse sfaccettature di una personalità artistica in continua evoluzione.

Una delle peculiarità della tua musica è la capacità di fondere pop e urban. C’è un punto d’incontro tra questi generi?
«Non sempre. A seconda di quello che vuoi trasmettere, occorre scegliere e interpretare la musica, modellandola all’occorrenza. Non riesco a identificarmi in un genere. La mia scrittura dipende da come mi sento in quel preciso momento».

Il tuo nuovo singolo, Bilico, parla di difficoltà e cambiamenti.
«Mi sono sempre sentita nella situazione che descrivo nel brano. Sono partita da un’idea di instabilità, anche perché dalla scorsa estate sono cambiate tante cose. E Bilico nasce proprio per questo motivo. Mi sono catapultata a Milano, in una realtà che desideravo da sempre. Qui ho capito che, ogni volta che ci prendiamo una decisione, non possiamo mai sapere se è giusta al 100%».

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In Ammirerò, invece, canti la speranza verso un mondo e un futuro migliore.
«Questo brano ha un valore particolare, perché metto in risalto un’altra parte di me. In Freak ho mostrato quanto sia pazzoide, in Bilico spingo sull’incertezza, mentre con Ammirerò rivelo alcuni miei dettagli personali. Mi sono messa a nudo, insomma. Sono molto legata questo brano. Lo riascolto soprattutto quando ho bisogno di speranza e forza».

Sui tuoi social esorti spesso a non mollare.
«Nel mio percorso non sempre ho sentito l’appoggio che avrei voluto, soprattutto in passato. Ricordo persone che dicevano di non vedere concretezza in quello che stavo facendo. Ora le cose stanno cambiando, ma voglio affermare a gran voce che non dobbiamo mai farci abbattere da chi crede che non possiamo farcela».

 

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