Legge regionale sulla rigenerazione urbana, servira?

rigenerazione urbana
rigenerazione urbana

Rigenerazione urbana obiettivo numero uno di Regione Lombardia. Questo, in estrema sintesi, il focus della legge approvata dal Consiglio regionale. Ma di cosa si tratta? Intanto, rispetto al testo originale, sono state apportate alcune modifiche. La legge prevede fino al 20% di volumetrie in più per chi investe in interventi di rigenerazione e uno sconto fino al 60% sugli oneri di urbanizzazione (risorse preziose che completano l’investimento privato sistemando scuole, strade e parchi, ndr).

 

Per effetto degli emendamenti presentati dal Pd e condivisi dalla maggioranza – e per le proteste del capoluogo Milano – si è deciso che il bonus volumetrico non verrà più calcolato sulla base delle volumetrie esistenti, ma sulla base dell’indice edificatorio previsto dai Comuni nell’area in questione e che gli stessi Comuni potranno rimodulare il bonus.

Tutela anche per le cascine: l’intervento di rigenerazione non potrà minacciare l’attività agricola. Esclusi infine da interventi di rigenerazione (e relativi bonus) quelli volti a realizzare grosse superfici di vendita (superiori ai 5mila metri quadri) e le attività insalubri. L’assessore al Verde e Urbanistica del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran, ha però ventilato l’eventualità di ricorsi legali: «Utopia pensare che qualcuno investa in capannoni e aree difficili solo perché gli regali volumi o tagli i costi. La rigenerazione si fa solo con un progetto di sviluppo delle aree che, dentro una visione pubblica, coinvolga i privati. Attendiamo gli applicativi di giunta – scrive sul suo profilo Facebook – perché le condizioni previste dalla legge sono a un passo dall’incostituzionalità».

Pietro Foroni, assessore regionale al Territorio, ha parlato invece di provvedimento unico in Italia. Se da un lato è vero che la crisi strutturale del mercato immobiliare non può far leva sugli incentivi e che lo stesso taglio degli oneri non funziona (tantissimi Comuni hanno indici di oneri davvero bassi), è altrettanto vero che Milano ha un mercato che consente di sviluppare ambiti da rigenerare garantendo redditività a chi investe e, in tal senso, la più grande mano che può dare la direzione pubblica è rispettare i tempi previsti dalla legge (non sempre viene fatto).

La speranza è che la legge non acuisca ulteriormente squilibri territoriali tra lo scintillante capoluogo (con i suoi 13 miliardi di investimenti nel settore immobiliare previsti da qui al 2030) e gli altri, preziosissimi, territori lombardi.


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