Syria presenta Perché non canti: «La mia romanità per Gabriella Ferri»

Gabriella Ferri
Gabriella Ferri

Un concerto-spettacolo per Gabriella Ferri. Questo è Perché non canti, in scena venerdì e sabato al Teatro Menotti. A raccontare con musica e parole la cantante scomparsa nel 2004 è Syria, che già nella passata stagione con Bellissime dedicò un importante capitolo proprio alla Ferri: «A furia di cantare le sue canzoni e di avere tra le mani un libro coi suoi appunti, diari e disegni, mi è venuta voglia di andare ancora più a fondo e realizzare uno spettacolo intero», ammette Syria a Mi-Tomorrow.

Syria, come nasce Perché non canti?
«Parte tutto dal libro, con materiale donato dalla famiglia, pubblicato da Pino Strabioli. Quindi, insieme a lui, ho pensato di realizzare un tributo visivo non solo musicale, ma inframezzato da racconti che mostrano anche la parte meno conosciuta di Gabriella».

Com’è passare dal ruolo di narratore a parti in cui impersona la stessa Gabriella?
«Direi terapeutico (ride, ndr). Ho cercato di riportare tutto a me, non voglio imitarla. Provo, con la mia romanità, a raccontare la storia di una grande artista che ha avuto un ruolo importantissimo in un periodo storico della musica italiana. Gabriella Ferri, con la sua intellettualità, ha reso ogni sua interpretazione più che mai profonda».

Crede che la Ferri sia stata dimenticata troppo in fretta?
«A tratti sì, ma anche per volere suo perché ha fatto delle scelte molto drastiche ritirandosi a vita privata quando era stanca di seguire un ambiente che non le apparteneva. Dopo la sua morte, però, non si è mai smesso di ricordarla, anche in tv ho sempre trovato qualcosa di Gabriella. Grazie a questo spettacolo mi sono resa conto di quanto fosse amata e di quanto il pubblico voglia tenerla nel cuore. Vedere i suoi fan partecipare al nostro spettacolo mi onora: sono contenta che ciò avvenga nell’intimità di un teatro».

Lei, invece, come si trova in questo ruolo che richiede, oltre alla canzone, un’importante parte recitativa?
«All’inizio ho avuto timore e qualche difficoltà, ma quando con Pino Strabioli ho scelto le parti recitate ero sicura di poterle affrontare con serenità. Dopo un anno di repliche sono contenta di aver dato la mia rivisitazione personale allo spettacolo».

Da romana, com’è vivere a Milano?
«Bellissimo, mi trovo molto bene. Per amore ormai vivo qui da vent’anni, è una città molto ordinata e ben servita. Certo Roma mi manca, è meravigliosa e con un patrimonio culturale senza uguali».

A livello discografico, ha nuovi progetti in cantiere?
«In tutta sincerità no, in questo momento non ne ho proprio voglia. Ho intenzione di dedicarmi a questa bellissima esperienza. Mi sono state fatte anche delle proposte teatrali per il futuro e onestamente preferisco sondare più quelle che la musica».

Intanto, però, l’abbiamo vista accompagnare a Sanremo Anna Tatangelo. Pensa si troverà mai un metodo di voto che accontenti tutti senza creare polemiche?
«Non lo so, ogni anno è un terno al Lotto. Mi permetto, però, di dire che la giuria di qualità non deve essere composta da gente che arriva da settori così differenti. Se proprio si vuole mantenere questo sistema, i membri della giuria di qualità devono far parte dell’ambiente della musica, non devono essere cuochi o registi di film. In un festival della canzone italiana ci devono essere giurati del settore da unire, naturalmente, al voto del pubblico».

Venerdì alle 20.30 e sabato alle 19.30
Teatro Menotti
Via Ciro Menotti 11, Milano
Biglietti: 30 euro + prevendita su teatromenotti.org