Ricerca sul cancro, a tu per tu con Walter Ricciardi: «Italia all’avanguardia, ma con scarse risorse»

ricerca clinica
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«L’Italia è uno dei Paesi in cui la ricerca sul cancro è più avanzata, anche se il nostro Paese spende in ricerca meno di tutti i principali Paesi del mondo». Walter Ricciardi da pochi giorni è stato chiamato a presiedere il Mission board for cancer, il gruppo di quindici esperti istituito dalla Commissione europea incaricato di valutare e approvare i finanziamenti per progetti di ricerca in ambito oncologico. Già presidente dell’Istituto superiore di sanità, Ricciardi racconta a Mi-Tomorrow gli obiettivi del nuovo gruppo di lavoro.

 

Walter Ricciardi
Walter Ricciardi

Un italiano a capo del gruppo internazionale incaricato di indicare le strategie europee contro il cancro, cosa significa per il nostro Paese?
«E’ sicuramente una grande opportunità per coordinarsi meglio e cercare di acquisire finanziamenti importanti».

Quali sono gli obiettivi?
«Ci occupiamo di stabilire l’agenda e le attività con cui si concretizzerà la lotta al cancro nel periodo 2021-2027, indirizzando l’allocazione dell’ingente stanziamento di risorse che Parlamento e Commissione europea hanno attribuito a questa attività nell’ambito del programma Horizon Europe».

Il nostro Paese a che punto è nella ricerca sul cancro?
«L’Italia all’avanguardia in questo campo, nonostante le risorse spese nella ricerca siano inferiori rispetto ad altri Paesi».

I dati più recenti dimostrano che per la prima volta i casi di tumore nel nostro Paese stanno diminuendo. A cosa si deve questo progresso?
«Bisogna aspettare per vedere se questo trend si stabilizza, non vi è dubbio comunque che le attività finalizzate ad aumentare la consapevolezza dei cittadini e ad aumentare la loro adesione ai programmi di prevenzione, per esempio screening e vaccinazioni, e di promozione della salute stanno avendo i primi impatti positivi».

Sono in diminuzione anche i casi di mortalità?
«Per alcune patologie si, per altre rimangono stabili».

Quali sono i tumori che oggi mostrano maggiori capacità di remissione?
«Dipende sempre dalla tempestività della diagnosi e, comunque, bisogna ricordare che ogni tumore ha le sue caratteristiche specifiche e, con la medicina di precisione, le terapie stanno diventando sempre più mirate. Nei confronti del cancro del polmone, di quello metastatico al seno e del melanoma sono stati fatti grandi passi avanti».

Quali sono invece quelli più a rischio?
«Quelli del pancreas e alcuni tumori cerebrali».

La Lombardia, e Milano in particolare, sono considerate il polo di eccellenza in questo campo. Quali sono le strutture secondo lei più all’avanguardia sul territorio?
«Quelle più grandi, per il volume di casi assistiti e per le attività di ricerca che vengono condotte. Dove si fa ricerca si cura meglio».

E’ possibile parlare di un modello Lombardia esportabile in altre zone del Paese?
«Il servizio sanitario regionale lombardo, lanciato con la Legge 31 del 1997, ha rappresentato per anni un modello virtuoso di sviluppo sia delle strutture pubbliche sia di quelle private, con un’offerta che ha pochi pari in Europa. Negli ultimi anni ha cominciato a soffrire i colpi della crisi economica e dell’aumento dei bisogni della popolazione e della conseguente domanda di servizi. Penso che sarà molto impegnativo per gli amministratori mantenere i livelli qualitativi elevati raggiunti in passato».

L’Italia, rispetto agli altri Paesi europei più sviluppati, può fare di più e meglio?
«L’Italia è il Paese più eterogeneo all’interno dell’Unione europea, con Regioni che sicuramente hanno un’ottima offerta di servizi, soprattutto ospedalieri, e altre che a stento riescono a garantire livelli essenziali di assistenza. Siamo sicuramente virtuosi nella spesa, che è una delle più basse in rapporto al Pil».

Sul tema della prevenzione, invece, a che punto siamo?
«Siamo il fanalino di coda non solo in Europa, ma tra tutti i Paesi dell’Ocse. Dobbiamo migliorare, e di molto».

San Raffaele in prima linea contro il cancro al seno
La prevenzione del tumore al seno è al centro di una serie di iniziative avviate all’ospedale San Raffaele di Milano. L’obiettivo è invitare tutte le donne, dall’età fertile alla menopausa, a farsi controllare periodicamente. Il tumore al seno rappresenta infatti il 29 per cento dei tumori che interessano il sesso femminile: circa una donna su otto ne viene colpita nell’arco della vita. Per questa ragione Salute allo specchio onlus e la Breast unit del San Raffaele contribuiscono a sensibilizzare le donne distribuendo anche materiali informativi al banchetto solidale organizzato fino a venerdì prossimo, 25 ottobre, nello spazio antistante all’accettazione centrale.


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