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25. 04. 2024 22:34

L’arte dei diritti di aleXsandro Palombo: «A Milano le mie opere come anti-anestetici sociali»

L’arte come denuncia e salvezza. Le intimidazioni e il coraggio di essere autentici, le missioni umanitarie e un passato sofferto. Parla in esclusiva lo street artist, che colora le strade di Milano con messaggi di inclusione e tutela dei diritti umani

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Ha trasformato la docile Marge Simpson in una fiera rivoluzionaria anti-islamica che, per sostenere gli ideali femministi, si taglia la chioma di netto. Ha riempito di lividi le eroine dei cartoni, perché a volte, la violenza di genere è talmente potente da oltrepassare la barriera della realtà e infettare i sogni. Ha trasformato le principesse Disney in fiere portavoce della disabilità. aleXsandro Palombo scuote le coscienze attraverso la sua arte dissacrante e impegnata e con i suoi murales sparsi per le vie di Milano ci obbliga a riflettere sulle ingiustizie sociali e le storture del nostro tempo.

Intervista ad aleXsandro Palombo

Qual è il ruolo dell’arte?
«L’arte permettere alle persone di scavare nel proprio inconscio per cercare lo stupore, l’incoscienza, il coraggio, la bellezza e la verità. Viviamo in una società dove, per assurdo, tutta questa iper-connessione ci sta portando verso un sistema di controllo di massa che tende a omologare tutto e, a poco a poco, ci priva della nostra libertà. L’arte è uno dei pochi mezzi di espressione che può ancora aiutarci a riflettere e restare ancorati alla libertà».

Perché hai scelto di portare la tua arte nelle strade, fuori dal circuito istituzionale delle gallerie?
«La strada è solo un mezzo come tanti altri. Sono sempre stato un outsider e non mi sono mai posto limiti di contesto. Nella vita ho avuto la possibilità di esprimere la mia creatività in vari ambienti, la visione e la sperimentazione sono alla base di tutto. La strada resta l’ultimo luogo più libero che c’è: è una galleria a cielo aperto senza filtri».

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Perché affronti temi sociali nelle tue opere?
«Affronto questi temi per trascorsi di vita. È il bagaglio umano che mi porto dietro da sempre e che tende a riemergere. Il sociale è qualcosa che mi trascino fin da ragazzino, le mie prime esperienze in Croce Rossa, ero in prima linea negli aiuti umanitari quando ci fu lo sbarco di massa dei profughi albanesi arrivati in Puglia, poi qualche anno in giro per il mondo in Marina tra missioni umanitarie e missioni di guerra, e ancora molto altro. Ho visto e toccato parecchia sofferenza: quella è la mia base».

La sensibilità verso alcuni temi deriva dal fatto di essere stato vittima di qualche forma di violenza, fisica o psicologica?
«Occuparmi di certe tematiche è una reazione alle mie esperienze e avversità della vita e non è semplice muoversi all’interno di determinati contesti; la vita mi ha portato a reagire anche a traumi importanti e l’arte è stata per me la migliore cura, una terapia e per certi versi una salvezza».

Ti è mai capitato di anticipare con una tua opera un tema diventato poi oggetto di denuncia sociale?
«Sono stato tra i precursori sulle tematiche dell’inclusione e la diversità, nella sensibilizzazione di questioni sociali che tanti anni prima erano trattate in maniera marginale e, grazie all’impatto globale che hanno avuto, molte mie campagne sociali sono diventate mainstream. Mi sono occupato di anoressia nel 1998, quando il problema era ancora un tabù e nella moda non la si poteva neanche nominare: l’ho portata all’attenzione dell’opinione pubblica e ho sfidato sistemi, per questo ho pagato un prezzo».

Raccontaci meglio.
«La serie Break The Silence con le celebrità vittime di violenza, da Kim Kardashian a Gwyneth Paltrow fino ad Angelina Jolie, ha avuto un impatto fortissimo sui media di tutto il mondo aprendo a un dibattito senza precedenti. È stato un importante mezzo di sensibilizzazione verso lo star system, invitandolo a rompere il silenzio e prendere posizione sulla questione. Fino a quel momento, le celebrities vedevano il problema come qualcosa da nascondere per motivi legati alla carriera e all’immagine. Quella serie di opere è stata rivelatrice.

In che modo?
«Ha aperto la strada al Me Too dove anche Gwyneth Paltrow e Angelina Jolie si esposero nel caso Weinstein. Con lo staff di Angelina Jolie ci fu l’occasione di avere un confronto sulla mia serie di opere, perché Brad Pitt non la prese per nulla bene: non era felice di vedere ovunque l’immagine di Angelina con il volto tumefatto, nonostante non fosse realtà ma solo un’opera d’arte. Al contrario, Angelina comprese l’importanza di quelle opere».

Altre serie di opere che hanno sollevato il dibattito?
«Nel 2014 ho realizzato Do you still like us? la serie di opere che ritrae le principesse Disney disabili, contro gli stereotipi di genere e per sollevare il tema dell’inclusione e della diversità in un periodo in cui l’argomento era trattato poco e in modo marginale. Un’opera che ha fatto da apripista al dibattito sociale e che ha avuto la capacità di scardinare stereotipi di genere e diventare in breve tempo un potente messaggio di inclusività.

alexsandro palombo

Come?
«Negli anni questa serie di opere ha spinto la Disney ad attuare importanti politiche sulla diversità tanto da iniziare a creare nuovi personaggi più lontani dagli stereotipi e più vicini alla realtà. Oggi si parla di violenza domestica come mai in passato, quando iniziai a realizzare le mie serie di opere sulla violenza di genere i giornali ne parlavano molto poco e non c’era una forte presa di coscienza collettiva».

Qual è il tuo giudizio sui mezzi di informazione?
«L’informazione è un bene pubblico che va tutelato e sostenuto, in questo momento storico la percepisco sempre più fragile, la libertà di stampa subisce molte pressioni e molti editori preferiscono dare spazio alla velocità a discapito degli approfondimenti e questo porta a un impoverimento culturale della società. Se la stampa soffre di poca libertà, l’arte resta uno dei pochi mezzi di espressione dove ancora si può sperare di imbattersi nella verità».

Perché accostare personaggi pop, come le principesse Disney che nell’immaginario collettivo appartengono al mondo infantile, con le violenze in Iran o alla Shoah?
«Le mie opere sono un anti-anestetico sociale contro la finzione e gli stereotipi, tendono a sovvertire la narrazione tossica di molte figure iconiche dell’immaginario pop per spingerci alla riflessione, prendono forma in un’atmosfera di libertà, reale e distopica, dove lo spettatore diventa l’esploratore tanto della favola quanto della realtà».

Che rischi corre un artista che denuncia?
«Dipende da cosa denuncia e l’impatto che ha. Quando si usa un linguaggio visivo molto corrosivo allora il rischio diventa alto e le reazioni intimidatorie arrivano velocemente, bisogna sempre tirare dritti e vare sempre coraggio. Gli artisti autentici non si auto censurano, i mediocri sì».

Hai mai ricevuto minacce o pressioni di qualche tipo per una delle tue opere?
«Tantissime, c’è un dietro le quinte molto più ricco di quello che si può vedere sul palco, ma non enfatizzo queste situazioni per non togliere spazio all’opera e restare libero di creare senza mai avere i paraocchi».

Che consigli daresti a un artista emergente?
«Non sono la persona adatta a dare consigli, credo solo che ognuno di noi sia un essere unico capace di esprimersi per quello che è. La cosa più importante è essere liberi e autentici».

Dalle passerelle alle strade: vita e opere di aleXsandro Palombo

Katia Del Savio

Da diversi anni ha deciso di restare nell’ombra. A parte qualche rara intervista, mai in video o alla radio, aleXsandro Palombo preferisce di gran lunga lasciare la “parola” alle sue opere di arte sociale, alcune delle quali sono entrate a far parte di collezioni permanenti di autorevoli istituzioni internazionali. Dagli anni ’90 fino al 2005 Palombo è stato un importante creativo della moda internazionale, artista, illustratore e designer, collaborando con le più importanti riviste del mondo, da Vogue ad Harper’s Bazaar, fino a Marie Claire. Nel 1998 la rivista Stern lo ha paragonato a Gianni Versace per il suo senso del colore.

Di origini salentine, si è trasferito a Milano per studiare all’Istituto Marangoni alla fine degli anni ’80. Da quel momento la città meneghina lo ha adottato. Il suo percorso artistico è incentrato sulla denuncia e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti di importanti questioni sociali. Le sue opere sono ben riconoscibili grazie allo stile che trae ispirazione dalla cultura pop e per la rielaborazione dei personaggi dei cartoni animati. Sono satiriche, riflessive e irriverenti, incentrate sulle disuguaglianze, l’inclusione, la diversità e i diritti umani.

Il tema della discriminazione e della violenza nei confronti delle donne è centrale nella sua ricerca artistica. In questo senso, oltre alle opere con Marge Simpson, citiamo la serie di sette manifesti intitolati Just because I am a woman – che ritraggono donne politiche internazionali come Angela Merkel e Hillary Clinton con il volto tumefatto – apparsi prima a Milano e poi all’estero nel 2019 e che ora sono entrati a far parte del Mad (Museo Arti Decorative) del Louvre di Parigi.

Nel giugno del 2020 chi passava da corso Venezia ha potuto incrociare sui pannelli di un cantiere Who is next?: i Simpson neri in omaggio a George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia statunitense, vicenda dolorosa dalla quale è nato il movimento Black Lives Matters. L’ultima opera milanese di Palombo in ordine di tempo è Save 41 bis, legata al dibattito sul carcere duro scaturito dalla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito.

aleXsandro Palombo, la cronistoria delle sue opere

22 febbraio 2023
Save 41 bis
Piazza San Babila

Giovanni Falcone è ritratto con un pennello in mano gocciolante dopo aver dipinto la scritta che dà il titolo all’opera nei giorni in cui si accende il dibattito sul 41bis.

4 febbraio 2023
The final cut
Viale Monte Rosa

Di fronte al consolato dell’Iran Marge Simpson tiene in mano la testa tagliata ad Ali Khameinei, guida suprema del regime iraniano, dopo averla tagliata con un machete.

26 gennaio 2023
Binario 21 I Simpson deportati
Stazione Centrale

Per la Giornata della Memoria sui muri del Memoriale della Shoah i Simpson appaiono in in partenza dal Binario 21 e con i pigiami a righe dei campi di concentramento.

19 ottobre 2022
Love yourself
piazza San Babila

Angelina Jolie mostra i segni della mastectomia nella Giornata mondiale contro il tumore al seno: un messaggio per celebrare la forza e il coraggio delle donne.

11 ottobre 2022
The Cut 2
viale Monte Rosa

Dopo che il precedente murales è stato cancellato, Palombo ridisegna Marge Simpson mentre si taglia i capelli davanti al consolato iraniano. Questa volta alza il dito medio.

6 ottobre 2022
The Cut
viale Monte Rosa

Nei giorni in cui infiamma la protesta per la morte della giovane iraniana Masha Amini Marge Simpson compare davanti al consolato iraniano dopo essersi tagliata la chioma blu.

24 Marzo 2022
Remember
via Pio IV

A un mese dallo scoppio della guerra in Ucraina, Anna Frank è rappresentata con un nastro giallo-blu al collo mentre con una candela brucia un foglio con la Z, simbolo delle truppe russe.

8 marzo 2022
L’abuso
via Brera

Nella Giornata internazionale della donna Palombo rilegge Il Bacio, quadro di Francesco Hayez conservato nella vicina Pinacoteca di Brera, trasformando la scena in un atto di violenza.

3 marzo 2022
Il suicidio dello zar
vie del centro

Dopo pochi giorni dallo scoppio della guerra in Ucraina, la figura di Putin compare in varie vie del centro mentre si punta una pistola alla tempia. Le opere vengono subito rimosse.

8 marzo 2021
We can help you
via Torino e via Tommaso Grossi

Principesse Disney vittime di violenza vengono soccorse da poliziotti e carabinieri che arrestano “principi” abusanti nella la Giornata mondiale della donna.

1 Febbraio 2021
Once upon a time Lady Diana
zona Cordusio

Lady Diana è ritratta come se fosse una principessa della Disney “bulimica e ribelle”, mentre è china sul water o mentre urla che il principe azzurro non esiste.

Novembre 2019
Just because I am a woman
vie del centro

Celebri esponenti politiche internazionali con il volto tumefatto per ricordare la Giornata contro la violenza sulle donne, serie poi acquisita dal Museo delle arti decorative del Louvre.

In breve

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