Alla scoperta del liceo scientifico “Elio Vittorini”, una seconda casa per gli studenti

Elio Vittorini
Elio Vittorini

Al liceo scientifico “Elio Vittorini”, in zona Lorenteggio, i ragazzi escono dalle aule per l’intervallo. C’è chi va al bar della scuola, chi chiacchiera, chi ferma un professore per chiedere un chiarimento sulla lezione. In mezzo, alcuni docenti parlano tra loro. Sembra proprio un ambiente sereno, l’aspetto di cui è più fiera Albalisa Azzariti, preside della scuola da quattro anni.

preside azzariti
preside Azzariti

Perché uno studente dovrebbe scegliere il Vittorini?
«La nostra scuola non è strettamente legata a una cultura nozionistica, ma facilita la formazione del senso critico. Inoltre c’è molto entusiasmo e voglia di fare. Si vive un clima di grande concordia, sia fra gli studenti che fra i docenti. Il ragazzo in difficoltà sa che può contare sul consiglio di classe, su una preside che ha una formazione psicopedagogica, sugli sportelli d’ascolto e psicologico e su diverse forme di “tutoraggio”.

Credo che il Vittorini sia l’unica scuola che apre le porte ai ragazzi alle 7.30 del mattino e permette loro di rimanere fino alle 18. In questo modo i compagni possono studiare insieme senza troppi disagi, visto che molti studenti provengono dall’hinterland. In più il corpo docente è molto disponibile e collaborativo».

Allo scientifico c’è ancora molta disparità fra il numero di ragazzi e di ragazze?
«Su 1.100 studenti, due terzi sono maschi e un terzo femmine. Stiamo lavorando molto sulle ragazze e i risultati si vedono. L’anno scorso per la prima volta una squadra tutta femminile ha partecipato alle olimpiadi di matematica. Al Politest, competizione che premia le migliori scuole superiori che preparano gli studenti ai politecnici, due anni fa il Vittorini ha vinto nella categoria dedicata proprio alle ragazze.

Privilegiando la dimensione più creativa e meno meccanica, permettiamo alle donne, che sono “multitasking”, di trovare i loro spazi. Ad esempio, diverse studentesse si iscrivono ai nostri corsi di robotica e di sviluppo delle app, perché sono materie che hanno un taglio più creativo».

In cosa consistono i mini-campus per gli studenti delle medie?
«Sono una sorta di prova generale per mostrare ai ragazzi di terza media il nostro metodo di studio, che prevede anche esercitazioni pratiche».

Cosa intende per “progettualità dinamica”?
«La nostra scuola partecipa al progetto europeo Cool, che sviluppa risorse online per lo studio delle lingue con il metodo CLIL. E’ una piattaforma online dove ogni studente e ogni professore del mondo ha a disposizione una banca dati con diverse unità didattiche in tutte le lingue (comprese quelle minoritarie). Noi stiamo arricchendo la parte italiana. Essere al passo con le tecnologie non è una questione di moda: per catturare l’attenzione dei ragazzi di oggi è sempre più necessario mettere insieme fonti tradizionali e innovative».

In che senso la biblioteca è concepita come un laboratorio?
«Innanzitutto è completamente digitalizzata, il catalogo è online e chiunque può prenotare i testi. Inoltre, la commissione biblioteca, che comprende volontari e docenti, organizza una serie di attività, fra le quali il Pi group. Il nome deriva dal gioco di parole fra “Pi greco” e “pie” (torta, in inglese): sul modello dei simposi greci, si organizzano dibattiti su un tema scientifico; gli studenti si preparano sulla tesi e sull’antitesi, che espongono davanti a un moderatore. Alla fine si fa una scorpacciata di torte!».

 

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