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19. 04. 2024 07:49

“Teatro in casa”, lo spettacolo bussa alla porta

Mariagrazia Innecco racconta l’iniziativa Il Teatro a Casa Tua: «Con i teatri ancora chiusi lo spettacolo arriva a casa»

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Mariagrazia Innecco può tranquillamente essere definita la signora del Teatro in Casa a Milano. Ospitando diversi spettacoli nel suo salotto ha contribuito a diffondere la moda del teatro in casa, una forma decisamente più intima di vivere lo spettacolo dal vivo.

Prima un piccolo aperitivo e poi via alla recitazione con gli ospiti ad assistere seduti su divani, poltrone e sedie e l’attore lì a pochi centimetri da loro. L’ultimo Dpcm ha fermato anche questa modalità chiudendo le porte dell’appartamento, ma Mariagrazia non si è fatta abbattere, la sua passione e il suo amore per il teatro l’hanno spinta ad andare in cerca a un’alternativa e così il Teatro in Casa si è evoluto grazie alla tecnologia ne Il Teatro a Casa Tua.

Il salotto di Mariagrazia continua a svolgere il suo ruolo di palcoscenico ma, invece del pubblico, davanti all’attore ci sono le telecamere che portano lo spettacolo a casa della gente.

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Com’è nata questa idea?

«Mi piace molto ospitare le persone in casa e intrattenerle col teatro. È un modo per stare insieme, rimanere in contatto, mi piace preparare per gli ospiti qualcosa di buono da mangiare. Tutto questo mi è mancato parecchio nel lockdown primaverile. Così ho cercato qualcosa che mi permettesse di portare avanti quest’attività».

Come si è mossa per realizzarla?

«Ho capito che la prima cosa da trovare era un videomaker esperto in riprese teatrali perché la qualità dell’immagine deve essere alta. L’ho trovato in Massimo Allegri che, dopo un sopralluogo a casa mia, mi ha confermato che il progetto poteva nascere».

A chi si rivolge questa iniziativa?

«A tutti, in modo particolare a chi non ha accesso ai teatri nemmeno in situazioni normali. Non ho pensato ai milanesi che non possono andare in sala in questi mesi ma a chi si è sempre trovato in difficoltà ed è stato costretto a rinunciare al teatro perché vive in un luogo in cui non c’è oppure per motivi di salute o di lavoro».

Come si svolge lo spettacolo?

«Si svolge in diretta a casa mia, l’attore recita davanti alle telecamere con Massimo Allegri alla regia. Il pubblico può seguire la diretta oppure guardarlo con calma quando vuole. La rappresentazione rimane disponibile sulla piattaforma per circa una settimana. Però tutto avviene senza post-produzione proprio per lasciare quel tocco di magia e di imprevedibilità che caratterizza lo spettacolo dal vivo».

Come può partecipare il pubblico?

«Ognuno può donare ciò che crede. Chi dona una cifra più alta può avere più spettacoli a disposizione. Chiedo una donazione esclusivamente per permettere di portare il teatro in casa degli italiani».

Si è fatta un’idea sulla provenienza degli spettatori?

«Dopo cinque spettacoli, siamo circa al 50% di utenti da Milano. Ma abbiamo avuto richieste anche da Bolzano, dalla Sicilia e da Capri».

Punta ad arrivare anche a qualche italiano all’estero?

«Mi piacerebbe, ma al momento abbiamo qualche problema tecnico perché la piattaforma di crowdfunding non accetta carte di credito fuori dal Sepa. Ho ad esempio delle richieste da Manila, ma prima dobbiamo risolvere questo problema».

Gli attori, invece, come si stanno trovando?

«Anche per loro è un esperimento. Sono abituati a recitare davanti a delle persone, qui si trovano di fronte due telecamere. Sto notando che fanno un po’ fatica a vedersi in video e a volte sono poco disinvolti davanti alla telecamera. In casa, durante lo spettacolo, ci siamo solo io e il regista, a volte mia figlia: l’attore sembra cercare uno sguardo umano, non è abituato a doversi rivolgere a un obiettivo. Viene a mancare il rapporto con il pubblico».

C’è un calendario degli spettacoli?

«Ho scelto di non fare un cartellone. Non voglio diventare un teatro, preferisco proporre gli spettacoli di volta in volta e il pubblico sceglie se vederlo o meno. Solitamente il giorno della diretta è il mercoledì, ma non è una regola fissa. Cerco di avere il massimo dell’elasticità possibile perché è importante soprattutto in questo periodo in cui è difficile fissare dei programmi. Al momento preferisco rimanere sul genere monologo/dialogo, sia per motivi legati alla pandemia sia per questioni economiche. Gli artisti rischierebbero di guadagnare troppo poco, se sono in tanti».

Domani che cosa andrà in scena?

«Domani alle 21.00 ci sarà Shakespeare a pezzi, uno spettacolo di Omar Nedjari interpretato da Enrico Ballardini. Molto divertente e legato alle più grandi opere del bardo».

È un format che pensa di portare avanti anche quando riapriranno i teatri?

«Ancora non lo so. Chi era abituato a venire a vedere gli spettacoli a casa mia mi dice sempre di ricominciare appena l’emergenza finisce, ma chi vive fuori Milano rischia di rimanere senza niente. Per questo continuare a utilizzare anche il formato online potrebbe essere una soluzione».

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