La pandemia non ha abbattuto Federico Zampaglione, fondatore dei Tiromancino, non solo nel pieno montaggio di un nuovo film – Morrison -, ma ora fuori anche con un nuovo singolo che sarà colonna sonora: Cerotti.
Hai detto che questa è una canzone «stropicciata e senza filtri», figlia di notti insonni e cuori graffiati. Quali sono questi cuori graffiati di cui parli?
«Cerotti racconta di una storia al capolinea, di quei momenti prima del grande distacco. Un’ultima notte prima di una chiusura sofferta. È un pezzo che ti fa pensare a questo tipo di situazioni. Io, per fortuna, in questo momento sono felice ma mi rendo conto che, se mi arrivasse un pezzo così e mi avessero appena lasciato, mi prenderebbe un colpo».
Com’è nata l’idea di lavorare a quattro mani con Gazzelle?
«L’ho seguito dagli esordi: riesce ad emozionare e ad essere malinconico, arriva. Poi una sera ci siamo incontrati ad un concerto dove c’erano tanti nomi e abbiamo parlato, rendendoci conto che sarebbe stato figo fare qualcosa insieme. Qualche tempo dopo ci siamo scritti su Whatsapp, ci siamo rivisti. Da lì è nata Cerotti».
Con Jason Rooney alla produzione del tuo nuovo album.
«Esatto. Diciamo che c’è stato da subito un bellissimo scambio, ci siamo trovati. Lui in realtà è un milanese-napoletano. Un verace romantico, come me alla ricerca dell’aspetto maggiormente emozionale. Che per me è fondamentale».
Molto spesso sei a Milano, cosa ti piace di questa città?
«C’è sempre stata nella sua aria una grande voglia di fare. Roma è molto pigrona e si è ulteriormente impigrita. La gente sembra che faccia fatica a fare tutto in questo periodo. Il milanese, invece, è sempre più disposto a buttarsi. Ed è una cosa importante soprattuto da un punto di vista creativo. Qui c’è sempre fermento nell’aria».