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19. 04. 2024 17:38

Venezia 78, siamo a metà del Festival: Mi-Tomorrow traccia i primi bilanci

E' tempo di primi bilanci al Festival del Cinema di Venezia

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Giunti a metà Venezia 78 è tempo di primi bilanci. Lasciando da parte alcune difficoltà oggettive a livello organizzativo – la prenotazione su Boxol è una Odissea, mentre è meglio sorvolare sul dossier vaporetti – ci troviamo di fronte a una delle Mostre più belle degli ultimi anni.

Venezia 78, una delle mostre più belle degli ultimi anni

Le grandi premesse del programma stanno trovando conferme nei fatti: concorso principale di grandissima fattura, sezioni collaterali ben equipaggiate. Ovviamente ci sono film più o meno belli, è la natura dei festival, ma effettivamente la qualità media è più alta rispetto alle scorse edizioni.

É capitato di rado di trovarsi a metà Festival con almeno quattro-cinque candidati al Leone d’Oro. Venezia 78 si è aperta con l’ennesimo gioiello di Pedro Almodovar, Madres Paralelas, un film in rosa che intreccia storia e memoria. Penelope Cruz in prima fila per la Coppa Volpi.

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Anche l’Italia si giocherà le sue carte: i due film italiani presentati in questa prima tranche di Mostra, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e Il buco di Michelangelo Frammartino, sono straordinari. Il primo, targato Netflix, ci porta su nuovi territori sorrentiniani, più intimi e meno estetici, con più cuore e meno testa. Il secondo è visivamente clamoroso, di una bellezza raggelante.

Altra pellicola con le carte in regola per conquistare la giuria guidata da Bong Joon Ho è Competencia oficial di Gaston Duprat e Mariano Cohn, una commedia divertentissima con un tris di attori che non ha bisogno di presentazioni: Penelope Cruz, Antonio Banderas e Oscar Martinez.

Tra le migliori sceneggiature del recente passato. Bene anche Michel Franco, già premiato l’anno scorso con Nuevo Orden: il suo Sundown fa brillare la stella di Tim Roth, tra i principali accrediti al premio al miglior attore.

Anche se non mancano le delusioni

Certo, non mancano le delusioni. Pensiamo a The power of the dog, il ritorno di Jane Campion, sottotono e mai incisivo. O ancora a The card counter, l’ultima fatica di Paul Schrader macchiata da un assembramento di filoni narrativi. Troviamo anche qualche via di mezzo, è il caso di Mona Lisa and the blood Moon, che vanta difetti piuttosto marcati ma anche una colonna sonora pazzesca.

Qualche chicca dalle sezioni collaterali. L’Italia è stata ben rappresentata in Orizzonti da Atlantide di Yuri Ancarani, documentario che lavora in maniera originale sulle immagini, in territori quasi mai esplorati. Kruithof con Les promesses, film d’apertura della sezione, ha retto bene l’impatto con l’opera seconda, così come Bureau con il suo Tranchèes. Fuori concorso un plauso a Becoming Led Zeppelin, documentario diretto da MacMahon sulla celebre brand britannica.

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