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20. 04. 2024 08:14

Un libro per raccontare il magico sodalizio tra Dalla e Pallottino: «Lucio e Paola, un incontro decisivo»

In libreria Dice che era un bell’uomo... – Il genio di Dalla e Pallottino, il nuovo libro del giornalista milanese Massimo Iondini

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A distanza di mezzo secolo dalla pubblicazione di 4 marzo 1943, è disponibile in libreria e negli store digitali Dice che era un bell’uomo… – Il genio di Dalla e Pallottino (Edizioni Minerva), il nuovo libro di Massimo Iondini dedicato al sodalizio artistico di Lucio Dalla e la illustratrice Paola Pallottino, autori del celebre brano giunto a cinquant’anni di vita. Molte le testimonianze esclusive nel racconto (con prefazione di Pupi Avanti ed introduzione di Gianni Morandi), come quelle di Gino Paoli, Renzo Arbore, Ron ed Angelo Branduardi.

Si parte dalla carriera di Dalla nei primi anni Settanta: quanto fu significativo l’incontro con Paola?
«Fu decisivo. Lucio imparò a calibrare l’armonia sui testi di Paola già metricamente perfetti. Il loro fu un incontro causale, avvenuto a Bologna grazie ad Umberto Santucci, un critico jazz, e sui primi testi di Paola nacque nell’aprile del 1970 Orfeo Bianco, uscita solo su 45 giri. Arrivarono poi altri brani, tra cui l’exploit di 4 marzo 1943, Un uomo come me, Il gigante e la bambina e Anna Bellanna».

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C’è anche un inedito.
«Il testo di La ragazza e l’eremita fu musicato nel 1994 da Angelo Branduardi, ma venticinque anni prima aveva provato a farlo anche Lucio. Paola mi ha fatto ascoltare la sua versione piano e voce del 1970, gelosamente custodita in un provino su audiocassetta».

4 marzo 1943 non arrivò prima a Sanremo, ma rivoluzionò la musica leggera italiana.
«In quel Festival del 1971 Lucio e Paola proposero un testo rivoluzionario, capace di parlare per la prima volta in una rassegna canora del dramma di una ragazza madre e di un figlio in guerra. Fu censurata sia nel titolo (Gesubambino) che nei testi e Paola ne fu molto rammaricata. Tutto sommato, però, fu un riscatto anche per Lucio, lodato dalla critica ma sgradito al grande pubblico per lo stile da antidivo».

Da quando è cominciato il suo processo di rivalutazione?
«La sua proclamazione popolare fu nel 1980 in un quiz di Mike Bongiorno, Flash, dove era stato posto nella terna dei cantautori più apprezzati dal pubblico insieme a Mina e Celentano. Un grande risultato, forte del successo del 1977 con Come è profondo il mare».

A distanza di anni, oggi chi è Lucio Dalla?
«Colui che ha conciliato musica alta e musica popolare. A nove anni dalla sua morte, viene festeggiato e ricordato dal grande pubblico, creando ricordi ed eventi (la sua statua ad Expo è stata un evento nell’evento) ma la sua anima popolare è stata, forse, un limite alla sua grandezza. Avrebbe potuto gestire meglio i suoi ultimi anni, ha detto sì a tanti, forse troppi. Ha cercato altre strade, era ossessionato dal demone del cambiamento. Molti del suo calibro non lo avrebbero fatto».

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