Gionnyscandal: «Fedez, questo è emo trap»

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«Molti artisti e rapper dicono che va sempre tutto bene, invece non è così. Al giorno d’oggi, moltissimi ragazzini sono tristi e depressi ed è lo specchio della nostra realtà. Secondo me, la colpa è dei social. In questo disco, non ho voluto parlare degli altri, parlo di me. Lavorare a questi brani mi ha aiutato tanto». Esordisce così Gionnyscandal per presentare Black Mood, album di svolta di uno dei nuovi esponenti della generazione rap. Un lavoro ricco, in parte già edito con singoli come Ti amo ti odio e Dove sei, che lo proietta nell’Olimpo italiano dell’emo trap.

 

Ma che cos’è l’emo trap?
«È semplicemente unire l’emo-core all’hip hop. Fare trap non è impossibile, lo sanno fare anche i giovani d’oggi. La trap è semplice, i testi li possono scrivere tutti. Nelle liriche trap non c’è un contenuto, venti pezzi trap sono un pezzo solo. L’emo trap ha più skills: devi saper suonare la chitarra, anche la scrittura e la tematica sono complicate. Parli di cose vere senza ingrandire la realtà».

Già Fedez parlo di emo trap per il suo disco.
«Lui ascoltava i Blink e non sono emo, sono pop punk. Una volta uscito il disco, ho scelto di dirlo. Ho fatto una storia su Instagram e ho detto la mia: quel disco non è emo trap. Non basta un giro di chitarra per rendere un disco emo trap. Devi aver suonato in una band per aggiungere la parola “emo” a “trap”, se non hai mai suonato e sei nato nel 2000 non potrai mai fare quel genere lì».

Com’è nato Black Mood?
«Ho iniziato a scriverlo un anno e mezzo fa. Ho fatto tanti giri e Ti amo ti odio è stato il primo testo che ho scritto. Volevo fare un disco emo trap, unendo rock, emo e punk: questo disco è stato spontaneo, io stavo male e scrivevo. Solo è stata scritta in un momento particolare, non mi vergogno di dire che ho bisogno di aiuto quando sto male. Ho preso qualcosa per stare meglio e ho registrato. Non sto costruendo nessun personaggio triste, se fai emo trap devi far vedere tutto, anche la tristezza».

Sfrutti molto anche i social, in questo senso.
«I social sono una realtà amplificata, mi sono serviti, mi hanno aiutato ad emergere. Usati in un certo modo, sono super utili. In altri casi, sono usati male e questo rovina i giovani. Ci sono troppi esempi scorretti sui social, spesso crea problemi sociali ai ragazzini».

Dopo gli instore, comincia un tour ambizioso che partirà dall’Europa e si concluderà il 28 novembre proprio a Milano.
«È il mio primo tour europeo e non so cosa aspettarmi, all’inizio abbiamo organizzato solo le date italiane. Mi gasa girare e portare la mia musica, in questi casi non sai come va finché non ci arrivi. Le aspettative sono molto alte, il mio è un disco internazionale e penso possa arrivare a tutti».


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