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20. 04. 2024 02:35

Alessandro Venuto racconta il suo romanzo d’esordio In direzione opposta: «La vita trova sempre la sua strada»

«La dipendenza leva nelle persone la cosa più importante: creare bellezza»

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Pubblicare un libro nel pieno della pandemia è cosa ardita. Lo sa bene Alessandro Venuto, autore di In direzione opposta, nato e cresciuto a Lavagna, ma milanese d’azione: «Pubblicare durante la quarantena è stata per me la primavera, quella che ci siamo persi a causa del lockdown. In questo il team di Edizioni Montag è stato coraggioso».

 

Alessandro Venuto racconta il suo romanzo d’esordio In direzione opposta

In direzione opposta
In direzione opposta

Come nasce In direzione opposta?
«Nasce grazie al concorso nazionale Le Fenici 2019 di Edizioni Montag e da tre di incontri casuali. Il primo con un estraneo che mi fissava alla finestra. Probabilmente non stava guardando me nello specifico, ma il mio palazzo. Tuttavia, appena si accorse del mio sguardo, scappò. Questo incontro ha attivato la mia immaginazione: ho pensato di inserirlo nel libro per rievocare il torbido sepolto nel passato del protagonista».

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Poi?
«Il secondo incontro è con La Cantina di Thomas Bernhard, un libro che amo molto. L’autore racconta del periodo in cui lavorò come garzone nel quartiere più malfamato della città: “Io non volevo andare in direzione contraria, volevo andare proprio in direzione opposta. È in direzione opposta che ho incontrato veramente me stesso”. Nel mio libro riprendo questo concetto: in direzione contraria a noi stessi, ci facciamo del male. Andando in direzione opposta, invece, scopriamo una strada nuova. Per me è stato prendere il treno che mi ha portato a Milano».

E il terzo incontro?
«La dipendenza. Lavoro per una realtà molto importante (Fondazione Erisndr) che mi ha fatto scoprire un mondo che non conoscevo assolutamente: quello delle dipendenze. Grazie al mio lavoro ho scoperto quanto sia facile entrare nel giro delle droghe pesanti e di quanto sia disastroso uscirne. Questa cosa, ad un certo punto, prende in mano la tua vita per distruggerla completamente. Molti spunti, quindi, sono arrivati dai ragazzi che incontro in comunità e a Rogoredo, grazie al progetto Sollievo che ha un’impostazione molto semplice».

Alessandro Venuto
Alessandro Venuto

Ovvero?
«Andiamo lì, mettiamo un banchetto con cibo e bevande e vediamo cosa succede. Accade che incontri le persone: ti parlano e ti raccontano le loro storie. Allora ho pensato di mettermi dal loro punto di vista. Così sono nati i protagonisti del mio libro: Stefano e Sharon».

Un tema importante da comunicare con un libro.
«La dipendenza leva nelle persone la cosa più importante: creare bellezza. Ti rendi conto che una persona inizia a curarsi quando ricomincia ad avere degli interessi, torna ad essere umano. Per questo la si cura con dosi quotidiane di vita. Anche il nostro quotidiano ha bisogno di questi stimoli, è il modo in cui diamo significato alle nostre giornate. Per questo il lockdown, per molti, è stato difficile».

Infine la boxe.
«Il protagonista entra nel giro degli incontri clandestini di pugilato. È uno sport che funziona tutto al contrario: il miglior attacco è difenderti bene. Anche nel mondo della droga funziona tutto al rovescio. Mi sembrava una buona analogia. Stefano e Sharon provano ad uscire dalla dipendenza, andando in direzione opposta».

Gli otto passaggi di In direzione opposta in giro per Milano

«Milano mi ha accolto e mi ha dato un lavoro. Qui mi sono sposato e sono nati i miei figli. Il mio libro e anche un omaggio alla città: Milano è la terza protagonista del romanzo, in otto passaggi».

I luoghi di In direzione opposta
I luoghi di In direzione opposta
  1. San Siro, il tempio del calcio, lo si incontra verso la fine del libro. Recentemente è stato detto che non ha un valore culturale. Mi trovo fortemente in disaccordo, non da tifoso, non seguo il calcio, ma da cittadino.
  2. I protagonisti si innamorano sulla chiatta turistica del Naviglio Grande che porta fino alla chiesa di San Cristoforo.
  3. I protagonisti si sposano a Palazzo Reale, dove mi sono sposato io.
  4. Nel libro si visitano le terrazze del Duomo. Se si ha la fortuna di essere lì al tramonto, si ha come l’impressione di ricevere un abbraccio roccioso dalle montagne illuminate dalla luce del tramonto stesso.
  5. Ovviamente non manca il Castello Sforzesco. Un luogo che amo frequentare anche come turista, nonostante abiti qui. Quando il protagonista si guarda intorno sono io che godo della bellezza di Milano.
  6. Il futuro l’ho rappresentato attraverso piazza Gae Aulenti. Stefano andrà a vivere lì. Io, invece, d’estate porto i miei figli a giocare alle fontane. Ho intesto lo skyline milanese come il simbolo della Milano che ce la fa e rimane una delle grandi capitali europee. Nel libro scrivo MilanEasy, facile come Milano.
  7. Un pezzo della storia è ambientato in Chinatown, primo esempio di convivenza multietnica. Mia moglie è originaria della Cina, così come la protagonista del romanzo. La comunità cinese è importantissima per Milano, culturalmente ed economicamente.
  8. C’è il quartiere di Casoretto, dove io vivo, dove si è accolti dal chiostro esterno dell’abbazia di piazza San Materno, fatta di mattoni rossi, che domina sul quartiere. I protagonisti vivono in via Lambrate.

«La vita trova sempre la sua strada»

In direzione opposta di Alessandro Venuto
Edizioni Montag
295 pagine a 19 euro

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