L’agosto milanese svela un volto inedito della città, dove i contrasti si fanno più evidenti che mai. Le strade, solitamente affollate, si trasformano in ampi viali deserti, sottolineando le profonde disuguaglianze che segnano la città e così mentre i milanesi benestanti si concedono le vacanze, lasciando i grattacieli vuoti, un altro volto di Milano emerge dalle ombre, quello di chi non può permettersi di scappare dalla calura e dalla routine.
L’area antistante l’Opera di San Francesco per i poveri, con la sua recente ristrutturazione legata ai lavori della metropolitana M4, è diventata un simbolo di questa dualità. Mentre i lavori hanno conferito alla zona un aspetto più moderno e curato, è proprio in questo spazio rinnovato che convergono le persone più fragili della città, persone che spesso costrette dalle circostanze, cercano rifugio e assistenza presso l’Opera, un’oasi di solidarietà, uno degli ultimi presidi rimasti “col coeur in man” in un contesto cittadino sempre più difficile.
La vicinanza tra il lusso di strutture come il Château Monfort, le prestigiose case residenziali della zona dove hanno trovato sede anche importanti nomi della moda e della ristorazione e la disperazione di chi vive per strada lì danno vita ad un paradosso che colpisce e se durante l’anno è reso quasi invisibile dalla frenesia cittadina, ora le strade vuote e assolate amplificano questo contrasto, rendendo ancora più evidente la distanza che separa chi ha tutto da chi non ha nulla.
Ed ecco che Milano, la città internazionale, la città turistica che si prepara ad accogliere le Olimpiadi, in agosto, rivela la sua clamorosa dualità. Ma se ne accorge solo chi rimane in città, chi in questi giorni cammina per le strade vuote e si trova a confrontarsi con un senso di solitudine e di inquietudine mista a paura. Aumentano i controlli delle forze dell’ordine, mentre la rabbia e la disperazione di chi vive ai margini si fanno sentire con maggiore insistenza così come lo stupore dei Milanesi rimasti.
Milano, in agosto, si mostra così nella sua nudità, rivelando le contraddizioni di una società che fatica a trovare un equilibrio e in cui appaiono emergere prepotenti e quasi vincitori gli aspetti più bui tipici delle grandi città. La città che un tempo era simbolo di vitalità e solidarietà, ricca di opportunità di lavoro sembra aver perso il suo cuore. E chi governa non può dirsi fuori, puntando solo sui grandi investitori finanziari stranieri intestardendosi a non sentire ed accogliere gli accorati appelli di chi la città la ama, la vive con fatica ogni giorno, donne, uomini, anziani; dal cittadino più umile ed anonimo fino ad arrivare a Monsignor Delpni.